di Martina Migliore
Il 6-7 e 20-21 maggio si è tenuto, ad Ancona, il workshop su Act e Focused Act con Emanuele Rossi e Kirk Strosahl. Reduce da una bellissima ed intensa esperienza la quale mi ha portato a conoscere due valevoli professionisti, e un gruppo di compagni di corso fantastici, mi appresto a costruire un resoconto il più completo possibile, delle quattro giornate.
Nelle prime due giornate il dott. Rossi ci ha introdotto, con profonda umanità e schietta professionalità, al vasto e ricco mondo dell’ Acceptance and Commitment Therapy. Il tanto rivoluzionario, quanto semplice concetto di partenza dell’ACT, è che nessuno è malato o “rotto”: ciò che accade è che si resta impigliati, o fusi, in pensieri difficili o si tenta di evitare, annullare esperienze emotive a tal punto da rinunciare ad impegnarsi nel movimento e nell’azione verso ciò che più conta nella nostra vita, il faro nella nebbia, i nostri valori. Una delle caratteristiche principali dell’ACT è proprio la grande e variegata quantità di metafore ed esercizi, usata allo scopo di guidare il cliente, nel tortuoso e a volte scosceso percorso attraverso demoni fastidiosi, voci squillanti o aggressive sabbie mobili cognitive, fino a riportarlo a contatto con ciò che più conta, una vita ricca e significativa sotto un cielo finalmente sereno.
Il paziente, nell’ACT, viene chiamato cliente, proprio per sottolineare una prospettiva di parità nella condivisione col terapeuta, di uno stesso simbolico percorso assieme a lui, come rappresenta la metafora delle due montagne vicine. Il dott. Rossi ci ha mostrato molti di questi esercizi, utili per i sei processi base della flessibilità psicologica (Hexaflex): defondersi da un pensiero lasciando che venga trasportato da “foglie in un ruscello” o donandogli la voce di gatto Silvestro, accettare un’emozione o farle spazio con pratiche di espansione, immaginare un discorso al proprio 80esimo compleanno per chiarire i propri valori. Questi solo alcuni dei tanti esercizi disponibili, ai quali si sommano le tante tecniche di mindfulness, atte a promuovere il contatto col momento presente e con le emozioni profonde, a lungo evitate. Un’esperienza davvero intensa, benchè fossimo in gruppo.
Durante le seguenti due giornate, il dott. Strosahl ci ha, magistralmente e in modo molto divertente, introdotto la FACT (Focused Acceptance and Commitment Therapy). La caratteristica principale di questo approccio è appunto la brevità: le sedute possono essere anche singole e di 20 minuti in totale. Si parte dal presupposto che il cliente potrebbe non tornare al prossimo incontro, perciò si conduce un’intervista puntualizzata e orientata al cambiamento, che esamina tutte le sfere dei valori: relazioni, lavoro, tempo libero e salute. Una volta identificate le sfere “danneggiate” vengono indagate la tempistica, i fattori scatenanti e lo sviluppo temporale oltre all’idea che il paziente ha della propria vita senza il proprio dolore. Un’analisi dettagliata consente di avere una visuale completa dell’inflessibilità psicologica del cliente nel momento presente: si tratta di carpire in un unico costrutto quanto la persona sia fusa con i propri pensieri mostruosi, quanto sia attaccata ad un sé concettualizzato con un passato di critiche e inadeguatezze reiterate, quanto la strada verso i propri valori sia persa nella nebbia e quanto vengano messe in atto azioni disfunzionali per liberarsi da essa. Durante le due giornate ci siamo messi alla prova numerose volte, con role play e simulate, applicando le tecniche di intervista, di per sé molto dense, soprattutto per noi abituati al modello più “slow” italiano.
Diversi dibattiti hanno animato l’atmosfera, propria rispetto alle differenze di approccio e alla necessità di una tale brevità in contesti privati. Il dott. Strosahl opera in contesti pubblici molto diversi dai nostri, e visita migliaia di clienti, una situazione ben diversa da quella italiana. A tal propostito è stata anche valutata l’interessante via di mezzo di utilizzare le tecniche di intervista della FACT come primo colloquio nei nostri studi privati, al fine di raccogliere subito una gran quantità di materiale, così da poter organizzare già da subito un buon intervento… great job! In conclusione direi che si è trattato di un evento altamente formativo, sia a livello professionale che umano, il che trattandosi di ACT è fondamentale direi. Alla prossima!