di Annalisa Bello, Rocco Luca Cimmino e Simone Migliore
Uno studio pubblicato dalla prestigiosa rivista Lancet (Forouzanfar MH., et al. “Global, regional, and national comparative risk assessment of 79 behavioural, environmental and occupational, and metabolic risks or clusters of risks in 188 countries, 1990–2013: a systematic analysis for the Global Burden of Disease Study 2013.” The Lancet, 2015) afferma che l’aspettativa di vita è cresciuta dal 1990 mediamente in tutto il mondo, e non solo nei paesi industrializzati, di circa sei anni (6,6 per le donne e 5,8 per gli uomini).
Cambiano le cause principali della mortalità: si riducono i tassi di mortalità per malattie cardiovascolari e malattie infettive, aumentano i decessi per patologie sempre più diffuse quali Alzheimer e diabete. Se il trend analizzato dallo studio a cui si è assistito negli ultimi 23 anni continuerà, entro il 2030 l’aspettativa di vita globale femminile salirà a 85,3 anni e quella maschile a 78,1.
L’impatto dell’aumento dell’aspettativa di vita sui paesi dell’Unione Europea è una sfida di non facile risoluzione. La prevenzione delle fragilità correlate all’età, come ad esempio il declino cognitivo, è un punto chiave per contenere e ridurre il carico finanziario, sociale e psicologico. Diventa, pertanto, indispensabile valutare preventivamente il funzionamento cognitivo così da poter caratterizzare i possibili deficit neuropsicologici associati ai disturbi neurodegenerativi età-correlati (ad es. demenza di Alzheimer).
Valutare accuratamente e con tempestività l’esordio delle problematiche cognitive diventa cruciale al fine di impostare tempestivamente un programma di riabilitazione cognitiva e di trattamento farmacologico che rallenti il più possibile il decorso della sintomatologia ed allo stesso tempo mantenga più a lungo possibile un’elevata qualità di vita, con conseguenti ricadute positive sul sistema sanitario, sociale e familiare.
Le batterie di valutazione neuropsicologica attualmente utilizzate hanno un’elevata capacità diagnostica discriminativa, al punto tale da essere essenziali non solo per riuscire a fare diagnosi nelle fasi precliniche di malattia, ma anche per differenziare e diagnosticare i differenti sottotipi di demenza.
La ricerca neuropsicologica ha permesso di avere a disposizione numerosi dati circa gli specifici deficit cognitivi caratterizzanti le fasi iniziali di demenza di Alzheimer ed ha fornito, allo stesso tempo, importanti informazioni circa la specificità dei cambiamenti neuropsicologici tipici delle altre forme di demenza (ad es: demenza a corpi di Levy, demenza fronto-temporale).
In conclusione, un’accurata valutazione neuropsicologica consentirebbe:
- l’effettuazione di una diagnosi tempestiva e specifica;
- l’impostazione di specifici protocolli di riabilitazione cognitiva per potenziare le performance neuropsicologiche del paziente, sfruttando la sua non completa compromissione dei circuiti neuronali;
- la valutazione della progressione del quadro clinico;
- l’attuazione tempestiva da parte del paziente e della famiglia di misure necessarie per risolvere i problemi connessi con la progressione della malattia.
Considerati i vantaggi di una diagnosi precoce, una demenza andrà tempestivamente sospettata in soggetti anziani che presentino un’iniziale declino delle funzioni cognitive. In questi soggetti, infatti, tra i quali la prevalenza della demenza è più alta che in soggetti asintomatici, l’utilizzo degli strumenti di screening neuropsicologico presenta un più alto valore predittivo positivo e un minore rischio di falsi positivi.
I sintomi che frequentemente caratterizzano una demenza all’esordio e che impongono di avviare un’indagine sulla possibile presenza di una demenza con l’utilizzo di test di screening possono essere delineati come segue:
- difficoltà ad immagazzinare e ricordare nuove informazioni;
- difficoltà ad eseguire compiti complessi;
- difficoltà di orientamento temporale e spaziale;
- difficoltà a trovare le parole;
- anomalie comportamentali.
Il Centro Clinico presente presso la sede di Roma dell’APC/SPC offre un servizio di Diagnosi e Riabilitazione dei Disturbi Cognitivi per accogliere la domanda di pazienti la cui problematica afferisce ad una matrice neurocognitiva, che riduce e compromette il funzionamento globale degli stessi, invalidandone anche il contesto familiare in cui i pazienti vivono.
Nello specifico, vengono offerti agli utenti quattro servizi meglio descritti di seguito:
- Servizio di valutazione neuropsicologica e psicodiagnostica;
- Servizio di riabilitazione cognitiva;
- Interventi di psicoeducazione e sostegno specificamente orientati ai caregivers;
- Palestra per la mente: teniamoci in allenamento.
Per avere maggiori dettagli sui singoli servizi offerti si rimanda al sito www.apc.it/riabilitazione-cognitiva/riabilitazione-cognitiva-2