Tra le caratteristiche diagnostiche del Disturbo dello Spettro Autistico si evidenziano una scarsa capacità nel ricercare una piacevole e spontanea condivisione di emozioni sia positive che negative, la condivisione degli interessi con altre persone ed una difficoltà nell’interagire con reciprocità emotiva. Già Kanner (1943) enfatizzò la presenza di difficoltà emotive, descrivendo questi pazienti come indifferenti e non interessati all’altro, egocentrici, emotivamente freddi, distanti e ritirati. Tutte caratteristiche, che negli anni seguenti, sono stati inclusi in un più ampio e centrale nucleo, quello sociale. L’interesse, particolarmente rivolto al riconoscimento facciale, ha dato vita a numerose ricerche, alcune recenti.
La ricerca che ha stimolato il mio interesse e che descrivo in questo post, è quella di Tell et al. (2014), in cui è stata indagata la direzione dello sguardo e gli effetti dell’intensità dell’espressione emotiva come componenti nel riconoscimento dell’emozione sia in bambini con Diagnosi di Autismo che in quelli con uno sviluppo tipico. Tra gli aspetti che caratterizzato la capacità di riconoscere e comprendere le emozioni, ci sono lo sguardo e la sua direzione, l’espressione facciale, che suggeriscono il motivo e la base del deficit preso in esame in questo articolo e la conseguente difficoltà nell’interazione sociale per i bambini con Autismo. La capacità di percepire nonché comprendere un’emozione, potrebbe migliorare nel momento in cui la condivisione avvenga attraverso una combinazione tra direzione dello sguardo e l’intento di comunicare la propria espressione emotiva. Da queste ipotesi chiamate dai ricercatori “Shared signal hypotesis” si è sviluppata l’idea secondo cui emozioni come la felicità e la rabbia siano maggiormente identificabili quando si orienta lo sguardo in maniera più diretta e dunque più rapidamente “intercettata” dall’altro, che sia un bambino o adulto con Diagnosi di Autismo o un bambino con uno sviluppo neuro-tipico.
Diversamente accade con le emozioni di tristezza e paura, più rapidamente identificate da adulti neuro-tipici rispetto a quelli con Autismo. Inoltre si evidenzia che, adulti con sviluppo tipico, che osservano espressioni facciali di rabbia con lo sguardo diretto, vengono considerate come “più arrabbiati”. Per bambini o adulti con Diagnosi di Autismo è più difficile, invece, “cogliere” l’emozione, se non vi è uno sguardo diretto, rispetto a coloro che presentano uno sviluppo neuro-tipico. Sono stati considerati altri aspetti che possano determinare o meno un riconoscimento adeguato delle emozioni da parte dei bambini con Autismo (Akechi et al, 2009): potrebbero, infatti, non integrare spontaneamente la direzione dello sguardo con l’intento comunicativo, in particolare nella connessione con l’espressione emotiva o all’interno di specifici contesti sociali. Dagli studi effettuati, emerge che una differenza significativa, nel riconoscimento delle emozioni, tra bambini con Autismo e bambini con uno sviluppo tipico, sia dovuta dal livello di intensità con cui vengono presentate: è più facile riconoscere le emozioni se rappresentate con un’intensità maggiore o più marcate rispetto a quelle rappresentate con minor intensità. Tuttavia i bambini con sviluppo tipico riescono con più facilità nel compito di riconoscimento delle emozioni al variare dell’intensità, anche se sono più accurati a un’intensità maggiore (per esempio 50%) rispetto ad una inferiore (25%).
