Maggio è il mese della consapevolezza della salute mentale nei Paesi Anglosassoni. Le campagne di sensibilizzazione dedicate al tema hanno un triplice scopo: prima di tutto, aiutare le persone a riconoscere i sintomi del disturbo psicologico; secondo, combattere lo stigma associato ai disturbi mentali, che scoraggia coloro i quali ne soffrono dal cercare aiuto e terapie efficaci. Terzo, sensibilizzare le istituzioni per creare programmi di prevenzione e aumentare le risorse per gli interventi a livello territoriale.
I mezzi di comunicazione prediletti per diffondere informazioni sono le testate giornalistiche e i social network, attraverso i quali vengono mostrati video e testimonianze di chi ha superato la vergogna e ha chiesto aiuto a uno specialista per affrontare i propri problemi. In altri casi l’informazione è fondamentale per riconoscere di avere un problema, come viene spiegato nel video proposto da “The Guardian” sul Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC; qui il video sottotitolato in italiano proposto dall’Internazionale: http://www.internazionale.it/video/2016/05/19/sesso-disturbi-ossessivo-compulsivi).
Queste iniziative sottolineano quanta sofferenza comporti vivere i propri sintomi in solitudine, e lo fanno anche attraverso le testimonianze di personaggi famosi. Come sostiene Howie Mandel, un conduttore televisivo canadese con diagnosi di DOC, “Se ci prendessimo cura della nostra salute mentale come facciamo della salute dei nostri denti, le cose andrebbero meglio. Nessuno si vergogna di dire ‘Vado dal dentista’, ma tanti si vergognano di dire ‘Vado dallo psicologo'”.
L’illustratrice americana Gemma Correll, che da sempre narra in chiave ironica la sua convivenza coi sintomi dell’ansia sociale e della depressione, questo mese si è prestata alla realizzazione di vignette sul tema della salute mentale, diffuse nei principali social network con l’hashtag #mentalillnessfeelslike. Il progetto di comunicazione attraverso la rete riflette l’urgenza di affrontare il problema della salute mentale con mezzi e contenuti che siano al passo con i tempi, per fornire informazioni diversificate su un fenomeno che ha importanti ripercussioni a vari livelli, tra cui quello economico. Alcuni dati alla mano: in Gran Bretagna lo Stato spende annualmente circa 100 miliardi di sterline a causa dei disturbi psicologici in termini di cure, licenziamenti, assegni di mantenimento per i disoccupati, supporto ai senzatetto, problemi legati alla legge. Negli Stati Uniti i dati non sembrano più incoraggianti. Un Americano su cinque soffre di un disturbo mentale e nel 2013 più di 41 mila persone si sono tolte la vita: questo numero è tre volte più alto del numero di omicidi nell’intero Paese. Inoltre, il numero di suicidi non è diminuito nel corso delle ultime due decadi, al contrario delle diminuzioni osservate delle vittime di omicidio.
L’attenzione relativa all’intervento precoce e alla cura del disturbo mentale non è limitata ai Paesi anglosassoni. A livello globale, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato il programma Mental Health Gap Action Programme, che si propone proprio di migliorare la diffusione degli interventi efficaci nella cura dei disturbi mentali. E in Italia? Le iniziative di sensibilizzazione promosse dall’Istituto superiore della Sanità esistono, ma forse bisognerebbe incoraggiare una partecipazione diffusa, stimolare la condivisione di esperienze e storie di vita di tutti i giorni, affinché prenda piede la consapevolezza che uscire dalla sofferenza è possibile. Ben vengano allora le condivisioni di storie sui social network, l’uso dell’arte, fumetti, video, per far passare il messaggio che la salute mentale è un diritto che dobbiamo iniziare a riconoscerci.