Il “biofeedback” per controllare le proprie risposte fisiologiche

di Simone Migliore

Il sistema di monitoraggio che aiuta a risolvere, in modo naturale, una serie di disturbi, dalla cefalea all’ansia, dall’iperattività all’epilessia

Il “biofeedback” è una tecnica comportamentale che consente a un individuo di autoregolamentare le proprie risposte fisiologiche, che sono solitamente al di fuori del controllo volontario o sono sfuggite ai meccanismi regolatori a causa di una malattia o un trauma. Totalmente privo di effetti collaterali, è raccomandato anche per il trattamento di alcune specifiche condizioni nei bambini e negli adolescenti.

Strumenti estremamente precisi misurano e mostrano in tempo reale, sul monitor di un computer, informazioni riguardanti la propria fisiologia come: onde celebrali, frequenza cardiaca, respirazione, tensione muscolare, etc. Tali informazioni, anche attraverso cambiamenti nel pensiero, nelle emozioni o nel comportamento, consentono di modificare il funzionamento fisiologico, producendo una riduzione della sintomatologia legata ad alcuni disturbi, oppure migliorando prestazioni quali la concentrazione o la reattività.

Lo strumento utilizzato misura diversi parametri psicofisiologici e permette al soggetto di monitorare la propria attività grazie a un segnale visualizzato sullo schermo del computer. Tale segnale, sonoro o visivo, informa in tempo reale il paziente delle variazioni della funzione monitorata. Ciò consente di apprendere progressivamente, di controllare e regolare autonomamente una o più funzioni fisiologiche.

Il biofeedback è, pertanto, un processo che consente alla persona di apprendere come modificare la propria fisiologia al fine di migliorare la salute o di incrementare le proprie performances. Il cambiamento, a livello fisiologico, avviene attraverso un processo di apprendimento (“condizionamento operante”) associato a cambiamenti cognitivi, emotivi e comportamentali. Con il progredire dell’apprendimento, questi cambiamenti si trasferiscono nella vita quotidiana senza la necessità di utilizzare ulteriormente le strumentazioni di feedback.

Alcuni dei disturbi per cui il biofeedback si è dimostrato efficace sono la cefalea di tipo tensivo e l’emicrania, l’ansia e i disturbi stress correlati, il disturbo dell’attenzione e l’iperattività (ADHD), il dolore cronico, l’ipertensione arteriosa e l’epilessia.

Nello specifico, un trattamento con il biofeedback prevede circa 10-15 incontri, ognuno dei quali composto generalmente da cinque fasi:

  1. Valutazione psicofisiologica pre-trattamento;
  2. Training di biofeedback;
  3. Apprendimento di strategie e tecniche specifiche;
  4. Colloqui psicologico-clinici di monitoraggio, diretti a evidenziare eventuali circoli viziosi;
  5. Valutazione post-trattamento.

Gli incontri sono coordinati da uno specialista, in genere uno psicoterapeuta, che guida il paziente nella “lettura” dei propri parametri fisiologici e gli insegna una serie di tecniche destinate a migliorare le proprie funzioni. Il biofeedback è stato utilizzato di recente anche in ambito sportivo, educativo e lavorativo, al fine di gestire efficacemente lo stress e incrementare le proprie prestazioni fisiche e professionali.

Per approfondimenti:

Yucha, Carolyn, and Doil Montgomery. Evidence-based practice in biofeedback and neurofeedback. Wheat Ridge, CO: AAPB, 2008.

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