Alcune indicazioni per l’utilizzo della mindfulness con gli adolescenti

di Barbara Barcaccia ed Elena Bilotta

Gli interventi mirati a incrementare le capacità di gestire lo stress a cui ogni individuo nella propria vita è inevitabilmente sottoposto, hanno un effetto protettivo sulla salute mentale, fin dall’adolescenza. I fattori stressanti in adolescenza possono infatti costituire fattori di scompenso per una serie di problemi psichiatrici internalizzanti ed esternalizzanti, ma anche per fallimenti accademici e messa in atto di comportamenti rischiosi per la salute, e le prove empiriche disponibili a oggi relative alle terapie basate sulla mindfulness in adolescenza sono incoraggianti (Perry-Parrish, Copeland-Linder, Webb & Sibinga, 2016).

Gli effetti benefici della mindfulness riguardano il miglioramento dei meccanismi di auto-regolazione delle emozioni, delle condotte, e dei processi cognitivi, poiché attraverso la mindfulness si addestrano gli adolescenti alla consapevolezza prima, e all’accettazione poi, di eventi interni ed esterni spiacevoli. Questa modalità di relazionarsi con le esperienze negative può sostituire un po’ alla volta le reazioni impulsive, le ruminazioni, gli evitamenti, tipici di tanti disturbi mentali (Barcaccia e Mancini, 2016).mind-full

È evidente che i programmi basati sulla mindfulness, nati per una popolazione adulta, necessitino di specifici adattamenti all’età evolutiva. Ad esempio è importante che le pratiche siano più brevi, e che prevedano più movimento fisico di quelle destinate agli adulti (Hayes & Greco, 2008). È opportuno, dunque, ridurre i tempi rispetto a quelli impiegati per gli adulti. Per questo di solito per gli adolescenti si adottano pratiche che durano dai cinque ai dieci minuti circa. In uno studio sul programma MBCT per adolescenti depressi che avevano seguito una terapia individuale e che presentavano ancora sintomi depressivi residuali, alcuni partecipanti hanno espresso qualche difficoltà a portare a termine proprio le pratiche formali più lunghe, come ad esempio il body-scan (Ames, Richardson, Payne, Smith e Leigh, 2014).

Thompson e Gauntlett-Gilbert (2008) suggeriscono di utilizzare con gli adolescenti, ancor più che con gli adulti, una varietà di pratiche diverse. Infatti, se da un lato la ripetizione di alcune istruzioni sempre uguali da una seduta all’altra può essere utile per far toccare con mano ai ragazzi che un po’ alla volta, di fronte alla medesima esperienza, si può imparare a non reagire impulsivamente, e ad ampliare il bagaglio delle risposte possibili, è anche vero che con questa fascia d’età è utile garantire una varietà nelle pratiche, per evitare noia e disimpegno, riducendo i tempi di ciascun esercizio (nei protocolli per adolescenti le pratiche durano in media 5-10 minuti). Per spiegare ai ragazzi quanto sia spontaneo vagare con la mente, e quanto sia impegnativo riportarla alla consapevolezza, si può ricorrere all’uso di metafore. Auerbach, Webb e Stewart (2016), in un recente volume sulla psicoterapia con gli adolescenti depressi, ne suggeriscono alcune particolarmente adatte e molto usate nell’ACT, come ad esempio “foglie su un ruscello”, o “nuvole nel cielo”, atte a incrementare la consapevolezza del flusso dei pensieri, che incessantemente vanno e vengono. Vi è poi quella della mente-scimmia propria della tradizione del Buddismo Theravada, secondo cui la mente è come una scimmietta selvatica che salta da un pensiero all’altro tutto il giorno (Gunaratana, 1995). Auerbach, Webb e Stewart (2016) propongono inoltre la metafora della mente-cinema: la mente è come un cinema “interno” che proietta pensieri e immagini, in cui spesso ci immergiamo completamente, come fosse la trama di un film.

