Disturbi psicotici: intervenire sull’età evolutiva

di Maria Pontillo

L’efficacia degli interventi psicologici deve essere valutata in relazione alla fascia d’età d’esordio del disturbo

Tra i disturbi psichiatrici, quelli psicotici rappresentano la categoria diagnostica con il più alto grado di invalidità sul piano sintomatologico, del funzionamento e su quello prognostico. Circa il 25% di tali disturbi esordisce prima dei 18 anni e prende il nome di Disturbo Psicotico ad Esordio Precoce (Early Onset Psychosis – EOP): si manifesta tra i 13 e i 17 anni con una prevalenza di uno-due casi su mille. Al di sotto dei 13 anni, ci si riferisce ai Disturbi Psicotici ad Esordio molto precoce (Very Early Onset Psychosis – VEOP) la cui prevalenza stimata è pari a un caso su mille.

Rispetto ai Disturbi Psicotici ad esordio in età adulta (Adult Onset Psychosis), queste condizioni rappresentano forme più severe e disabilitanti del disturbo sia dal punto di vista clinico sia neuropsicologico e neuro anatomico. Sebbene in letteratura sia stato ampiamente evidenziato che i trattamenti farmacologici non sono di per sé sufficienti a migliorare il decorso e l’outcome dei EOP e VEOP), ad oggi sono pochi gli studi circa l’efficacia degli interventi psicologici in questo tipo di condizioni.

Il gruppo di ricerca sulle psicosi in età evolutiva dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù ha condotto una revisione il cui obiettivo è stato esaminare la letteratura esistente sugli interventi psicologici in pazienti con disturbo psicotico ad esordio precoce e molto precoce. In particolare, è stata considerata l’efficacia di trattamenti quali la psicoterapia cognitivo-comportamentale, la “cognitive remediation”, la psicoeducazione e l’intervento di tipo familiare.

Conducendo una ricerca sistematica sui database Pubmed/Medline, Cinhal, Cochrane e Psicinfo, sono stati individuati solo otto articoli inerenti a ricerche volte a dimostrare l’efficacia degli interventi in questione.
I risultati di questa revisione, dunque, confermano anzitutto l’esistenza in letteratura di un significativo gap circa i programmi di intervento psicosociali destinati a questa categoria di pazienti; inoltre, nonostante le notevoli differenze dal punto di vista clinico, neuropsicologico e neuro anatomico tra disturbi psicotici ad esordio in età adulta e le forme più precoci, ad oggi le due condizioni vengono trattate utilizzando gli stessi criteri diagnostici e interventi terapeutici.

Gli studi esaminati, infatti, non valutano l’efficacia degli interventi psicologici in relazione alle fasce d’età d’esordio del disturbo e non tengono dunque conto di come i pazienti con disturbo psicotico precoce o molto precoce possano presentare aspetti clinici e neuropsicologici strettamente associati alle varie tappe dello sviluppo e in grado di determinarne significativamente il decorso e l’outcome.

 

Per approfondimenti:

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26001923

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