“Flipped classroom” la nuova frontiera dell’insegnamento?

di Stella Totino

Lo scorso settembre, al congresso biennale di San Marino “Imparare questo è il problema” , l’intervento di Claudio Marchesano, docente di matematica presso l’”IIS Federico Caffè” di Roma, dal titolo “Matematic…A rovescio” mi ha fatto conoscere un nuovo modo di insegnare ai ragazzi del 2014. Da qui ho iniziato a documentarmi sulla “Flipped Classroom” leggendo le esperienze di diversi docenti che l’hanno sperimentata con i loro alunni, leggendo il libro “La classe capovolta” di M. Maglioni e F.Biscaro e seguendo il gruppo Facebook “La classe capovolta” . Occupandomi di Disturbi Specifici di Apprendimento e di Bisogni Educativi Speciali, spesso mi scontro con realtà scolastiche poco inclusive, dove i diversi modi di apprendere, per molti docenti, sono un problema per lo svolgimento della didattica, e la “Flipped Classroom” mi è da subito sembrata una “carta” vincente per quel cambiamento che potrebbe riportare la scuola Italiana ad alti livelli in Europa prima e nel mondo poi.

Ad un anno dalla fondazione dell’associazione “Flipnet Onlus”, lo scorso 13 febbraio a Roma si è tenuto il primo convegno nazionale “Flipped Classroom – Didattica capovolta” al quale hanno avuto la possibilità di partecipare 180 persone provenienti da tutt’Italia. Obiettivo comune era quello di conoscere “buone” pratiche, esperienze di chi già si è impegnato ad utilizzare la “didattica capovolta” e di confrontarsi con altri colleghi per creare dei materiali utili alla didattica. Durante quest’anno 600 docenti sono stati formati e 120 hanno cambiato il loro modo di insegnare.

Il congresso si è aperto con Tullio de Mauro, linguista ed ex ministro dell’istruzione, che ha affermato che la scuola italiana non necessita di una riforma radicale, ma semplicemente ha bisogno di prendere atto delle buone pratiche, tipiche della scuola dell’infanzia e della scuola primaria, e di estenderle alla scuola secondaria. Tra queste buone pratiche c’è l’inclusività e la didattica laboratoriale ed esperienziale. “La Flipped Classroom” , secondo lo stesso, apre la strada a una didattica inclusiva, in cui gli studenti stiano in classe, non per assistere passivi alla lezione, ma per studiare insieme ed essere seguiti individualmente.

Cos’è la “Didattica capovolta”? Tale metodologia vede l’insegnante come una guida a fianco dello studente e la didattica frontale lascia spazio ad un apprendimento responsabile; l’allievo ha il compito di informarsi a casa, attraverso diverse risorse (video, articoli, libri etc) mentre a scuola con l’insegnante ci si confronta, ci si esercita e si consolida l’apprendimento. Ad ognuno di noi durante la sua carriera scolastica è capitato di avere tutto chiaro durante la spiegazione e di trovarsi poi a casa con mille dubbi di fronte al compito da svolgere. Con un docente che pratica la “Didattica capovolta” tutto ciò non si verifica, perché il tempo che solitamente viene dedicato alla spiegazione, viene utilizzato proprio per chiarire dubbi e interiorizzare i contenuti. Gli allievi, spesso cooperano lavorando in gruppo per raggiungere un obiettivo comune. Il docente, non si serve delle classiche interrogazioni per verificare l’apprendimento dei suoi alunni, ma tutti i giorni ha modo di seguirli e capire quindi quanto è stato appreso. È una valutazione quotidiana, non più circoscritta ad una verifica.

Molti sostengono, che la scuola italiana, non è pronta a tale cambiamento, in quanto non ci sono fondi per le nuove tecnologie ma il docente di chimica, dell’Istituto Professionale Alberghiero “Domizia Lucilla” di Roma, Maurizio Maglione, con la sua esperienza, ha evidenziato che prima il ribaltamento deve essere culturale e poi tecnologico. Infatti, in una scuola in cui non ci sono computer e/o tablet per tutti gli alunni, il cambiamento è possibile, poiché oggi, tutti i ragazzi hanno uno smartphone che gli consente di usufruire delle risorse presenti sulla rete. Maglione, ha riportato che, nella sua esperienza, dopo qualche mese i ragazzi hanno acquisito la voglia e la capacità di apprendere attraverso la cooperazione.

Da diversi interventi emerge la necessità di dare più spazio all’acquisizione di competenze e alla creatività, per rispondere alle richieste di un mondo complesso, come lo definisce Molina, in cui la crisi e i rapidissimi cambiamenti in ambito scientifico e tecnologico stanno cambiando anche il concetto di realtà.

Molte sono le esperienze pratiche positive che sono state presentate dai relatori e dai docenti che hanno partecipato al convegno. In un ottica di condivisione e cooperazione gli organizzatori hanno inserito materiali e video del congresso al seguente link: http://flipnet.it/convegno/

Una risposta a ““Flipped classroom” la nuova frontiera dell’insegnamento?”

  1. In un mondo in continua progressione è, condivido, importante che, coloro che hanno il compito di istruire e crescere giovani menti, siano in grado di fornire un esempio di evoluzione. Le tradizioni sono importanti risiedono nei valori che si portano dentro, ma utilizzare la ‘nuova tecnologia’ significa avere la capacità di adattarsi alla realtà, esattamente come al pari dei cambiamenti ambientali e/o climatici con Darwin. Pienamente d’accordo al Flipped Class, vista come un modo per unire e avvicinare i rapporti docente-alunno, non per dividere, come può esser pensato! Bell’articolo!

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