Il ruolo del disgusto nel DOC da contaminazione: se è disgustoso, allora è pericoloso?

di Miriam Miraldi

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) è caratterizzato da pensieri intrusivi ansiogeni e da comportamenti ritualizzati, overt o covert, volti a contenere e controllare il disagio derivante dai suddetti pensieri. Si tratta di un disturbo tendenzialmente cronico e invalidante, e costituisce la terza psicopatologia in termini di frequenza. Il DOC non ha una manifestazione sintomatologica univoca, bensì si presenta come uno spettro eterogeneo, costituito da vari sottotipi. Il più frequente è il DOC da contaminazione/washing, rispetto al quale si è sviluppato un consistente filone di ricerca relativo al ruolo del Disgusto. Secondo il modello di Rachman questo tipo di DOC può essere spiegato come esito di una interrelazione tra i seguenti fattori: a) comportamentali, costituiti da forme di evitamento di sostanze ritenute dal paziente contaminanti (fluidi corporei, rifiuti, elementi chimici) che la maggior parte delle persone non considera pericolose; b) cognitivi, quali bias (attentivi, mnestici e interpretativi) e apprendimenti esperienziali; c) fisiologici, costituiti da reazioni autonomiche amplificate nei pazienti che soffrono di timore da contaminazione. Il Disgusto è un’emozione primaria, che si manifesta attraverso aspetti comportamentali, fisiologici e cognitivi, nonché da specifiche componenti espressive, quali labbro superiore retratto, labbro inferiore sollevato, arricciamento delle narici, che appaiono retaggio evolutivo della risposta disgusto adattiva e funzionale a promuovere l’espulsione (p.es. vomito) di sostanze offensive o pericolose.

In passato, i modelli teorici volti a concettualizzare il DOC da contaminazione, hanno contemplato come variabile centrale l’emozione della paura; i dati sperimentali suggeriscono che il disgusto svolge un ruolo importante nella eziologia del disturbo e che è dunque essenziale considerarla nel trattamento clinico. Brady et al. (2010) sottolineano come l’emozione di disgusto vada integrata teoricamente in un modello esplicativo del DOC finora più centrato solo sulla paura, ben teorizzata da LeDoux come bifasica (una prima fase automatica di lotta/fuga e una seconda, più evoluta e localizzata nell’area orbitofrontale, che prevede una reale elaborazione dei dati). Secondo gli autori sarebbe proprio il disgusto il sistema di allarme precoce emozionale: il contatto con uno stimolo potenzialmente contaminante attiva la risposta disgusto a livello automatico, senza trasformazioni elaborative, e ciò comporterebbe l’attivazione dell’amigdala e i successivi comportamenti paura-congruenti. Dal punto di vista cognitivo, ciò equivale a un modello in cui l’esperienza di disgusto sia in risposta ad un stimolo esterno (la maniglia di un bagno pubblico) che interno (un’inaccettabile immagine mentale di tipo sessuale), viene valutata come fortemente pericolosa; lo stimolo disgustoso sarebbe quindi soggetto ad una errata interpretazione cognitiva catastrofica. Lo stimolo diviene dunque non solo oggetto disgustoso, ma è valutato come pericoloso. Variabili individuali, come un’elevata Disgust Propensity (DP), aumentano la probabilità che un individuo malinterpreti una risposta di disgusto come un segnale di pericolo. L’interazione tra bias cognitivo interpretativo (il disgusto come prova di pericolo) e la sensibilità disgusto, costituisce la base del modello di DOC da contaminazione.

Nel paziente, gli sforzi per controllare l’ansia risultante (cioè le compulsioni e i rituali di neutralizzazione) rafforzano e mantengono attiva la relazione tra l’esperienza di disgusto e la sensazione di paura/ansia. Uno dei trattamenti clinici dimostratisi più efficaci è l’ERP (Exposure and response prevention), con sessioni sia immaginative che in vivo: attraverso questa tecnica si agisce sugli aspetti ansionsi, promuovendo l’accettazione del rischio che il paziente ossessivo percepisce. Tuttavia, come si è detto, nel DOC da contaminazione gioca un ruolo essenziale anche l’emozione “disgusto” che, se non trattata, si pone come elemento favorente le recidive: è dunque auspicabile l’utilizzo di tecniche terapeutiche specifiche per il disgusto.

 

Riferimenti bibliografici

Brady RE, Adams TG, Lohr JM., Disgust in contamination-based obsessive-compulsive disorder: a review and model. Expert Rev Neurother. 2010 Aug;10(8),1295-305 (2010)

Rachman S., Fear of contamination. Behav. Res. Ther. 42, 1227–1255 (2004).

LeDoux JE,  Emotion circuits of the brain. Annu. Rev. Neurosci. 23, 155–184 (2000).

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