di Alessandra Nachira
Trattare i disturbi di personalità attraverso l’integrazione delle diverse procedure e tecniche che la psicoterapia moderna mette a disposizione
I trattamenti psicoterapici degli ultimi decenni hanno due caratteristiche principali: sono manualizzati in modo da poter essere riproducibili; hanno superato diverse prove di efficacia e ciò aumenta gli strumenti terapeutici a disposizione.
I Disturbi di Personalità (DP) presentano, nella grande maggioranza dei casi, un’alta comorbilità tra loro e con i disturbi somatici, vale a dire il confluire nello stesso caso di diversi e apparentemente eterogenei aspetti della psicopatologia.
Per trattare i DP, occorre integrare le diverse procedure e tecniche che la psicoterapia moderna mette a disposizione.
Il tipo di intervento promosso presso il Terzo Centro di Psicoterapia Cognitiva di Roma è la “Terapia Metacognitiva Interpersonale” che ha, come obiettivo centrale, lo sviluppo e il miglioramento delle abilità metacognitive. Accettato il presupposto che i disturbi della metacognizione siano un fattore comune alla base della patologia della personalità, risulta primario l’incremento delle abilità metacognitive nella psicoterapia di questi disturbi. “Intorno a questo obiettivo centrale, che costituisce l’aspetto che unifica il trattamento dentro un quadro concettuale coerente, – si legge nel volume “Curare i casi complessi. La terapia metacognitiva interpersonale dei disturbi di personalità”, curato a Carcione e Nicolò e edito da Laterza – vengono messe in atto diverse procedure e tecniche mutuate da vari tipi di psicoterapia allo scopo di gestire e superare le molteplici sfaccettature che assume la psicopatologia dei DP”.
Il ragionamento clinico da seguire per mettere ordine nella complessità dell’intervento ha una logica che si articola attraverso la distinzione tra “obiettivi strategici, procedure e tecniche” di una psicoterapia.
Gli “obiettivi strategici” sono gli scopi da raggiungere al fine di ridurre la sofferenza soggettiva e incrementare la qualità delle relazioni e della vita sociale. La scelta di questi obiettivi dipende dal modello del disturbo che viene adottato e riguarda il cambiamento sia dei fattori psicopatologici, gerarchicamente coinvolti nel generare o mantenere il disturbo, sia dei fattori alla base delle diverse manifestazioni sintomatiche.
Le “procedure” sono sequenze di obiettivi tattici che vengono perseguiti in successione al fine di raggiungere un determinato obiettivo strategico.
Le “tecniche” sono i diversi metodi con cui si possono perseguire i vari obiettivi tattici previsti da una procedura.
I tre livelli si distinguono per il grado di flessibilità: gli obiettivi strategici sono fissi, le procedure possono essere modificate purché si mantenga la coerenza con l’obiettivo strategico.
Si può concludere che tale distinzione si rivela utile all’integrazione, perché la chiarezza degli obiettivi strategici fornisce la cornice concettuale coerente all’uso di diverse procedure e tecniche. Dato che la scelta degli obiettivi strategici dipende dal modello psicopatologico inerente al caso clinico specifico, ne deriva che l’integrazione terapeutica dipende dall’integrazione dei modelli di psicopatologia.
Per approfondimenti:
Carcione A., Nicolò G., e Semerari A. (a cura di) Curare i casi complessi. La terapia metacognitiva interpersonale dei disturbi di personalità. Editori Laterza, Bari, 2016.