All’aumentare della sintomatologia depressiva corrisponderebbe un aumento del supporto sociale ottenuto sul social, seppur esclusivamente in risposta alla condivisione di informazioni a tenore negativo
Un lavoro pubblicato da Jiyoung Park e colleghi sul Journal of Affective Disorders si apre con un post apparentemente “classico” per chi quotidianamente legge le bacheche di Facebook: “I’m not easily beaten, but this time I can see no way out of the black hole: too often have I had to beg for help from those who love me. I am alone this time and no longer able to find the way out. I have no more than despair and fatigue within me now” (“Non mi abbatto facilmente, ma questa volta non vedo via d’uscita da questo buco nero: troppo spesso ho elemosinato aiuto da parte di chi mi ama. Sono sola questa volta e non sono più in grado di trovare una via d’uscita. Non sento altro che disperazione e stanchezza”).
Il post, apparso sulla pagina privata di un’insegnante di inglese poco prima che si suicidasse, introduce i lettori nel cuore del complesso e multi sfaccettato fenomeno, sempre più “normale” ai giorni nostri, della condivisione in rete di informazioni personali.
Mossi da evidenze di letteratura secondo cui i soggetti “depressi” condividerebbero informazioni online in misura maggiore rispetto ai “sani”, gli autori si sono proposti di indagare la relazione tra depressione e supporto sociale via Facebook, mediante due disegni di ricerca complementari.
Ad un campione di 73 giovani studenti universitari (42 donne e 31 uomini di età media pari a 19,88 anni) è stato chiesto, in prima battuta, di poter accedere ai contenuti relativi all’ultimo mese della loro personale bacheca Facebook; di ciascun partecipante, si sono parallelamente raccolte misure relative alla sintomatologia depressiva ed alla percezione circa il supporto fornito dagli “amici” di social.
I diversi post di ogni singola bacheca sono stati categorizzati, mediante sistema a codice binario, lungo due dimensioni: connotazione emotiva (positiva/negativa) e supporto sociale ottenuto, a partire dall’analisi dei commenti postati dai relativi contatti (supportivo/non supportivo).
Dalle analisi di quanto raccolto, la sintomatologia depressiva non risulta correlare significativamente con il tono emotivo dei contenuti condivisi: i soggetti depressi posterebbero dunque, da quanto rilevato, messaggi positivi e negativi in egual misura. Interessanti i dati relativi al supporto sociale, reale o percepito: all’aumentare della sintomatologia depressiva corrisponderebbe un aumento del supporto sociale ottenuto su Facebook, seppur esclusivamente in risposta alla condivisione di informazioni a tenore negativo. A dispetto di ciò, i sintomi depressivi parrebbero correlare negativamente con la percezione soggettiva di supporto ricevuto: i soggetti “depressi”, in buona sostanza, si percepirebbero tanto meno supportati dal proprio network di amici tanto più intensa è la loro sintomatologia depressiva.
Al fine di approfondire ed ulteriormente estendere le conclusioni a cui sono giunti, gli autori hanno scelto di mettere a confronto, in un momento successivo, 21 soggetti con diagnosi di Depressione Maggiore e 22 soggetti di controllo; a ciascun partecipante è stato chiesto accesso ai post della pagina Facebook personale, inerenti stavolta gli ultimi due mesi.
Dai risultati, in linea con esiti precedenti di letteratura, è emersa una maggiore tendenza da parte dei soggetti con Depressione Maggiore a condividere post a tenore negativo, in risposta ai quali riceverebbero maggiore supporto sociale rispetto ai soggetti di controllo. Confermato il dato secondo cui, a causa di un errore percettivo, i soggetti in questione tenderebbero a sentirsi meno supportati dalla propria rete di contatti di quanto non avvenga in realtà.
Contrariamente alle attese difficoltà sociali, probabilmente pur sempre riscontrabili offline, i soggetti depressi appaiono attivamente coinvolti in una discreta rete di relazioni online che fornisce loro tanto più supporto quanto più mettono in circolo umor nero. Un dato che fa domandare se e in che termini il supporto sociale, reale o percepito, via Facebook possa avere ricadute prognostiche significative sull’umore depresso. Insomma, Facebook può aiutare a vincere la depressione?
Gli autori del lavoro sul Journal of Affective Disorders auspicano di poter estendere l’indagine a campioni di adolescenti e adulti, di modo da indagare le differenze di esito al variare della familiarità con il mondo della rete.
Per approfondimenti:
- Park, D.S. Lee, H. Shablack, P. Verduyn, P. Deldin, O. Ybarra, J. Jonides, E. Kross (2016), When perceptions defy reality: The relationships between depressione and actual and perceived Facebook social support, Journal of Affective Disorders, 200, 37-44.