di Ilaria Martelli Venturi
Dieci suggerimenti per educare senza ricorrere alle mani, alle grida o ad altre punizioni. Per trasmettere fiducia in se stessi e negli altri
Essere padri e madri è il ruolo più difficile. Compito del genitore è dare sicurezza al proprio bambino affinché cresca in un ambiente sereno, possa costruire una buona idea di se stesso e avere fiducia nel prossimo. Non occorre essere perfetti ma sufficientemente bravi. Si diventa genitori senza alcuna preparazione e senza conoscere bene le fasi di sviluppo di un bambino, ci si affida quindi all’istinto o all’esperienza avuta nella propria infanzia. Spesso, però, l’istinto è solo una reazione emotiva immediata che non consente di valutare bene cosa è giusto fare, e capita, a volte, che l’infanzia di un genitore sia stata segnata da esperienze negative di trascuratezza fisica o emotiva, da continui rimproveri e critiche o anche da violenza fisica e verbale. Anche se il genitore ne è inconsapevole, il proprio passato ha un’influenza molto forte su come si rapporterà con il proprio figlio.
Alcuni genitori credono che se non picchiassero o sgridassero i propri figli perderebbero autorevolezza o diventerebbero troppo permissivi. Altri, invece, vorrebbero smettere di picchiare o gridare ma non sanno come gestire diversamente i momenti di stress e di frustrazione. Altri ancora non riescono a dire di no e non sopportano di vedere il bambino piangere e stare male, così gli concedono tutto. Spesso le difficoltà che incontrano i genitori sembrano così difficili e insormontabili da farli sentire impotenti e incapaci.
Cosa si può fare, dunque, per instaurare una relazione positiva? Come si può educare senza ricorrere alle mani, alle grida o ad altre punizioni?
Ecco dunque alcuni suggerimenti:
1. Essere un modello positivo. I figli imparano molto più da quello che vedono fare quotidianamente dai genitori che non da quello che gli viene detto. Se i loro punti di riferimento sono i primi a reagire con urla, sculacciate e insulti, non possono certo imparare a essere educati, a gestire i problemi, a non ferire gli altri.
2. Definire poche regole ma chiare e coerenti in ogni situazione: il bambino deve avere chiaro cosa gli è concesso e cosa no. È opportuno spiegargli le conseguenze delle proprie azioni su se stesso e sugli altri e comunicare con un tono di voce pacato ma fermo, senza urlare, parlare troppo o dare troppe indicazioni contemporaneamente.
3. Agevolare il percorso verso l’autonomia. Il bambino deve imparare a cavarsela da solo. Compito del genitore è vegliare a distanza permettendogli di esplorare l’ambiente e provare a sperimentarsi nelle cose, intervenendo solo nei momenti in cui ne ha realmente bisogno.
4. Non svalutare mai il bambino né in famiglia né in presenza di altri e dimostrargli fiducia anche quando sbaglia. Farlo sentire apprezzato per come è e non per come si vorrebbe che fosse.
5. Non svalutare l’altro genitore in presenza del bambino.
6. Dimostrare il proprio affetto con gesti, carezze, lodi, complimenti, parole
7. Rispettare i bisogni e le esigenze del bambino, provare a “mettersi nella sua testa” e comprenderlo.
8. Essere un punto di riferimento, ascoltare senza dare soluzioni ma semplicemente partecipare alle emozioni del proprio figlio e incoraggiarlo quando deve affrontare delle prove.
9. Trovare dei momenti in cui giocare e ridere insieme.
10. Dire sempre la verità: il bambino capisce lo stato emotivo dei genitori soprattutto se non è congruo con quello che gli viene detto. Meglio spiegargli perché si è tristi o arrabbiati piuttosto che fingere che non ci sia nulla. Si può spiegare loro tutto, basta utilizzare un linguaggio adeguato all’età di sviluppo.