di Miriam Miraldi
Le emozioni sono stati complessi e multidimensionali, in cui l’elemento affettivo e quello fisiologico incontrano un ingrediente cognitivo essenziale, costituito dalla valutazione e dal giudizio che il soggetto rende di quello specifico stato emotivo. Percepire un’emozione come problematica, dannosa o inaccettabile, anziché come normale, comprensibile e ammissibile, influenza l’autoregolazione emotiva. Ad esempio, vediamo che i disturbi d’ansia non sono caratterizzati solo da una specifica sintomatologia fisiologica -come la tachicardia- in risposta ad uno stimolo ansiogeno (problema primario); al contrario osserviamo la risposta di una mente pensante e conoscitiva, attraverso cui il paziente si valuta negativamente per il fatto stesso di presentare ed esperire quei sintomi: questo livello di autogiudizio e autocritica passa sotto il nome di problema secondario o meta-emotivo (Ellis, 1980, 2003). Si tratta di un fenomeno transdiagnostico, ma a differenza delle patologie depressive, il rapporto tra il problema meta-emotivo e la sintomatologia ansiosa è stato meno esplorato; in particolare non si è ancora indagato se e come, nei disturbi d’ansia, ridurre le valutazioni negative di una specifica reazione emotiva (problema secondario), possa impattare sulla stessa esperienza emotiva.
In un recente studio esplorativo Couyoumdjian et al. (2016) hanno vagliato l’ipotesi che la riduzione del problema secondario porterebbe anche alla diminuzione della reattività della risposta di paura allo stimolo fobico. Sono stati identificati 33 soggetti con fobia specifica, un disturbo d’ansia caratterizzato da iperarousal, paura marcata e persistente di un oggetto o situazione specifici (ragni, insetti, cani, piccioni…), e dal fatto che i pazienti riconoscono che la loro ansia è sproporzionata/irragionevole, e si criticano per essere fragili; inoltre questi pazienti mostrano un aumento della frequenza cardiaca (HR, Heart Rate) e dell’attività simpatica durante l’esposizione allo stimolo fobico quindi, nel presente studio, gli autori hanno considerato HR e HRV (Heart Rate Variability) come indici di risposta del sistema nervoso allo stimolo fobico. Ai partecipanti sono stati somministrati alcuni questionari (Scala Disgusto Revised, Olatunji et al., 2007; STAI, Spielberger et al., 1970 e Pedrabissi e Santinello,1989; SCID-II ) e sono poi stati esposti al target fobico, costituito da alcuni video, prima e dopo un intervento psicoterapeutico mirato e volto a ridurre il problema secondario. L’attività cardiaca è stata costantemente monitorata con ECG. Ai soggetti è stato chiesto di valutare la loro reazione fobica, indagando anche la tecnica del doppio standard.
L’obiettivo della ricerca è stato di verificare se la riduzione di autocritiche avverse (problema secondario o meta-emotivo), relative ad una specifica risposta emotiva negativa (problema principale), condiziona l’esperienza della reazione emotiva in sé, diminuendo il grado di paura allo stimolo fobico. I risultati più interessanti mostrano che ridurre il problema meta-emotivo riduca anche la reattività fisiologica e l’arousal autonomico, ma non i sintomi soggettivi di ansia percepita durante e dopo l’esposizione fobica.
Studi futuri potrebbero indagare se e come il problema secondario o meta-emotivo contribuisca non soltanto all’incremento del problema primario, ma anche al suo mantenimento. Inoltre sarebbe opportuno approfondire il ruolo svolto, nella storia di vita, da precoci esperienze di invalidazione emotiva (Linehan, 1993), come ad esempio essere ridicolizzati o degradati per la propria fobia, nello sviluppo del problema meta-emotivo.
Rispetto alle implicazioni cliniche, la presenza del problema secondario dovrebbe essere valutata per determinare se la terapia espositiva per le fobie specifiche possa beneficiare dell’inclusione dell’intervento cognitivo.
Riferimenti bibliografici
Couyoumdjian A., Ottaviani C., Petrocchi N., Trincas R., Tenore K., Buonanno C. and Mancini F. (2016). Reducing the Meta-Emotional Problem Decreases Physiological Fear Response during Exposure in Phobics. Frontiers in Psychology, July 2016 | Volume 7