di Giordana Ercolani
Venerdì 25 settembre, presso la sede di Grosseto della SPC Scuola di Psicoterapia Cognitiva, si è svolto un simposio dal titolo “Il Disturbo da Accumulo: diagnosi e psicoterapia cognitivo comportamentale”. Il disturbo da accumulo fino al 2013, anno di pubblicazione del DSM-5, era inserito tra i criteri diagnostici del disturbo Ossessivo Compulsivo di Personalità (DOCP) e, nei casi più gravi, poteva essere inquadrato come sottotipo del Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) in Asse I.
L’evento si è aperto con un’introduzione a cura del Dr. Andrea Gragnani, responsabile della sede toscana della Scuola di Psicoterapia Cognitiva, e didatta di alcuni relatori, nonché autori, della prima pubblicazione italiana sul Disturbo di Accumulo (DA) da quando è stato inserito nel DSM-5 come disturbo mentale con una sua propria specificità .
A seguire l’intervento della Dr.ssa Claudia Perdighe, curatrice e coautrice del volume, che con una chiara e lineare esposizione, inizialmente propone un excursus sulla storia del disturbo, alternandolo con l’interessante narrazione del profilo di “bizzarri” accumulatori (hoarders) più o meno aderenti allo stereotipo che li vede come individui ai margini e privi di mezzi, ed infine delinea le caratteristiche salienti del disturbo. In particolare, Claudia Perdighe guida la platea alla scoperta delle motivazioni che spingono ad accumulare, ragioni che possiamo sforzarci di comprendere poiché, quasi certamente, almeno una volta nella nostra vita ci hanno mosso ad accaparrarci o a trattenere qualche oggetto: investire l’oggetto di una qualche qualità psicologica per cui diventa unico e carico di significato, e dunque indispensabile.
Durante la presentazione la curatrice del volume ha anche riportato alcune vignette cliniche, raccontando la propria esperienza da psicoterapeuta che si recava, come previsto dai protocolli, presso le abitazioni dei propri pazienti, e trovava scenari molto significativi: “montagne” di oggetti impilati, passaggi strettissimi in mezzo al caos e, nella maggior parte dei casi, disordine che sembra essere dovuto ad una estrema difficoltà ad organizzare e categorizzare gli oggetti poiché, avendo una specifica qualità che non può essere generalizzata, non possono essere ordinati in una categoria più ampia.
Inoltre, alla difficoltà di riordinare si associa quella legata al separarsi da questi oggetti che vengono accaparrati, o trattenuti, dagli hoarder sulla base di motivazioni legate anche alla possibilità del riutilizzo e/o alla necessità di tenerli per non perdere ricordi o “tracce di se stessi”. Perdighe conclude la propria presentazione facendo riferimento alle motivazioni che spingono i bambini/adolescenti a raccogliere e conservare gli oggetti. In età evolutiva l’accumulo sembra essere legato più all’altruismo, alla pena, all’empatia, ad una probabile identificazione con gli oggetti… “prendo io questa bambola, più brutta, che non vuole nessuno…poverina”.
Il Dr. Gabriele Melli, Psicologo e Psicoterapeuta dell’Istituto di Psicologia e Psicoterapia Comportamentale e Cognitiva, concentra il suo intervento sull’epidemiologia e sulle modalità e sulle procedure di assessment. Riferisce come la classificazione e la diagnosi del DA si siano evoluti nel corso degli ultimi anni, approfondendo la diagnosi differenziale con il Disturbo Ossessivo Compulsivo nel quale l’accumulo è solo un sintomo in grado di svolgere diverse funzioni e tra queste, contenere un disagio, impedire il verificarsi di un danno immaginato, alleviare la sensazione di incompletezza (NJRE). Melli illustra come difronte a comportamenti accumulatori sia importante eseguire una diagnosi differenziale che tenga conto delle possibili situazioni cliniche che potrebbero essere implicate: l’eventuale presenza di DOC, la depressione, l’ansia sociale, traumi pregressi, i disturbi di personalità. La relazione di Melli si conclude con qualche dato epidemiologico: la prevalenza sembra essere più alta nel genere femminile (anche se su questo dato ci sono ricerche contrastanti) e l’incidenza più alta che nel DOC; infine, il relatore evidenzia che l’esordio in età giovanile è spesso correlato ad una ingravescenza del disturbo e ad una diagnosi tardiva.
Il Dott. Dario Pappalardo (coautore del volume ed ex allievo della SPC) illustra, nel corso del suo intervento, il profilo interno del DA nonché le cause del disturbo, ponendo al pubblico alcune domande: perché si accumula? perché così tanto? E perché è così difficile esimersi dal trattenere oggetti che man mano prendono il sopravvento all’interno della propria casa, o peggio della propria vita, fino a renderla invivibile? A seguire la presentazione del Dott. Niccolò Varrucciu (coautore del volume ed ex allievo della SPC) sull’importanza di utilizzare un trattamento combinato di esposizione con prevenzione della risposta (ERP) con altre tecniche cognitivo-comportamentali. Il relatore evidenzia come sia possibile permettere a chi soffre di DA di riappropriarsi dei propri spazi imparando innanzi tutto a riconoscere credenze e comportamenti patologici ed assumerne un distanziamento critico al fine, ovviamente, di procedere alla modifica.
Nell’ultimo intervento della giornata, la Dr.ssa Chiara (coautrice del volume ed ex allieva della SPC) Lignola ha dedicato interamente la propria esposizione ad una particolare forma di accumulo, quello degli animali; una forma di accumulo, descritto dalla relatrice, “al limite tra amore e patologia” perché ancora di più che negli altri casi avviene che “l’ oggetto” che si tende ad accaparrarsi e trattenere è in grado di legarsi affettivamente alla persona che lo accudisce. Interessanti le riflessioni proposte sulle credenze “patologiche” degli accumulatori di animali: essere la “sola persona” a poter amare animali, la sola in grado di accudirli, la sola a salvarli, la sola capace di comunicare con loro.
La giornata si è conclusa con uno spazio dedicato alle domande ai relatori e agli interventi da parte del pubblico. La tematica, che sta riscuotendo parecchia attenzione anche dai parte dei “media”, ha permesso di animare un ricco dibattito con spunti e quesiti interessanti posti ai relatori che, facendo riferimento alla propria specialità, hanno risposto sottolineando come la ricerca scientifica al riguardo è in pieno fermento e sono ancora molti i limiti nella definizione di interventi solidi ed efficaci.
Riferimenti bibliografici
Perdighe C., Mancini F. (a cura di) (2015), Il disturbo da accumulo. Milano, Raffaello Cortina.