Un percorso tutto italiano per i bambini con deficit uditivi o visivi
La ricerca, il concepimento e l’attesa di un figlio rappresentano, nel loro insieme, un percorso caratterizzato da consistenti investimenti emotivi e aspettative, a livello individuale e di coppia, rispetto al nuovo ruolo di genitori e al futuro del nascituro. Al termine del percorso, la nascita del figlio si preannuncia come un momento di intensa gioia. Gli investimenti emotivi, le aspettative e la gioia provata all’arrivo del piccolo possono andare incontro a uno stravolgimento qualora il bambino appena nato presenti deficit uditivi o visivi.
Nel 90% dei casi, infatti, i genitori non hanno alcuna esperienza in materia di sordità o sordocecità infantile e, alla notizia della diagnosi, sperimentano una sintomatologia ricorrente, simile a quella riscontrata nelle situazioni di lutto. A sua volta, la reazione dei genitori alla diagnosi si pone come uno dei fattori che influenza l’impatto dell’una o dell’altra condizione di deficit sensoriale sulla vita dei piccoli. Altri fattori risultano essere: la capacità di adattamento familiare, le strategie di “coping” utilizzate dai genitori, vale a dire le tecniche mentali e comportamentali che sono messe in atto per fronteggiare una difficoltà, il percorso abilitativo intrapreso, la presenza di risorse nella comunità, senza dimenticare il ruolo delle disposizioni biologiche e temperamentali del bambino e il suo legame con le figure di accudimento.
Negli Stati Uniti, in Canada e ora anche in Italia, per favorire l’espressione delle potenzialità di ogni bambino sordo o sordocieco, viene incoraggiato l’inserimento in programmi di intervento precoce, nella consapevolezza che le esperienze nei primi anni di vita sono cruciali per lo sviluppo delle competenze psicomotorie, cognitive e comunicative, nonché per favorire la costruzione di legami affettivi e di fiducia con le figure di accudimento, come parte di un positivo sviluppo relazionale ed emotivo.
In particolare, in Italia, viene impiegato un modello di intervento precoce di tipo multisensoriale. I bambini sordi e sordociechi, infatti, non sono esposti naturalmente ai diversi flussi di informazioni sensoriali provenienti da più canali contemporaneamente e non sono in grado di combinare, integrare ed elaborare spontaneamente tali informazioni, come invece accade per i coetanei udenti e vedenti. I bambini con deficit sensoriali, pertanto, se non supportati precocemente, corrono il rischio di andare incontro all’isolamento e di non comunicare e interagire con gli altri.
L’intervento precoce multisensoriale offre ai piccoli sordi e sordociechi programmi di attività goal oriented, pianificati tenendo conto delle caratteristiche peculiari e delle potenzialità di ogni bambino, e realizzati con il supporto di strumenti e materiali che consentono stimolazioni visive, acustiche, olfattive, tattili e propriocettive. Tali programmi aiutano il bambino a concentrarsi e focalizzarsi sulle informazioni, migliorando la capacità di prestare attenzione e lo span attentivo; rafforzano la memoria, sviluppano la capacità di risoluzione di problemi, favoriscono l’orientamento e la mobilità, stimolano lo sviluppo della consapevolezza di sé, degli altri e dell’ambiente, incoraggiano l’interazione con gli altri favorendo la nascita e il mantenimento di relazioni positive, promuovono lo sviluppo del linguaggio e l’acquisizione di adeguati metodi comunicativi.
Anche i genitori possono beneficiare dell’intervento precoce attraverso un coinvolgimento attivo nei programmi pensati per i loro figli. L’obiettivo è che imparino a comprendere come i figli comunicano e utilizzano i sensi per acquisire informazioni, a riconoscere le potenzialità dei propri bambini e a utilizzare tecniche e modalità di interazione con loro, rafforzando, così, il legame. È auspicabile, inoltre, che ricevano supporto psicologico al fine di andare nella direzione dei propri valori, nell’interesse dei figli, nonostante le emozioni che la sordità o sordocecità suscita in loro.