di Valentina Di Mauro
La ricerca ha costantemente dimostrato che i maltrattamenti sui bambini alterano i sistemi cerebrali deputati alla valutazione del rischio e della sicurezza, con durature e conseguenti difficoltà nella regolazione dell’omeostasi biologica e delle risposte emozionali. Tuttavia, nonostante i numerosi studi effettuati negli ultimi 30 anni, hanno chiarito gli effetti devastanti del maltrattamento sulla salute mentale e fisica, il ruolo del trauma rimane, ancora, non riconosciuto sia nei sistemi diagnostici che nel trattamento degli approcci dominanti. Storie di abusi e di trascuratezza da parte dei genitori sono stati costantemente associati a problemi di concentrazione, rabbia, panico, depressione, assunzione di cibo, farmaci, e sonno, così come alla diminuzione della frequenza cardiaca, a livelli più elevati di ormoni dello stress, e a ridotta o alterata risposta immunitaria (Reading, 2006; Spinazzola, Ford, Zucker, Van der Kolk, e Blaustein, 2005).
Teicher e Sampson (2016) suggeriscono che molte anomalie cerebrali, sia di tipo strutturale che funzionale, finora pensate per caratterizzare varie diagnosi psichiatriche possono, infatti, essere la conseguenza diretta del maltrattamento infantile. Negli ultimi tre decenni, hanno studiato gli effetti dell’esposizione a varie forme di maltrattamento infantile, come la violenza verbale dei genitori, la violenza domestica e l’abuso sessuale nei campioni non clinici, e hanno scoperto che il maltrattamento in diversi periodi di esposizione sensibili è associato ad alterazioni morfologiche nel Cingolato Anteriore, nella Corteccia Prefrontale Dorsolaterale, e nella Corteccia Orbitofrontale, così come nelle aree del cervello che trasmettono le sensazioni viscerali e le emozioni che accompagnano e definiscono il terrore. Come essi sottolineano: “Il maltrattamento infantile esercita una prepotente influenza sullo sviluppo del cervello. Questi cambiamenti cerebrali possono essere meglio compresi come risposte adattative per facilitare la sopravvivenza e la riproduzione di fronte alle avversità”.
Lo studio ACE (Felitti MD, Vincent, J., Anda, MD, Robert, F., Nordenberg, MD, 1998) ha rivelato che le esperienze di vita traumatiche durante l’infanzia e l’adolescenza sono molto più comuni di quanto previsto e ha concluso che il maltrattamento è stato il problema di salute pubblica più costoso negli Stati Uniti, calcolando che i costi complessivi hanno superato quelli del cancro e delle malattie cardiache.
Soggetti che avevano subito maltrattamenti nella loro infanzia, mettevano in atto comportamenti tipici del Disturbo Borderline di Personalità: sforzi frenetici per evitare l’abbandono, dissociazione, senso instabile di sé, autolesionismo, impulsività, rabbia inappropriata e intensa e comportamento suicidario ricorrente. Questi dati sottolineano il fatto che garantire la qualità del caregiving è di fondamentale importanza nella prevenzione di problemi di salute mentale (O’Connor, Bureau, McCartney, e Lyons Ruth, 2011).
La US National Child Traumatic Stress Network ha proposto una diagnosi provvisoria di “Disturbo Traumatico dello Sviluppo” per includere i numerosi casi clinici dovuti al maltrattamento cronico (Van der Kolk, 2005).
La più grande sfida per la psichiatria è imparare ad utilizzare la neuroplasticità del cervello per riorganizzare circuiti cerebrali difettosi. Il sostegno sociale è una necessità biologica. Interventi sulla genitorialità non dovrebbero essere facoltativi, ma dovrebbero essere la colonna portante per la prevenzione ed il trattamento.
Gli economisti hanno calcolato che un investimento sulla genitorialità, scuola e trattamenti prescolari si tradurrebbero in un notevole risparmio sui costi sanitari.
Bibliografia
Felitti, M.D., Vincent, J., Anda, M.D., Robert, F., Nordenberg, M.D., Williamson, M.S., …& James, S. (1998). Relationship of childhood abuse and household dysfunction to many of the leading causes of death in adults: The Adverse Childhood Experiences (ACE) Study. American Journal of Preventive Medicine, 14, 245–258.
Van der Kolk, B.A. (2005). Developmental trauma disorder: Toward a rational diagnosis for children with complex trauma histories. Psychiatric Annals, 35, 401–408.
O’Connor, E., Bureau, J.F., Mccartney, K., & Lyons Ruth, K. (2011). Risks and outcomes associated with disorganized/ controlling patterns of attachment at age three years in the National Institute of Child Health & Human Development Study of Early Child Care and Youth Development. Infant Mental Health Journal, 32, 450–472.
Reading, R. (2006). The enduring effects of abuse and related adverse experiences in childhood. A convergence of evidence from neurobiology and epidemiology. Child: Care, Health and Development, 32, 253–256.
Spinazzola, J., Ford, J.D., Zucker, M., van der Kolk, B.A., & Blaustein, M. (2005). Survey evaluates complex trauma exposure, outcome, and intervention among children and adolescents. Psychiatric Annals, 35, 433–439.
Teicher, M.H., & Samson, J.A. (2016). Annual Research Review: Enduring neurobiological effects of childhood abuse and neglect. Journal of Child Psychology and Psychiatry, 57, 241–266.