di Mauro Giacomantonio
Come la Mindfulness può agire sulla distorsione dei “costi irrecuperabili”, sulla tendenza a portare avanti un’azione fallimentare continuando a perdere risorse
Gli effetti positivi della Mindfulness sono stati ampiamente documentati negli ultimi decenni. Non esistono molti dubbi sul fatto che la capacità di essere mindful, cioè di essere consapevoli del momento presente e di accettare in modo non giudicante i nostri pensieri, le nostre emozioni e sensazioni, migliori il nostro benessere e la nostra qualità della vita. In aggiunta, la mindfulness può essere efficacemente utilizzata come tecnica terapeutica nel trattamento di vari disturbi, sia nella fase acuta, sia nella prevenzione della ricaduta.
Ma come funziona la Mindfulness? E perché fa così bene? Le risposte sono meno scontate di quel che si possa immaginare ed è ancora necessario molto lavoro per arrivare ad una conclusione certa. Secondo alcuni studiosi la Mindfulness agisce come strumento per regolare e adattarci alle nostre emozioni. Altri invece sottolineano come ci aiuti nell’orientare la nostra attenzione, permettendoci di perseguire efficacemente i nostri scopi e di evitare rimuginazioni eccessive su temi difficili.
Estendendo il lavoro svolto finora per comprendere meglio i meccanismi di funzionamento della Mindfulness, Hafenbrack e colleghi hanno condotto un’interessante ricerca che ne ha esaminato gli effetti sulla distorsione dei “costi irrecuperabili” (sunk costs bias): in molte occasioni, gli individui hanno la tendenza a portare avanti una decisione o un corso d’azione fallimentare (ad esempio un investimento economico non fruttuoso), continuando a perdere risorse, pur di non riconoscere e accettare il fatto che quanto già investito – si tratti di tempo, denaro o fatica – non è più recuperabile. In altre parole, pur di non ammettere che il latte è stato irrimediabilmente versato e sprecato, se ne continua a versare. La ricerca ha mostrato come un breve esercizio di meditazione, pensato per aumentare la Mindfulness, sia sufficiente a ridurre la tendenza a cedere alla distorsione dei costi irrecuperabili, aiutando i partecipanti a non sacrificare ulteriori risorse per “onorare” gli sforzi già intrapresi. Secondo gli autori, questo effetto è spiegabile in base al fatto che la Mindfulness ci aiuta a concentrarci sul “qui e ora”, prestando meno attenzione a quanto accaduto nel passato e alle possibili implicazioni future.
Ma che ricadute può avere un risultato come questo sulla comprensione e il trattamento dei disturbi psicologici? Non è molto difficile immaginare come la distorsione dei sunk costs sia implicata in vari processi decisionali legati alla psicopatologia. A questo proposito, Mancini e Gangemi notano che alcuni aspetti paradossali della reazione depressiva possono essere letti proprio in termini di sunk costs bias. Ad esempio, il fatto che, a seguito di una perdita, si continui a investire sul bene perduto anche se perfettamente consapevoli della sua irrecuperabilità. Ma si può anche immaginare che la distorsione dei costi irrecuperabili scoraggi l’ossessivo dall’abbandonare un rituale per cui, in passato, ha sacrificato tanto tempo, denaro o l’affetto dei propri cari. Allo stesso modo, si può soffrire perché invischiati in una relazione disfunzionale, in cui si sono investite tante risorse personali che, nella percezione di chi cede a questa distorsione, sarebbero state sprecate senza motivo qualora si decidesse di interrompere la relazione.
Se quando ci troviamo di fronte ad una perdita, a un rituale ossessivo o a relazioni difficili la Mindfulness ha degli effetti benefici, è probabile che, almeno in parte, sia dovuto alla riduzione della distorsione dei costi irrecuperabili. Meditare sul latte versato può aiutarci a non versarne altro.
Per approfondimenti:
Hafenbrack, A. C., Kinias, Z., & Barsade, S. G. (2014) – Debiasing the mind through meditation mindfulness and the sunk-cost bias – Psychological Science, 25(2), 369-376
Mancini F., Gangemi A., (2012) – The paradoxes of depression: a goal driven approach. in The goals of cognition: essays in honour of Cristiano Castelfranchi – edited by F. Paglieri, L. Tummolini, R. Falcone e M. Miceli), pp 253.273, College Pubblications