La gratitudine inibisce l’impulso alla gratificazione immediata dei bisogni e favorisce l’autocontrollo
Che relazione c’è tra la Nutella e la gratitudine? Siamo grati per quel gusto intenso che nei momenti di malinconia sembra cura a buon mercato. Ma chi di noi abitualmente gode degli effetti della cioccolata conosce bene anche il rimorso per aver trasgredito una delle regole fondamentali del mangiar sano. Il rimorso, tuttavia, non basta. Un attimo dopo, se l’umore non è cambiato, affondiamo il cucchiaino nel barattolo, per buona pace della dieta. In altri termini, paghiamo pegno all’impulsività.
Una visione diffusa in psicologia identifica nelle emozioni i nemici giurati della pazienza e suggerisce che, se vogliamo resistere alle tentazioni, dobbiamo sopprimere le risposte affettivamente “calde”. In ogni caso, se da un lato alcune emozioni possono alimentare l’irresistibile desiderio di rapida soddisfazione di un bisogno, altre potrebbero agire nella maniera opposta, favorendo l’inibizione dell’impulso alla gratificazione immediata. La gratitudine rientrerebbe tra le condizioni dell’esistenza in grado di favorire l’autocontrollo.
In un report apparso recentemente su Emotion, Leah Dickens e David DeSteno hanno descritto la relazione tra gratitudine e autocontrollo, utilizzando il temporal discounting, paradigma sperimentale per la valutazione dell’impulsività, ovvero di quella regola che prescrive “meglio un uovo oggi che una gallina domani”.
I due ricercatori della Northeastern University hanno coinvolto un centinaio di studenti in una procedura articolata in tre fasi. Nella fase di manipolazione dell’emozione, i soggetti sono stati coinvolti in un compito molto noioso, affiancati da una collaboratrice istruita a seguire le consegne utili a suscitare gratitudine. Nel corso dell’esperimento, il computer subiva un temporaneo blackout, azzerando in tal modo il lavoro svolto fino a quel momento. A questo punto entrava in gioco la collaboratrice che interveniva sul pc, salvando il lavoro ed evitando di dover ricominciare daccapo. La seconda fase si è articolata in un periodo di tre settimane di valutazione online di felicità e gratitudine. Nella terza e ultima fase, i soggetti sono stati impegnati in un compito di temporal discounting, una versione per adulti del più famoso marshmallow test, paradigma che cerca di spiegare la natura adattiva dell’impulsività: ai partecipanti veniva chiesto se avessero preferito ricevere immediatamente una piccola ricompensa o aspettare e consumarne una più grande in futuro. Il paradigma in questione non consente soltanto di stabilire se gli individui sono in grado di resistere alle tentazioni, ma anche il grado di svalutazione futura della ricompensa.
Ebbene, i risultati mostrano chiaramente come coloro che nella condizione sperimentale rispondono con maggiore gratitudine possono contare su una maggiore capacità di autocontrollo nelle scelte finanziarie, con una sensibile riduzione dell’effetto del temporal discounting. In altri termini, chi rispondeva con gratitudine a livelli più intensi era dotato di dosi massicce di pazienza, disponibile a rinunciare a 33 dollari versati sul momento, a fronte dei 100 che avrebbe guadagnato un anno dopo.
La morale? Siate grati a chi ha più pazienza di voi. Loro rinunceranno e voi guadagnerete un bel po’ di Nutella. Ma attenti, l’estate è alle porte.
Per approfondimenti:
Leah Dickens e David DeSteno (2016). The Grateful Are Patient: Heightened Daily Gratitude Is Associated With Attenuated Temporal Discounting. Emotion, 4, 421-425. http://dx.doi.org/10.1037/cmo0000176