La pratica della mindfulness può servire per il trattamento del Disturbo Ossessivo-Compulsivo?

di Barbara Barcaccia e Giuseppe Romano

Negli ultimi anni la mindfulness è stata utilizzata all’interno di diversi protocolli per il trattamento di alcuni disturbi mentali, dalla depressione al disturbo borderline di personalità. A oggi non sono stati ancora pubblicati studi clinici randomizzati controllati (RCT) che ne valutino l’efficacia per il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC), e sono disponibili solo dati preliminari. Considerata la difficoltà che i pazienti con DOC hanno nel lasciare andare pensieri, immagini mentali, sensazioni e impulsi, una volta che sono comparsi, gli interventi basati sulla mindfulness sembrerebbero particolarmente indicati, ma per lo stesso motivo è evidente quanto risultino impegnativi per chi è affetto da questo disturbo così invalidante. Nel DOC, infatti, è proprio la reattività alle ossessioni a dare origine a tentativi di soluzione disfunzionali, tentativi che possono essere rappresentati da rituali manifesti, come i rituali di lavaggio o di controllo, oppure nascosti, come nel caso dei tentativi di soppressione dei pensieri, della ripetizione mentale di formule, della ricostruzione in memoria dell’episodio “incriminato”, etc. Sappiamo che tutti i tentativi di soluzione, nascosti e manifesti, costituiscono potenti meccanismi di mantenimento del DOC. Ed è proprio in questo contesto che emerge uno spazio d’intervento significativo per la mindfulness, poiché può aiutare il paziente a prendere consapevolezza che quel pensiero/immagine mentale è un prodotto della propria mente (non necessariamente falso, o con nessuna attinenza alla realtà), sostenendolo, poi, nella fatica di accettare il disagio che si accompagna alla presenza di quel contenuto nella mente e, infine, supportandolo nel non reagire con la messa in atto di tentativi di soluzione controproducenti.

Inoltre la pratica della mindfulness può essere utilizzata per aumentare la compliance dei pazienti al trattamento di Esposizione/Prevenzione della Risposta (E/RP), un trattamento efficace per il DOC, ma percepito come estremamente difficile da affrontare, motivo per il quale viene spesso rifiutato dai pazienti; la mindfulness potrebbe essere quindi uno strumento atto a facilitare l’esposizione, diventando un addestramento a stare all’interno dell’esperienza emotiva dolorosa dell’ansia e della colpa, senza mettere in atto i consueti rituali. In questo senso, la mindfulness potrebbe costituire una via d’uscita da circoli viziosi auto-perpetuantisi, addestrando le persone alla non-reattività alle intrusioni ossessive: la pratica consente infatti di passare dalla modalità del fare, per diminuire la discrepanza tra mondo reale e mondo ideale, alla modalità dell’essere, in cui ci si rapporta con le esperienze interne in modo diretto, non spinti da uno scopo particolare, ma accettando ciò che si presenta momento dopo momento.

Gli studi disponibili fino a questo momento non consentono di considerare la mindfulness come un intervento di provata efficacia per il DOC, anche se alcuni dati preliminari indicano le terapie basate su mindfulness e accettazione come promettenti per il suo trattamento. Sono in corso però studi clinici randomizzati controllati: i risultati di questi studi ci diranno se potremo considerare la mindfulness un intervento efficace per la cura del DOC.

Riferimento bibliografico

Barcaccia B. (2016). La mindfulness per il trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo. In F. Mancini (a cura di) La mente ossessiva, pp. 347-370, Raffaello Cortina Editore.

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