di Ilaria Martelli Venturi
L’esperienza traumatica, nel tempo, tende a “complessizzarsi”, dando origine a forte sofferenza psicologica
Spesso sentiamo parlare di trauma e lo immaginiamo come un evento del tutto normale nella nostra vita, qualcosa che può capitare, sottovalutando quanto possa generare disturbi e contribuire alla nostra sofferenza mentale.
Il trauma (dal greco “rottura”) rappresenta un’esperienza di particolare gravità che compromette il senso di stabilità e continuità fisica e psichica di una persona, causandone disorganizzazione e disregolazione del sistema biologico. Si tratta di un evento o di più eventi ripetuti nel tempo estremamente stressanti che producono reazioni emotive e corporee talmente forti che non sempre il cervello riesce ad elaborare, generando sofferenza e compromissione della vita quotidiana.
Molti autori, indipendentemente dall’approccio teorico di appartenenza, sostengono che piccoli e grandi traumi psicologici, vissuti soprattutto in età infantile e non elaborati, hanno un impatto significativo sull’emergere dello stress psicologico e sullo sviluppo di vari disturbi mentali anche in età adulta.
Sono diversi gli eventi che potenzialmente possono scatenare un trauma psicologico. La Shapiro chiama “Traumi con la ‘t’ maiuscola”: gli incidenti gravi, le malattie che minano l’integrità della persona, l’essere sopravvissuti ad alluvioni, terremoti, atti di terrorismo, l’aver subito violenze o abusi sessuali. Definisce, invece, “traumi con la ‘t’ minuscola” esperienze molto comuni che influiscono notevolmente sul senso di valore personale, sulla sicurezza, sull’autostima e sul senso di efficacia: i casi di ripetuta trascuratezza nell’accudimento, l’essere stati esposti a rimproveri eccessivi e costanti durante l’infanzia, l’aver subito violenza verbale o fisica, l’essere stati vittime di atti di bullismo, l’essere stati abbandonati. Solitamente, per questo tipo di traumi, non si hanno ricordi chiari di episodi specifici ma solo sensazioni o ricordi molto vaghi che nella vita presente si possono manifestare attraverso malesseri generali: attacchi di panico, ossessioni, fobie, dolori cronici, ansia, depressione, somatizzazioni, senso di insoddisfazione, nervosismo, agitazione interna, facile litigiosità, sensazione costante di non sentirsi mai compresi, sensazione cronica di solitudine e abbandono.
Anche Bessel van der Kolk distingue tre categorie di eventi traumatici: quelli con durata limitata nel tempo, caratterizzati dall’imprevisto e dall’intensità (incidenti, stupri, ecc.), le situazioni sequenziali con effetto cumulativo (come ad esempio chi lavora in continua emergenza come le forze dell’ordine), e gli eventi caratterizzati da un’esposizione prolungata a condizioni di stress che possono provocare sentimenti di incertezza, pregiudicando i legami di attaccamento e generando quindi un senso di insicurezza (esposizione ripetuta a violenza verbale e/o fisica).
Ciò che definisce un trauma non è necessariamente la gravità dell’evento quanto piuttosto la reazione soggettiva all’evento traumatico e quanto questo impatta negativamente nella vita di una persona. Un trauma irrisolto impedisce l’elaborazione delle emozioni e delle sensazioni corporee associate al trauma, permanendo nel cervello oltre la conclusione dell’esperienza. Ad esempio, può accadere che una persona che abbia subito un incidente in macchina possa continuare a provare le stesse sensazioni negative tutte le volte che deve fare un tragitto in auto o se passa nel luogo dell’incidente o incontra persone legate a quell’esperienza, anche dopo molti anni dall’evento. Se non si interviene nella risoluzione di un trauma questo, nel tempo tende a “complessizzarsi” dando vita a forte sofferenza psicologica che può manifestarsi attraverso diversi sintomi e modalità di relazione disfunzionali nel rapporto con se stessi e con gli altri.
Per approfondimenti:
Shapiro F. (1995), Eye Movement Desensitization and re processing: Basic Priciples, protocols and Procedures, Guilford press, New York (2 ediz. 2001; trad. It.EMDR. Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari, McGraw_Hill, Milano, 2000)
Van der Kolk B.A. (2005), “ Developmental Trauma Disorder. Towards a rational diagnosis for children with complex trauma histories”, Psychiatric Annals, 5, 401-408.