La sindrome di rischio psicotico: cos’è e come si valuta

di Maria Pontillo e Stefano Vicari

 Sottoporre il paziente all’ “Intervista semistrutturata per la valutazione delle sindromi prodromiche” per verificare la presenza di rischio psicotico

La prima definizione condivisa di Psychosis Risk Syndrome (PRS) è stata sviluppata dal gruppo australiano guidato da Patrick McGorry e può essere riassunta come una condizione clinica caratterizzata da sintomi psicotici tipici (quali allucinazioni, deliri e disorganizzazione dell’eloquio) che tuttavia si manifestano con frequenza, durata e intensità inferiori rispetto a quelli di soggetti con psicosi franca.

I soggetti con tale condizione presentano un tasso di transizione verso l’esordio psicotico che va dal 10% al 40% entro i due anni.

Diversi studi randomizzati controllati evidenziano che la PRS e il deterioramento funzionale associato possono essere trattati ritardando o addirittura prevenendo la transizione a un disturbo psicotico franco grazie a modalità di diagnosi-intervento precoci.

Da qui la necessità di strumenti di valutazione specifici.

In quest’ottica, viene proposta la SIPS/SOPS o “Intervista semistrutturata per la valutazione delle sindromi prodromiche”. Si tratta di un’indagine finalizzata a:

  • Escludere psicosi passate o attuali
  • Accertare la presenza di una sindrome prodromica, che annuncia un disturbo
  • Valutare la gravità dei sintomi prodromici

La scala è suddivisa in quattro livelli che indagano:

  • Sintomi positivi (5 items)
  • Sintomi negativi (6 items)
  • Sintomi di disorganizzazione (4 items)
  • Sintomi generali (4 items)

Il primo obiettivo è verificare la presenza di un disturbo psicotico attuale o pregresso.
Una psicosi pregressa può essere esclusa utilizzando le informazioni ottenute mediante lo screening iniziale e valutata utilizzando il criterio della Presenza di Sintomi Psicotici (Presence of Psychotic Symptoms – POPS). Per escludere invece una psicosi attuale, è necessario interrogare e valutare il paziente sugli item relativi ai cinque sintomi positivi.

Qualora il disturbo psicotico venga escluso, il secondo obiettivo di questo strumento di valutazione è verificare il rischio psicotico. In base all’intensità e alla frequenza dei sintomi presentati, al livello di deterioramento funzionale e alla presenza di un rischio genetico, vengono individuate tre Psychosis Risk Syndromes:

  • Sindrome Psicotica Breve Intermittente (BIPS), caratterizzata da sintomi psicotici recenti e di durata molto breve riconducibili a un disturbo. Per soddisfare i criteri per la BIPS, un sintomo di gravità psicotica deve essere iniziato negli ultimi tre mesi e deve essere presente almeno per diversi minuti al giorno, con una frequenza di almeno una volta al mese.
  • Sindrome a Sintomi Positivi Attenuati (APS), caratterizzata dalla presenza di sintomi recenti di sufficiente gravità e evidenza, insorti nell’anno precedente e con una frequenza media di almeno una volta la settimana nel mese precedente.
  • Sindrome di Rischio Genetico e Deterioramento (GRDS), caratterizzato dalla combinazione di un rischio genetico per un disturbo dello spettro schizofrenico e di un recente deterioramento funzionale. Il criterio per il rischio genetico può essere soddisfatto se il paziente ha un familiare di primo grado con qualche disturbo psicotico affettivo o non affettivo o soddisfa i criteri del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-IV) per il Disturbo Schizotipico di Personalità.

Per approfondimenti:

maria.pontillo@opbg.net

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