di Francesca Castellano
curato da Elena Bilotta
Nel 2011 l’American College Association ha rilevato che sul 70% degli studenti sessualmente attivi, il 50% ha comportamenti sessuali a rischio, con i problemi che ne conseguono, come gravidanze indesiderate e malattie veneree.
Diversi studi hanno dimostrato che il 50% di giovani con una storia di abusi infantili sono malati di HIV, spesso diretta conseguenza dei suddetti comportamenti a rischio. Questi ultimi sono, a loro volta, strettamente correlati all’uso di alcol, che spesso precede la messa in atto di tali condotte, poiché porta ad una disinibizione e ad una percezione di vicinanza con l’altro, avendo l’illusione momentanea di superare le difficoltà interpersonali. Queste difficoltà verrebbero spiegate con la ridotta capacità, da parte di questi individui, di identificare e descrivere le proprie emozioni, così come di riconoscere quelle degli altri: l’alessitimia.
Hahn e collaboratori hanno provato a fare luce su questo fenomeno, focalizzandosi sul ruolo che l’alessitimia ha nella relazione tra maltrattamenti infantili e comportamenti sessuali a rischio in età adulta. Nello studio condotto su un campione di 425 studenti sessualmente attivi, il 72% riferiva di aver avuto rapporti non protetti e il 75% riportava di consumare alcol durante la settimana. Da una parte, l’uso di alcol risultava correlato con l’alessitimia, impulsi negativi e comportamenti sessuali a rischio. Dall’altra parte, l’uso d alcool non era correlato a maltrattamenti infantili o a uno stile interpersonale dipendente e bisognoso. Gli autori ipotizzano che la relazione tra alessitimia e comportamenti sessuali a rischio possa essere spiegata tramite due ipotetici meccanismi: il primo vede l’alessitimia associata a impulsi negativi; dunque questo “deficit emotivo” può portare l’individuo a comportamenti impulsivi, in questo caso sessuali, in risposta a effetti negativi. Il secondo meccanismo è quello governato dal bisogno, secondo cui gli individui alessitimici hanno problemi interpersonali e adottano uno “stile interpersonale dipendente e bisognoso”, cercando quindi di ovviare alle loro difficoltà arrivando all’interazione attraverso condotte sessuali rischiose.
Focalizzandosi sulle cosiddette urgenze negative date dal reagire in maniera impulsiva a sensazioni negative, è stato riscontrato che l’alessitimia abbia un ruolo di mediatore tra la storia di maltrattamenti dell’individuo e la percezione di effetti negativi nelle varie circostanze. A sua volta, l’uso di alcol è predittore di condotte sessuali a rischio e permette di far fronte a situazioni negative. Bisogna inoltre considerare le variabili contestuali in una complessa interazione persona-ambiente che può portare a diversi tipi di condotte pericolose, dai partner multipli al sesso non protetto. Considerando inoltre la natura correlazionale dello studio, i suoi risultati vanno interpretati con la dovuta cautela.
In merito allo studio sopra riportato, uno dei limiti ad emergere è quello per cui non sono stati approfonditi altri aspetti che correlano la disinibizione e gli stili interpersonali. Che caratteristiche specifiche ha il suddetto “stile interpersonale bisognoso” e in che misura è disinibito? Quanta probabilità c’è che soggetti alessitimici sviluppino questo stile e quanto influisce l’ambiente attuale?
Sarebbe significativo, in vista di un risvolto clinico, identificare i meccanismi alla base dell’alessitimia, in modo da poter agire sulla loro attivazione andando a ridurre i comportamenti impulsivi in risposta alle suddette situazioni negative e così ridurre il verificarsi di condotte problematiche in adolescenza e nella prima età adulta.
Per approfondimenti:
Hann A.M.,SimonsR.M.,Simons J.S. (2016).Childhood Maltreatment and Sexual Risk Taking: The Mediating Role of Alexitimia.Archives of Sexual Behavior.