Le scimmie utilizzano la distrazione per controllare l’impulsività. Qualche anno fa, Theodor A. Evans e Michael J. Beran (2007) lo hanno dimostrato con un paradigma sperimentale già utilizzato negli anni settanta con i bambini (Mischel, et al., 1972; Miller et al., 1976; Toner et al., 1977). L’esperimento è stato condotto con 4 soggetti, impegnati in un compito di accumulo di caramelle. In una delle due condizioni sperimentali e diversamente dall’altra, le caramelle erano disponibili in ogni momento e venivano progressivamente accumulate in un contenitore adiacente all’animale. Tuttavia, l’accesso alle caramelle ne bloccava la somministrazione. In questo modo, lo scimpanzé aveva un controllo completo sul tempo d’attesa prima di poterle consumare ed imparava che ad un’attesa più lunga avrebbe corrisposto una ricompensa più grande. Nella prima condizione sperimentale, agli animali veniva altresì offerta la possibilità di maneggiare giocattoli, contrariamente a quanto succedeva nella seconda.
Ebbene, gli scimpanzé ottenevano un numero maggiore di caramelle nella condizione in cui potevano giocare. In più, quando le caramelle erano accessibili, essi impegnavano un tempo maggiore nella manipolazione dei giocattoli, rispetto a quando non avevano alcun distrattore. In altre parole, più manipolavano (distraendosi), maggiore il numero di caramelle guadagnato.
Una delle cose più interessanti è che le scimmie s’impegnavano attivamente nella manipolazione dei giocattoli e non passivamente, distraendo intenzionalmente la propria attenzione dal contenitore in cui si accumulavano le caramelle.
Infine, significativa la relazione diretta tra l’abilità a rimandare la gratificazione e la percentuale di self-distraction utilizzata.
Distrarsi paga. E questo forse è vero anche per alcuni bambini con iperattività. Quali conclusioni possiamo trarre? Intanto, penso alle fasi d’esordio. Cioè, a quando alcuni bambini passano da una condizione di scarsa ad una condizione di moderata e poi intensa distraibilità. Quali contesti favoriscono il ricorso alla distrazione come strumento di coping dell’impulsività? Quali gli ambienti in cui la mente dei bambini valuta necessario, oltre che utile indulgere in attività distraenti? Quando controllarsi distraendosi mi fa guadagnare un mucchietto di caramelle mou. E per i bambini, scusate se è poco.
Bibliografia
Miller, D. T. & Karniol, R. (1976). The role of rewards in externally and self-imposed delay of gratification. J. Pers. Soc. Psychol. 34, 310–316
Mischel, W., Ebbesen, E. B. & Zeiss, A. R. (1972). Cognitive and attentional mechanisms in delay of gratification. J. Pers. Soc. Psychol. 21, 204–218.
Theodore A Evans and Michael J Beran (2007). Chimpanzees use self-distraction to cope with impulsivity. Biol. Lett. 3, 599-602
Toner, I. J. & Smith, R. A. (1977). Age and overt verbalization in delay-maintenance behavior in children. J. Exp. Child Psychol. 24, 123–128.