Informare chi informa…

di Antonella D’Innocenzo

Lo scorso 6 febbraio, presso l’Istituto di Scienze e Tecnologie del CNR di Roma, si è tenuto il Convegno “Cibo, corpo e Psiche”, i disturbi dell’alimentazione, organizzato dalla Scuola di Psicoterapia Cognitiva, APC e SPC, e da Scienza in Rete, con la collaborazione dell’ISTC-CNR e il patrocinio della sezione regionale Lazio della Società Italiana di terapia Comportamentale e Cognitiva. Obiettivo del corso è stato quello di presentare e divulgare una corretta ed efficace informazione scientifica sulla definizione e il trattamento dei Disturbi Alimentari, definiti “emergenti” dai media. I destinatari dell’evento sono giornalisti scientifici e studenti del Master in giornalismo scientifico.

La mattina si apre con l’introduzione di Cristiano Castelfranchi (ISTC-CNR) che fa chiarezza sulla definizione di Cognitivismo. L’accento è posto sull’importanza di considerare i meccanismi psicologici che sono alla base della condotta umana. In modo semplice ed efficace porta all’attenzione dei presenti i concetti di scopi, credenze e sistemi rappresentazionali che ci permettono di spiegare come il soggetto ragiona, sceglie, agisce. Per comprendere i processi che determinano certi comportamenti sia normali che patologici e per un intervento quindi efficace su di essi, la scienza non può prescindere dal considerare questi aspetti psicologici riducendo la spiegazione all’analisi biologica e neurologica del cervello. Solo attraverso una loro integrazione è possibile “spiegare”, cioè chiarire, quali sono e come funzionano i meccanismi sottostanti un certo fenomeno e che lo producono.

Prosegue Francesco Mancini (APC-SPC Roma) che illustra quale sia l’importanza di diffondere un’informazione ricca, completa e adeguata data la percentuale consistente di popolazione che soffre di disturbi psicopatologici. Il contributo che l’approccio psicoterapeutico può offrire alla cura dei disturbi mentali non dovrebbe essere sottovalutato dai mezzi di comunicazione come accaduto fin ora. Negli ultimi anni la crescita di questo contributo è da attribuire allo sviluppo della ricerca scientifica in psicoterapia, alla disponibilità di numerosi strumenti d’intervento e, per quello che riguarda la situazione italiana, all’istituzione delle scuole di Psicoterapia riconosciute dal Governo, le quali consentono di migliorare la qualità dei trattamenti e di aumentare l’offerta dei servizi per il cittadino e la loro fruibilità.

Vengono inoltre illustrati gli scopi della ricerca scientifica in psicoterapia, che vanno essenzialmente in tre direzioni: una ricerca di esito (Quale trattamento è efficace per quale disturbo?); una ricerca indirizzata alla comprensione dei meccanismi che sottendono le patologie (Come funziona la mente di un paziente che rischia di morire perché vuole essere magra e perché rinuncia al cibo?, cos’è che lo porta a compiere azioni disfunzionali?); infine, una ricerca che mira a comprendere cosa c’è nella psicoterapia che cura, perché funziona (Quali sono i meccanismi che entrano in gioco?)

Riccardo dalle Grave (Villa Garda, Verona) ribadisce la necessità di “dare informazione a chi deve dare informazione” e si addentra nella presentazione degli studi di efficacia e delle problematiche connesse alla definizione psicopatologica dei DCA. Espone i motivi dello sviluppo della CBT-E (enanched) e le sue caratteristiche. Sviluppata per far fronte ai limiti della CBT-BN la CBT-E adotta procedure e strategie per affrontare la psicopatologia non solo della Bulimia nervosa, ma anche dell’Anoressia nervosa e dei DA-NAS. Dettagliata la presentazione del trattamento originario, sviluppato per i pazienti in un setting ambulatoriale, e quella degli adattamenti sviluppati da lui e il suo gruppo di ricerca per gli adolescenti e per i setting più intensivi di cura. I dati da uno studio randomizzato e controllato indicano che la CBT-E è efficace sia per la BN sia per i DA-NAS non sottopeso. I risultati di studi eseguiti in Italia e in Inghilterra mostrano che la CBT-E è promettente anche per il trattamento dell’AN e dei pazienti ospedalizzati. Sfide future saranno quelle di: identificare i meccanismi di azione del trattamento, quali quelli attivi e quali i superflui; migliorare il tasso di risposta dei pazienti; disseminare il trattamento tra i clinici per promuoverne l’utilizzo e l’utilizzo efficace.

E’ la volta di Giuseppe Romano (APC-SPC, Roma) che interviene sui disturbi alimentari in età evolutiva. Dettagliatamente esposte le caratteristiche dei disturbi specifici della prima infanzia. L’attenzione è diretta in modo particolare ad evidenziare il rischio di eccesso di psichiatrizzazione di queste problematiche. Nella maggior parte dei casi esse evolvono favorevolmente in modo spontaneo; ciò permette di distinguerle dalle sindromi (in particolare anoressia e bulimia) di cui si può cominciare a parlare soltanto a partire dagli 8 anni di età (circa) e per cui è indicato uno specifico trattamento Cognitivo Comportamentale, illustrato nella seconda parte della presentazione.

Vengono esplicitati al pubblico i nuclei fondamentali della psicopatologia, i principali fattori di rischio e la definizione delle caratteristiche psicologiche presenti nelle relazioni genitori-figli con disturbi alimentari.

Conclude l’incontro Francesca Serrani (Spc, Ancona) con una presentazione che ha lo scopo di mostrare come la psicoterapia concettualizza un caso clinico. E’ il caso di una giovane donna, gravemente sovrappeso, con un disturbo borderline di personalità. Vengono discussi i sintomi, la diagnosi descrittiva ma soprattutto il funzionamento mentale della paziente in termini di credenze e scopi, le funzioni a cui la sintomatologia assolve e in che modo i problemi vengono mantenuti, per poi passare alla spiegazione dell’intervento e ai risultati ottenuti. La discussione chiara e semplice di un complesso caso conquista l’attenzione e alimenta l’interesse del pubblico nei confronti dei temi trattati

Le domande di approfondimento e chiarificazione poste dai giornalisti presenti ai relatori testimoniamo questo risultato.

Pietro Greco (giornalista scientifico, direttore della Scuola di Giornalismo Scientifico, direttore di Scienza in Rete) ringrazia per l’organizzazione della giornata, per le conoscenze che sono state elargite e si mostra entusiasta dell’inizio di una nuova possibilità: divulgare efficacemente l’informazione scientifica proveniente dalla ricerca e dalla clinica psicologica, e ha già in mente altri passi da compiere per andare in questa direzione.

Ci auguriamo che questo possa essere finalmente realizzabile.

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