di Daniela Fagliarone
Il modello di benessere psicologico di Marie Jahoda
È esperienza comune dei professionisti della salute mentale ricevere, dai pazienti che iniziano una psicoterapia, la richiesta di “poter tornare a essere felici come prima”, con il forte desiderio non realizzabile di “smettere per sempre di provare le emozioni negative”, quali, ad esempio, l’ansia o la tristezza. Ma è proprio vero che una vita degna di essere vissuta è quella dove non si sperimenta nessuna sofferenza? Spesso, quando il terapeuta sente pronunciare questi tipo di frasi, la richiesta è, in realtà, quella di tornare a sperimentare il benessere provato nel passato. Il concetto di benessere, nel corso degli anni, ha subito numerose modifiche e ampliamenti che hanno condotto a una visione del termine più ampia e completa, non più incentrata sull’assenza di patologie, sofferenza o disagio, ma su una condizione di equilibrio fra la persona, con le sue necessità e le sue risorse, e l’ambiente in cui vive. Collegato a questo costrutto, c’è il concetto di “eutimia”. In psicologia, l’“eutimia” indica lo stato d’animo tipico della persona non depressa, che sperimenta un umore sereno o neutrale; in ambito clinico, è definita spesso solo in termini negativi, ovvero come “un’assenza di sintomatologia riferita al tono dell’umore che non sia troppo basso o troppo elevato”, trascurandone gli aspetti positivi che indicano l’avvenuta guarigione. La psicologa Marie Jahoda, nel 1958, creò un modello di benessere psicologico composto da varie dimensioni:
- L’abilità nel regolare il comportamento dall’interno; il valutare se stessi secondo standard personali resistendo alle pressioni sociali.
- Controllo ambientale. Il potere percepito di influire sull’ambiente esterno, di poter usare efficacemente le opportunità ambientali e il riuscire a creare o a scegliere contesti soddisfacenti per i propri bisogni e valori.
- Relazioni soddisfacenti e positive con gli altri. Avere relazioni intime, essere affettivi ed empatici con gli altri, comprendere che le relazioni umane sono caratterizzate da uno scambio reciproco, da un dare e ricevere.
- Il grado di crescita personale. Avere la sensazione di sviluppo continuo, vedere se stessi come individui in crescita e in miglioramento, l’essere aperti a nuove esperienze e avere fiducia di poter realizzare le proprie potenzialità.
- Autorealizzazione personale. Avere scopi e obiettivi di vita, provare la sensazione di avere una direzione, sentire che la propria vita presente e passata abbia un significato.
- Accettazione di sé. Avere un atteggiamento positivo verso se stessi, la completa accettazione delle proprie qualità e difetti e sentimenti positivi verso la propria vita passata.
L’autrice, inoltre, sottolinea una caratteristica che è collegata al concetto di eutimia: l’“integrazione”, un equilibrio delle forze psichiche che, per lei, corrisponde al concetto di “flessibilità psicologica”, abilità utile a mantenere l’equilibrio individuale, in maniera che la persona conduca la propria vita e metta in atto comportamenti coerenti con i propri sentimenti e scopi e che la renda in grado di resistere allo stress (maggiore resilienza e tolleranza alla frustrazione).
La “Terapia del benessere” di Giovanni Fava, professore ordinario di Psicologia Clinica all’università Alma Mater Studiorum di Bologna, è un trattamento psicoterapeutico, basato sul modello di Jahoda, che è risultato essere efficace nella diminuzione della vulnerabilità alla depressione e delle ricadute. In conclusione, per i professionisti della salute mentale, può essere importante prendere in considerazione la possibilità di lavorare anche sull’incremento del benessere psicologico e dell’eutimia nella loro pratica clinica, con il fine di non accontentarsi della sola riduzione dei sintomi ma di intervenire insieme al paziente per un miglioramento globale della sua qualità della vita.
Per approfondimenti:
Fava. G.A. (2016). Well-Being Therapy: Current Indications and Emerging Perspectives. Psychotherapy and Psychosomatics; 85: 136-145.
Fava G.A., Bech P. (2016). The Concept of Euthymia. Psychotherapy and Psychosomatics; 85:1-5.
2 risposte a ““Dottore, che sintomi ha la felicità?””