Una prospettiva evolutiva dei disturbi di personalità

di Jessyka Marciano

Qual è la prospettiva attuale circa i disturbi di personalità, cosa è cambiato rispetto al passato e quali saranno i risvolti futuri?
Per rispondere a questa domanda possiamo far riferimento all’articolo di Newton-Howes et al. (2015), una review circa le evidenze scientifiche attuali che considerano l’evoluzione della personalità nel corso di vita, la ritenegono un concetto dinamico che si struttura durante l’infanzia e l’adolescenza, con potenziali effetti su tutti gli stati mentali e i disturbi fisici.
Gli autori affrontano in primis il concetto di assessment sostenendo che la diagnosi categoriale proposta dalla sezione II del DSM-5 e dall’ICD-10 può risultare non utile muovendosi sull’asse normalità-patologia, mentre la sezione III e l’ICD-11 forniscono un’alternativa valida, riconoscendo la natura dimensionale del disturbo di personalità e identificando il nucleo della patologia secondo un modello gerarchico. Cambia così la considerazione della personalità, e del disturbo ad essa correlato, come un costrutto unitario (Tyrer et al., 2011) e cambia il modo di considerare l’assessment con il modello gerarchico dei cinque fattori, che rappresenta la chiusura del gap di ricerca tra personalità normale e patologica. (Markon et al., 2005). Ma perché, in passato, è stato sostenuto che il concetto di disturbo di personalità fosse stabile e relativo principalmente all’età medio-adulta? Gli autori affermano che in questo periodo di età vi è una combinazione relativamente stabile di tratti non adattivi e disturbi acuti, rispetto ai disturbi di personalità in più giovani e più anziani, (Mc Glashan et al., 2005; Zanarini et al., 2007; Gultiérrez et al., 2012) e ciò ha consentito che si diffondesse l’errata credenza clinica che considera il disturbo di personalità manifestarsi solamente nell’adulto.

Poichè, nonostante la presenza della patologia, è mantenuta una stabilità del funzionamento psicosociale generale, seppur ridotto, si è sviluppata l’idea che il disturbo di personalità fosse stabile in sé stesso. A partire da studi genetici che dimostrano come i tratti di personalità siano per metà ereditati e per metà dipendano da fattori di tipo ambientale e da come il corredo genetico interagisce con l’ambiente (Roberts e Del Vecchio, 2000), gli autori considerano non solo l’origine del disturbo nell’infanzia ma anche la sua possibile manifestazione in età avanzata. Infatti, in tale periodo, il disturbo può essere esacerbato a seguito di modifiche nelle condizioni psicosociali e/o a causa di cambiamenti neuroanatomici.
Questa nuova visione mette in luce la necessità futura di un cambiamento nel sistema di classificazione diagnostica aprendo nuove problematiche ma anche creando spunti di riflessione. Riconoscere l’origine dei disturbi di personalità nell’infanzia consentirebbe la prevenzione e l’attuazione di interventi evidence-based allo scopo di cambiare la traiettoria evolutiva del disturbo; comprenderne l’evoluzione crea la possibiltà che si propongano nuove soluzioni per il miglioramento della cura dei pazienti.

Bibliografia:

1. Gutiérrez, F., Vall, G., Peri, J.M., et al. (2012). Personality disorder features through the life course. J. Pers. Disord.; 26: 763–74.

  1. Markon, K. E., Krueger, R. F., Watson, D. (2005). Delineating the structure of normal and abnormal personality: an integrative hierarchical approach. J Pers Soc Psychol; 88: 139–57.
  2. McGlashan, T.H., Grilo, C.M., Sanislow, C.A. et al. (2005). Two-year prevalence and stability of individual DSM-IV criteria for schizotypal, borderline, avoidant, and obsessive-compulsive personality disorders: toward a hybrid model of axis II disorders. J. Psychiatry; 162: 883–89.
  3.  Newton-Howes, G., Clark, L. A., Chanen, A.M. (2015). Personality disorder across the life. Elsevier Ltd; 385: 727-734.
  4. Roberts, B.W., DelVecchio, W.F. (2000). The rank-order consistency of personality traits from childhood to old age: a quantitative review of longitudinal studies. Bull.; 126: 3–25.
  5. Tyrer, P., Crawford, M., Mulder, R., and the ICD-11 Working Group for the Revision of Classification of Personality Disorders. (2011). Reclassifying personality disorders. Lancet; 377: 1814–15
  6. Zanarini, M.C., Frankenburg, F.R., Reich, D.B., Silk, K.R., Hudson, J.I., McSweeney, L.B. (2007). The subsyndromal phenomenology of borderline personality disorder: a 10-year follow-up study. J. Psychiatry; 164: 929–35.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *