Lui prevarica, invalida, umilia e deride sua moglie che, al contrario, subisce passivamente, senza provare a difendere le sue emozioni. Due casi esemplari di anassertività
Laura evita di fare richieste, è accondiscendente perché immagina l’intollerabile senso di colpa che sentirebbe se facesse valere le sue esigenze, come accadeva da bambina quando sua madre le diceva di essere un’egoista perché le chiedeva di portarla al parco pur sapendo quanto lei fosse stanca per aver lavorato tutto il giorno. Michele dice di non sopportare la stupidità degli altri, la mancanza di una logica nei loro comportamenti e spesso litiga animatamente coi suoi figli, con la moglie e i colleghi.
Ecco due differenti manifestazioni di “anassertività” nei rapporti interpersonali.
Andiamo per ordine. L’assertività è quella competenza relazionale che ci permette di riconoscere e comunicare agli altri le nostre emozioni e bisogni, i nostri interessi e convinzioni, nel rispetto dell’altro. La mancanza di assertività, o anassertività, può manifestarsi in due modi: in uno stile comunicativo passivo, caratterizzato dalla tendenza a subire gli altri, dall’incapacità a fare richieste, prendere decisioni e iniziative, oppure in uno stile aggressivo, contraddistinto dalla tendenza a soddisfare i propri bisogni e a prevaricare gli altri, non riconoscendo e rispettando i loro diritti. I personaggi di Furio e Magda, nel film “Bianco Rosso e Verdone” di Carlo Verdone, ben rappresentano questi due stili: lui prevarica, umilia e deride sua moglie che, al contrario, subisce senza provare a difendere i suoi diritti o a esprimere le sue emozioni. Lo stesso vale per Laura e Michele: lei ha uno stile di comunicazione prevalentemente passivo, lui aggressivo. Entrambi sono insoddisfatti sul piano esistenziale, dato che la passività o l’aggressività il più delle volte li ostacola nel raggiungimento dei loro obiettivi, con ripercussioni sul senso di efficacia personale, sul tono dell’umore e sulla qualità della loro vita in generale. Laura, infatti, è molto arrabbiata con se stessa per il fatto di non riuscire a esprimere i suoi bisogni né a ritagliarsi del tempo per sé, Michele si vergogna profondamente quando ripensa alle sue sfuriate, allo scarso controllo che ha di sé, agli insulti che rivolge ai suoi cari. Tutti e due criticano il proprio stile comunicativo e ne intravedono la disfunzionalità. Ma cosa gli impedisce di diventare più assertivi? Molto probabilmente, in qualche momento della loro vita, lo stile comunicativo che ora si dimostra disfunzionale deve essersi invece dimostrato utile. È facile immaginare quanto Laura da bambina si sentisse in colpa per le accuse della mamma e come mettere da parte i suoi bisogni e le sue emozioni possa essersi dimostrato utile a risparmiarle dei rimproveri e il dispiacere che sentiva. Il più delle volte ripercorrendo la storia di vita dell’anassertivo si riesce a restituire un senso ed una funzione ad uno stile comunicativo che nel presente, quando le condizioni ambientali, emotive e cognitive della persona sono differenti, appare sbagliato. Un punto di forza della nostra specie è certamente l’estrema capacità di adattamento all’ambiente che presentiamo alla nascita: con il tempo, acquisiamo informazioni sul mondo, sulle persone e su noi stessi che vanno a formare un sistema di credenze che ci guida nelle nostre interazioni e che, però, tende a restare immutato quando cambiano il contesto, le persone e noi stessi. Per questo ancora oggi Laura pensa di non avere il diritto di fare richieste e che i bisogni degli altri abbiano la precedenza sui suoi.
Diventare più assertivi significa, in un certo senso, aggiornare quel software di credenze che, pur essendosi dimostrato utile in passato, oggi risulta obsoleto e che rischia di non farci utilizzare al meglio il nostro potenziale, ostacolandoci nel raggiungimento di obiettivi per noi importanti. Il Training Assertivo consente di costruire comportamenti e stili di comunicazione più efficaci, rimuovendo gli ostacoli che impediscono alla persona di essere assertiva e costruendo le abilità mancanti, perché utilizzate raramente o perché mai apprese.