Si incoraggia quindi il ragazzo a notare che la maggior parte delle volte, quando siamo al cinema, le immagini e i suoni ci catturano e influenzano i nostri pensieri ed emozioni, e spesso siamo così assorbiti dalla trama che ci dimentichiamo che la realtà in cui ci troviamo è una sala buia, con tante persone introno a noi. Ecco, la nostra mente è come un cinema “interno”, che proietta continuamente pensieri, immagini, ricordi, che a loro volta influenzano le nostre emozioni e i nostri comportamenti. A volte il film che la mente proietta è piacevole, o innocuo, talvolta invece veniamo talmente catturati dalla “trama dei pensieri” che finiamo con lo stare male e provare ansia, tristezza, rabbia, vergogna (Auerbach, Webb, & Stewart, 2016). La pratica della mindfulness quindi può addestrare i ragazzi a diventare osservatori del flusso continuo di pensieri, e della loro influenza sulle emozioni. E andando oltre con il lavoro terapeutico, si può insegnare loro a riconoscere il ripetersi di uno stesso copione, più e più volte nel corso del tempo. Gli studi di fattibilità e accettabilità dei programmi basati sulla mindfulness mostrano che questi sono ben accolti dagli adolescenti, né sono stati registrati effetti avversi. Malgrado ciò è necessaria una certa cautela nel suggerirne l’utilizzo in questa fascia d’età, poiché le ultime meta-analisi indicano che i protocolli disponibili possono sì portare a una riduzione dei sintomi ma sono altresì emerse alcune debolezze dei disegni di ricerca finora impiegati, per cui è auspicabile l’adozione di metodologie più rigorose, così come l’incremento del numero degli studi, ancora molto limitato (Goyal et al., 2014; Kallapiran, Kirubakaran, & Hancock, 2015). È comunque davvero auspicabile un’ulteriore progressione della ricerca in questo campo, visto che, come affermano anche MacPherson, Cheavens e Fristad (2013), l’acquisizione di capacità di mindfulness sembra essere una competenza centrale per gli adolescenti, al fine di gestire meglio l’impulsività, modulare le emozioni, ridurre la vulnerabilità a emozioni negative indesiderate, incrementarne l’accettazione, ma anche allo scopo di potenziare la capacità di notare e provare emozioni positive.

BIBLIOGRAFIA

Ames, C. S., Richardson, J., Payne, S., Smith, P., & Leigh, E. (2014).Mindfulness‐based cognitive therapy for depression in adolescents. Child and Adolescent Mental Health, 19(1), 74-78. doi:10.1111/camh.12034

Auerbach, R. P., Webb, C. A., & Stewart, J. G. (2016). Cognitive Behavior Therapy for Depressed Adolescents: A Practical Guide to Management and Treatment. Routledge.

Barcaccia, B., & Mancini, F. (2016). L’utilizzo della mindfulness con gli adolescenti. Quaderni di Psicoterapia Cognitiva (in corso di stampa).

Goyal, M., Singh, S., Sibinga, E. M., Gould, N. F., Rowland-Seymour, A., Sharma, R., … & Ranasinghe, P. D. (2014). Meditation programs for psychological stress and well-being: a systematic review and meta-analysis. JAMA Internal Medicine, 174(3), 357-368. doi:10.1001/jamainternmed.2013.13018

Gunaratana H. (1991). Mindfulness in Plain English.(Trad. it. 1995) La pratica della consapevolezza. Roma: Ubaldini.

Hayes, S., & Greco, L. (2008). Acceptance and mindfulness for youth: It’s time. Acceptance and mindfulness treatments for children & adolescents: A practitioner’s guide, 3-13. New Harbinger Publications.

Kallapiran, K., Koo, S., Kirubakaran, R., & Hancock, K. (2015). Review: Effectiveness of mindfulness in improving mental health symptoms of children and adolescents: a meta‐analysis. Child and Adolescent Mental Health, 20(4), 182-194. doi:10.1111/camh.12113

MacPherson, H. A., Cheavens, J. S., & Fristad, M. A. (2013). Dialectical behavior therapy for adolescents: theory, treatment adaptations, and empirical outcomes. Clinical child and family psychology review, 16(1), 59-80. doi: 10.1007/s10567-012-0126-7

Perry-Parrish, C., Copeland-Linder, N., Webb, L., & Sibinga, E. M. (2016). Mindfulness-Based Approaches for Children and Youth.Current problems in pediatric and adolescent health care, 46(6), 172-178.

Thompson, M., & Gauntlett-Gilbert, J. (2008). Mindfulness with children and adolescents: Effective clinical application. Clinical child psychology and psychiatry, 13(3), 395-407. DOI: 10.1177/1359104508090603

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *