Le “strategie” di trattamento nella Schema Therapy

di Roberta Trincas

In riferimento al post sulla Schema Therapy (ST) precedentemente pubblicato, qui di seguito verranno descritte le principali strategie di trattamento al fine di fornire una maggiore comprensione di questo approccio terapeutico. La ST prevede una fase di assessment e una fase di trattamento che comprende sia un intervento di tipo cognitivo sia strategie focalizzate sul “cambiamento emotivo”.

La fase di “Assessment ed educazione” ha lo scopo di identificare i problemi attuali, gli schemi centrali sottostanti, le loro origini (storia di vita), le emozioni (bisogni emotivi non soddisfatti) ad essi collegate e gli stili di coping; e di educare il paziente riguardo a questi schemi. Questa fase si avvale sia dell’utilizzo di test per identificare gli Schemi [YSQ; Young et al., 2003], sia di tecniche di Imagery e di osservazione della “Relazione Terapeutica”. L’Imagery ha lo scopo di collegare le emozioni associate ad un’esperienza di vita passata con un evento attuale; l’osservazione della Relazione Terapeutica ha lo scopo di identificare gli schemi attivati durante la seduta, gli eventi scatenanti, le risposte di coping attivate, e collegare l’evento con quelli esterni alla terapia.

La fase di trattamento prevede, inizialmente, l’utilizzo di alcune “tecniche cognitive” che consistono nell’individuazione, insieme al paziente, delle prove a sostegno dello schema e delle prove alternative sane, allo scopo di sviluppare un processo di riattribuzione a tali schemi (per es. “È stato un mio sbaglio? O ci sono altre spiegazioni? Circostanze speciali? Sto ipergeneralizzando? Posso cambiare?”). Lo scopo è quello di spostare il punto di vista da un’esperienza passata ad una nuova spiegazione dell’esperienza, basata su prove derivanti dall’esperienza adulta attuale. Un’altra delle tecniche cognitive utilizzate riguarda la tecnica delle due sedie, in cui si chiede al paziente di far dialogare lo Schema con l’Adulto Sano; le risposte dell’Adulto Sano si possono basare sulle controprove alternative identificate precedentemente attraverso il processo di riattribuzione. Questa fase comprende anche l’uso di prescrizioni, chiamate flashcards, che consistono nella scrittura di un messaggio riguardante gli schemi più ricorrenti, che il paziente deve ricordare, rileggere e ripetere sia in seduta sia come homework (per es. “Ho il diritto di essere amata anche se non sono perfetta”).

La seconda fase di trattamento è quella che caratterizza la ST e che la distingue dall’approccio cognitivo comportamentale. Questa fase comprende degli esercizi emotivi (imagery, dialoghi, role playing) che hanno lo scopo di consentire l’espressione delle emozioni, della sofferenza e dei bisogni emotivi collegati con gli schemi maladattivi. Anche in questo caso si utilizza l’osservazione della Relazione Terapeutica, quindi dei comportamenti controproducenti o risposte di coping che si attivano durante la relazione terapeutica, sottolineandone le conseguenze (per es. “Probabilmente non è che tu sia una persona non amabile, piuttosto il tuo schema probabilmente ti porta a comportarti in modo tale da allontanare gli altri. Ora possiamo provare a trovare nuovi comportamenti”), allo scopo di motivare il paziente al cambiamento e alla rottura dei pattern comportamentali maladattivi.

A tal fine il terapeuta offre un modello  di “Adulto Sano” mediante l’Imagery o i role playing, per far si che il paziente faccia pratica di nuovi comportamenti; una strategia utilizzata a questo scopo è il Reparenting Limitato, attraverso cui il terapeuta cerca di soddisfare i bisogni emotivi del paziente rispettando i limiti sani della relazione terapeutica. Il Reparenting prevede, da una parte, esercizi immaginativi, la richiesta di feedback positivi e negativi sul terapeuta, le “autoaperture” da parte del terapeuta; dall’altra parte riguarda l’atteggiamento che il terapeuta dovrebbe assumere (per es. essere onesto, diretto, genuino, trasmettere calore e cura, empatizzare e validare i sentimenti del paziente, chiedersi “Cosa farebbe un adulto sano per un bambino o un amico?”). Quest’ultima parte, in realtà, riguarda alcune caratteristiche della ST che non si riferiscono a tecniche specifiche nè ad un protocollo di intervento, ma ad un atteggiamento e approccio al trattamento che sembra essere guidato esclusivamente dal “buon senso”.

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