Wallace e colleghi, dalle loro ricerche dimostrano che adolescenti con Disturbo dello Spettro Autistico hanno bisogno di un’espressione facciale delle emozioni più intensa affinché possano riconoscere in maniera più accurata le emozioni proposte. La ricerca di Tell et al, ha proprio lo scopo di esaminare gli effetti della direzione dello sguardo e dell’intensità dell’espressione emotiva nella capacità di riconoscimento dell’emozione mettendo a confronto due gruppi di bambini (22 per ogni gruppo) con Diagnosi di Autismo e bambini con sviluppo tipico, con un’età tra gli 8 e i 12 anni. Ai gruppi di bambini, messi a confronto, sono state mostrate delle foto che raffigurano volti con l’espressione delle emozioni di felicità, rabbia, tristezza e paura, includendo anche una con un’espressione neutrale. Tutte le espressioni emotive, sono state create al pc, con lo sguardo diretto o distolto dal 50% al 100% di livello di intensità. Il test a cui sono stati sottoposti i soggetti della ricerca è stato effettuato individualmente in una classe, silenziosa e l’esperimento consisteva in una sessione di 20 minuti. Sono state mostrate delle foto (volti di attori, 6 maschi e 6 femmine), per ogni emozione l’intensità dell’espressione variava da 0% neutrale, al 50% e 100%), suddivise in due tipi di “volto stimolo”, con lo sguardo diretto e con lo sguardo distolto (sguardo verso destra o sinistra), per un totale di 12 foto per ogni emozione, inclusa quella neutrale. Dai dati emersi bambini con Diagnosi di Autismo e bambini con sviluppo tipico non differiscono tra loro nell’abilità di riconoscere correttamente l’espressione delle emozioni di felicità e rabbia, raffigurate con un’intensità del 100% e del 50% con lo sguardo diretto o con lo sguardo distolto. Di contro, è emerso il dato significativo che, i bambini con Autismo hanno una minor capacità di riconoscere, rispetto ai bambini con sviluppo tipico, l’emozione di paura per ogni livello di intensità (50% e 100%) e con sguardo diretto o distolto. Anche per l’emozione di tristezza, è emersa una maggior abilità, nei bambini con sviluppo tipico rispetto a quelli con Autismo, nel riconoscimento della stessa, se proposta con un’immagine con intensità al 100% e con sguardo diretto. Per i volti neutrali, è emersa una maggior tendenza dei bambini con Autismo ad etichettarli con un’emozione negativa.
I dati di questa ricerca ci lasciano con il quesito sul motivo per cui alcune tipi di emozioni, come la felicità e la rabbia, vengano captate e riconosciute maggiormente dai bambini con Autismo rispetto a quelle di tristezza o paura, nonostante siano state proposte variando livello di intensità e con differente direzione dello sguardo. E’ stata ipotizzata, una differente attività neuronale, ossia una minor attivazione della parte sinistra dell’amigdala e della corteccia orbitofrontale sinistra del cervello negli adulti con DSA rispetto a quelli neuro-tipici. Una differenza nel riconoscimento della paura, sta nel fatto che quest’emozione venga comunicata principalmente con gli occhi e ciò potrebbe essere legato alla minor attenzione che gli individui con Autismo prestano a questa regione del volto.
Ciò che ci suggerisce questa ricerca, è che gli adulti che fanno parte della vita dei bambini con Autismo o comunque ogni figura professionale coinvolta nel trattamento degli stessi, debbano lavorare in modo più incisivo ed importante, anche tramite la costruzione di storie sociali, sull’apprendimento delle emozioni negative di paura e tristezza. Considerando che sia la direzione dello sguardo che l’intensità dell’emozione che viene espressa modula la percezione dell’emozione in tutti i bambini, si potrebbe intensificare un trattamento precoce sulle emozioni nei vari contesti sociali (scuola, casa ecc.), anche tramite immagini come quelle utilizzate nella ricerca, costituendo una base per poi lavorare allo stesso tempo sulla comunicazione tra pari, adulti significativi e terapisti permettendo di enfatizzare in vivo con più facilità l’emozione e soprattutto favorendo l’attenzione dei bambini con Autismo sul proprio sguardo.
Riferimenti Bibliografici
TELL, D., DAVIDSON, D. AND CAMRAS, L.A., Recognition of Emotion from Facial Expressions with Direct or Averted Eye Gaze and Varying Expression Intensities in Children with Autism Disorder and Typically Developing Children, Hindawi Publishing Corporation Autism Reasearch and Treatment, Vol 2014, Article ID 816137, p.11.