La mindfulness è una strategia di regolazione emotiva top down o bottom up?

di Graziella Pisano

La regolazione emotiva è un elemento importante per la  salute mentale ed un funzionamento adattivo, infatti un deficit di regolazione emotiva può essere riscontrato in molti disturbi psichiatrici. La mindfulness rappresenta una strategia di regolazione emotiva; diversi studi supportano la teoria secondo cui essa sarebbe un elemento che concorre alla rivalutazione cognitiva ( processo top down), mentre altri studi suffragano l’ipotesi secondo  cui la mindfulness sarebbe invece una strategia di regolazione emotiva a sé stante, indipendente dalla rivalutazione cognitiva (processo bottom up). La concezione di mindfulness come processo bottom up evidenzia che quando il soggetto presta attenzione alle esperienze presenti con attitudine non giudicante si manifesterebbe una riduzione dell’attivazione limbica in risposta a stimoli emotivamente salienti, senza l’attivazione concomitante della corteccia prefrontale. La review di Chiesa A. e coll. (2013)  prende in esame cinque studi che rivelano che un mindfulness training può essere correlato ad una minore reattività emozionale agli stimoli derivante da una strategia di regolazione emotiva non meditata dall’ aumento della regolazione top down da parte delle aree prefrontali sull’area limbica, come lo striato e l’amigdala. La seconda concezione (top down) considera la mindfulness come una strategia di regolazione emotiva che facilita la rivalutazione cognitiva; l’attivazione della corteccia prefrontale potrebbe, dunque, modulare l’attivazione limbica.

Gli autori della review analizzano quattro studi a supporto di tale ipotesi, da cui si evince che coloro che praticano mindfulness da poco tempo paiono manifestare un pattern di elaborazione cerebrale top down, a cui si potrebbero attribuire gli effetti benefici della pratica mindfulness. La scarsità attuale di evidenze circa la connettività tra la corteccia prefrontale e le aree limbiche limita la possibilità di stabilire fermamente la relazione tra queste aree, per cui tali risultati vanno considerati con cautela. Gli autori della review propongono l’ipotesi che tali differenti correlati neurali (bottom up e top down) osservati durante i training di mindfulness, potrebbero essere ricondotti a diversi fattori, quali: le differenze riscontrate negli studi riguardo al grado di esperienza dei soggetti nelle pratiche di meditazione, ai disegni di ricerca, ai tipi di compiti implicati e alla specifica definizione di mindfulness impiegata. Nonostante le differenze riscontrate, la maggior parte degli studi riportati evidenzia l’aumento dell’attivazione delle aree implicate nella consapevolezza somatica, come l’insula, in conseguenza del training. Gli studi di neuroimaging forniscono supporto all’ipotesi degli autori della review  riguardo la possibilità che le differenze riscontrate nei correlati neurali della mindfulness sembrerebbero variare in funzione dell’esperienza che si ha con la pratica mindfulness; gli studi condotti con meditatori esperti che hanno alle spalle una pratica continuativa di uno o più anni evidenziano un’ attivazione bottom up. Mentre gli studi che includono un campione di praticanti di mindfulness che hanno alle spalle una pratica di breve termine (da qualche giorno a qualche settimana) fanno propendere per un’ attivazione top down, evidenziando però l’attivazione modulatoria sul sistema limbico da parte della corteccia prefrontale (CPF) destra, generalmente associata al monitoraggio dell’esperienza presente scevra da concettualizzazioni linguistiche; laddove prima della pratica mindfulness si rileva nei soggetti  una maggiore attivazione della corteccia prefrontale sinistra, associata soprattutto al pensiero concettuale. Per cui, già poche settimane di pratica mindfulness possono fornire un meccanismo di regolazione emozionale differente (CPF destra) rispetto a quello mediato dalla rivalutazione cognitiva tipico delle psicoterapie classiche (CPF sinistra). Sebbene le evidenze mostrate nella review  siano preliminari, esse forniscono importanti implicazioni cliniche; infatti la possibilità che il training mindfulness possa condurre a benefici almeno in parte mediati da un’elaborazione distinta dalla rivalutazione cognitiva è particolarmente importante se si considera che nei casi di ansia e depressione si osserva frequentemente un significativo impoverimento delle aree cerebrali correlate alla rivalutazione cognitiva; questo può fornire una spiegazione riguardo il motivo per cui questi pazienti facciano sforzi per regolare le emozioni negative non commisurati al sollievo derivante da essi. Di conseguenza la possibilità di collegare un’emozione spiacevole ad altri meccanismi neurali piuttosto che alla rivalutazione cognitiva potrebbe essere d’aiuto ai pazienti con un impoverimento delle aree cerebrali associate ad una efficace rivalutazione cognitiva. In conclusione, la definizione della mindfulness come strategia di regolazione emotiva bottom up non dovrebbe essere considerata antitetica a quella top down, piuttosto si potrebbe pensare a tali processi come a due poli opposti di un continuum o come processi complementari dipendenti da molteplici fattori. È però chiaro che anche in chi pratica mindfulness da poco tempo si verificano delle modifiche nei pattern cerebrali  (maggiore attivazione della CPF destra) che nel corso del tempo possono consolidarsi in cambiamenti strutturali. Inoltre, un aumento della consapevolezza delle modificazioni corporee in seguito a stimoli emozionali può portare ad una maggiore consapevolezza delle proprie emozioni, che è una precondizione all’abilità di regolarle; in base a ciò un training di mindfulness potrebbe aiutare quei pazienti che riportano una mancanza di consapevolezza dell’esperienza interna come nel disturbo borderline di personalità, nei disturbi alimentari e nei casi di abuso di sostanze.

Riferimento Bibliografico

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Chiesa A., Serretti A., Jakobsen J. C. “Mindfulness: Top–down or bottom–up emotion regulation strategy?”.  Clinical Psychology Review 33 (2013) 82–96.

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Una risposta a “La mindfulness è una strategia di regolazione emotiva top down o bottom up?”

  1. Ciao, perdonami, nel percorso che affronta.to per i disturbi alimentari ci hanno parlato di questa tecnica e spiegato come farla……ma è possibile che non tutti possano/ riescano a farla? Ad esempio, quaneo ho provato mi sono agitata….ma è normale oppure è possi ile che sbagli o affronti io la meditazione in maniera errata?

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