In considerazione di quanto esposto nella prima parte rispetto agli aspetti socio-linguistici della sordità, nonché all’impatto che l’etnia, la cultura e caratteristiche quali l’orientamento sessuale hanno sulla reattività al trattamento, viene fortemente raccomandato l’impiego della Culturally Affirmative Psycotherapy (Leigh, 1999). Il punto centrale di questa psicoterapia è proprio quello di comprendere e rispettare le differenze piuttosto che sradicarle. Nel lavoro psicoterapico con le persone sorde, essa richiede auto-consapevolezza da parte dello psicoterapeuta, familiarità con la comunità sorda e la sua cultura e conoscenza degli interventi terapeutici culturalmente sintonici. La definizione culturally affirmative psycotherapy è stata preceduta in letteratura dai concetti di terapia cross-culturale e psicoterapia multiculturale. Per molti aspetti i significati sono simili e si riferiscono in particolare alle differenze tra paziente e psicoterapeuta da un punto di vista socioculturale. La culturally affermative psycotherapy utilizza strumenti rilevanti da un punto di vista culturale e consiste in un insieme di principi e strategie che possono essere utilizzati all’interno della psicoterapia cognitiva. Gli psicoterapeuti che utilizzano tale approccio si adoperano per estendere la rilevanza e l’utilità della psicoterapia con pazienti appartenenti a diversi gruppi culturali; riflettono sulla struttura sociale, sulla cultura, sul potere e sull’oppressione; bilanciano considerazioni cliniche e culturali; intervengono con modalità rilevanti e sensibili nei confronti del paziente, e mirano all’empowerment dell’individuo e della comunità alla quale appartiene.
La culturally affermative psycotherapy è anche un set di attitudini. Gli psicoterapeuti che condividono tale approccio, infatti, valutano le differenze culturali come un’espressione positiva della diversità umana e vedono una connessione tra empowerment, affermazione della cultura e benessere psicologico dei membri della comunità. La maggior parte di tali psicoterapeuti lavorano implicitamente o esplicitamente con i valori dell’equità umana, della libertà individuale e del rispetto. Essi diffondono questi valori non solo perché vi credono personalmente, ma perché li ritengono psicologicamente positivi.
La culturally affermative psycotherapy può essere scomposta in tre dimensioni: auto-consapevolezza, conoscenza e competenza. Le stesse sono state utilizzate per descrivere il profilo dello psicoterapeuta culturalmente competente. In primis, un terapeuta competente è in costante processo di acquisizione di consapevolezza circa le sue personali credenze nei confronti del comportamento umano, i suoi valori, bias, nozioni preconcette e limiti personali. Egli è consapevole della sua personale visione del mondo, di come essa sia il prodotto di condizionamenti culturali e possa emergere nella psicoterapia con le persone sorde. Prevenire l’etnocentrismo è un punto chiave nella realizzazione di una efficace terapia culturalmente orientata. In secondo luogo, una caratteristica importante per uno psicoterapeuta culturalmente preparato è quella di attivarsi per comprendere la visione del mondo del paziente senza giudicarlo, ma anzi, rispettandolo e apprezzandone la diversità culturale. La terza preziosa caratteristica è la ricerca costante di pratiche appropriate, e di strategie di intervento rilevanti e sensibili al fine di lavorare con competenza con pazienti che possiedono diversi background culturali. Studi sull’efficacia degli approcci psicoterapeutici dimostrano che, quando lo psicoterapeuta utilizza modalità e stabilisce obiettivi in linea con le esperienze di vita e i valori culturali del cliente, l’efficacia dell’intervento migliora.
Obiettivo della culturally affermative psycotherapy è, quindi, quello di promuovere la visione di una psicoterapia che non solo tenga in considerazione la situazione di oppressione di una popolazione culturalmente caratterizzata, ma che si ponga anche come forza proattiva per raggiungere un progressivo cambiamento sociale. Il cambiamento rispetto al passato è quello di basare la psicoterapia sulla nozione di empowerment individuale e collettivo per far sì che il cambiamento del paziente sordo apporti beneficio all’intera comunità a cui appartiene.
Bibliografia
DeVinney, J. (2003). Prologue: My story. In N. Glickman, & S. Gulati (Eds.), Mental health care of deaf people: A culturally affirmative approach (pp. xxi–xxxvi). Mahwah, NJ: Lawrence Erlbaum.
Glickman, N. (2003). Culturally affirmative inpatient treatment with psychologically unsophisticated deaf people. In N. Glickman, & S. Gulati (Eds.), Mental health care of deaf people: A culturally affirmative approach (pp. 145–202). Mahwah, NJ: Lawrence Erlbaum.
Glickman, N. e Harvey, M. (1996). Culturally affirmative psychotherapy with Deaf persons (pp. 115-153). Mahwah, NJ: Lawrence Erlbaum Associates.
Leigh, I.W. (1999). Psychotherapy with deaf clients from diverse groups. Washington, DC: Gallaudet University Press.