di Stefania D’Angerio
Come integrare differenti tecniche di intervento nei casi di Disturbo di Personalità
A quale terapeuta nella propria esperienza clinica non è mai capitato di incontrare un paziente che presentava uno o più disturbo di personalità? Soggetti con una modalità pervasiva di percepire, di rapportarsi, di pensare a se stessi e all’ambiente circostante in modo rigido, non adattivo, con una significativa compromissione del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree?
Sono casi difficili da trattare, che spesso pongono il terapeuta di fronte a numerose difficoltà sia nella diagnosi, a causa della molteplicità dei criteri che accendono, sia nel trattamento. Gli autori del Terzo Centro di Psicoterapia Cognitiva di Roma hanno evidenziato come questi soggetti abbiano delle difficoltà nella capacità di riflettere sui propri stati mentali e nel comprendere quelli degli altri, presentando dei disturbi metacognitivi che rendono difficile la vita del terapeuta, che spesso può essere preda di sentimenti di impotenza e frustrazione.
In “Curare i casi complessi”, gli autori mostrano come la psicoterapia degli ultimi decenni abbia sviluppato un amplio numero di procedure e tecniche per singoli disturbi o sintomi che aiutano il terapeuta alla presa in cura, fornendo nuove ipotesi di trattamento.
Ma come integrare questi trattamenti in modo da offrire al paziente, non solo un trattamento efficace, ma il più adatto e funzionale per la sua problematica?
L’integrazione, si legge nel volume, non può essere soltanto la semplice unione di interventi diversi, ma deve esserci una ragionata organizzazione dell’equipe che motiva la coerenza dell’intervento.
Inizialmente, i trattamenti che offriva il centro erano terapie individuali, a volte associate a terapie farmacologiche, ma lentamente nei clinici è maturata la convinzione che queste terapie non fossero sufficienti per i casi complessi, così ha preso piede l’idea di introdurre trattamenti differenti specifici per la problematica presentata. Il paziente che accede al centro viene sottoposto a una serie di test che ne permettono di evidenziare la sintomatologia e, dopo qualche seduta di assessment, si propone il trattamento individuale o di gruppo più adatto o l’integrazione di diversi interventi che risultano utili per il caso.
I trattamenti proposti sono molteplici: gruppi di skill training fondati sulla Dialectical Behaviuor Therapy, gruppi di skill training per pazienti con grave ritiro sociale, gruppi di Mindfulness (M.B.S.R. o M.B.C.T), gruppi di parent training per i familiari dei pazienti gravi, gruppi psicoeducazionali per il disturbo bipolare, gruppi di auto aiuto per i familiari basati sulla Family Connection, trattamenti EMDR, trattamenti basati sulla Sensory motor Therapy, trattamenti specifici per adolescenti, trattamenti domiciliari basati sulla esposizione con prevenzione della risposta. I casi più complessi vengono discussi in una riunione con il coordinatore clinico del centro per formulare un piano terapeutico integrato.
Nei casi complessi, nei quali i pazienti con diagnosi di disturbo di personalità presentano almeno un altro disturbo di personalità, i singoli trattamenti individuali non sono più sufficienti, ma devono essere associati ad altri trattamenti in grado di curare più direttamente il sintomo, insegnare abilità specifiche di cui il soggetto è carente o attivare aree più sensoriali, percettive. Un libro di sicuro interesse per i clinici che apre a nuove prospettive di intervento.
Per approfondimenti:
Carcione A., Nicolò G., e Semerari A. (a cura di) Curare i casi complessi. La terapia metacognitiva interpersonale dei disturbi di personalità. Editori Laterza, Bari, 2016.