Psicologia della ripicca

di Barbara Barcaccia

Perché la tendenza stabile a fare ripicche e dispetti è velenosa per chi la coltiva, e dannosa per tutti

Chi non ha mai messo in atto, o non ha mai avuto la tentazione di mettere in atto una ripicca o un dispetto? Naturalmente è opportuno distinguere il caso della persona che in un’occasione specifica, in particolari condizioni e circostanze, quindi non abitualmente, abbia messo in atto un singolo comportamento dispettoso, dalla tendenza stabile e generalizzata, che alcuni individui presentano, a fare dispetti e mettere in atto ripicche: quest’ultima è una forma di aggressività, in cui chi agisce in modo “dispettoso”, è addirittura disposto a pagare un costo personale, pur di arrecare un danno all’altro. Gli esperimenti di Economia Comportamentale svolti con il Gioco dell’Ultimatum (Teoria dei giochi) possono aiutare a individuare alcuni dei meccanismi coinvolti: in un gioco a due, in cui un proponente ha la facoltà di decidere come suddividere del denaro tra sé e l’altro giocatore, si è visto che alcune persone preferiscono non ottenere nulla piuttosto che avere qualcosa, pur di far sì che neanche il proponente ottenga nulla: infatti, chi riceve l’offerta può scegliere se accettare o meno la proposta, ma sa che se rifiuta, nessuno otterrà nulla! È chiaro che in un’ottica “razionale” la risposta appropriata sarebbe accettare qualsiasi offerta diversa da zero, eppure alcuni giocatori (circa il 25%) preferiscono rifiutarla, cioè rinunciano ai soldi, pur di non farli ottenere al proponente.

Ma nella vita quotidiana, il livello di distruttività seminato da un atteggiamento volto stabilmente alla ripicca, può essere davvero elevato: pensiamo ai coniugi impegnati in battaglie legali nel corso di una separazione, e che mettono in atto comportamenti che si rivelano distruttivi non solo per l’odiato ex-coniuge, ma anche per sé; si può infatti arrivare a danneggiare i figli, e la propria relazione con loro, pur di colpire l’ex-. O coloro che intentano continuamente cause, con conseguenti perdite finanziarie, ma anche incredibili perdite di tempo ed energie, oltre all’inevitabile compromissione di relazioni interpersonali significative. Si possono purtroppo trovare molti esempi di comportamenti di questo tipo, che vanno da gravi azioni criminali, al cyberbulismo, ai dispetti “condominiali”, con il simpaticone di turno che rovescia scroscianti fiumi d’acqua al piano di sotto, certamente dannosi per chi li subisce, ma nocivi anche per le piante del “dispettoso”, oltreché inutilmente dispendiosi.

Perché la ripicca è dannosa per tutti? Perché certamente non risolve mai una controversia, anzi, la esaspera, facendo precipitare la relazione in un vortice di comportamenti aggressivi e sentimenti negativi, sia per il “carnefice” che per la “vittima”.

La tipica malevolenza di chi si comporta stabilmente in tal modo è stata definita “il parente losco dell’altruismo” (Smead & Forber, 2013). Ma che c’entra l’altruismo con la tendenza stabile a fare dispetti? In realtà entrambi implicano la disponibilità a pagare un prezzo affinché un altro ottenga qualcosa, solo che nell’altruismo il prezzo che si paga ha come scopo quello di conferire un beneficio a qualcun altro, mentre nella tendenza stabile a fare dispetti, le persone sono disposte a pagare un prezzo pur di arrecare un danno all’altro. Alcuni studi hanno dimostrato che le persone che presentano questo tratto in modo marcato e stabile, presentano anche ostilità, aggressività, mancanza di empatia, insensibilità, impulsività. Inoltre si è visto che chi è caratterizzato dalla disposizione stabile alla ripicca, sembra presentare in una certa misura alcuni tratti della cosiddetta “Triade oscura” (Paulhus & Williams, 2002): narcisismo, machiavellismo e psicopatia, caratterizzati da comportamenti cinici, insensibili, egoisti, privi di scrupoli morali.  Al contrario, coloro che sono stabilmente non-dispettosi presentano livelli elevati di empatia, scrupolosità, coscienziosità, capacità di vedere le cose dalla prospettiva altrui, intelligenza emotiva e amabilità.

Cosa conviene fare, allora se ci si imbatte in comportamenti di questo tipo? 1) Tenersi alla larga dai dispettosi, se possibile… 2) Difendersi, se il dispetto dell’altro rischia di farci danno, e se possiamo fare qualcosa per attenuarlo, ma senza mettere in atto ripicche: a cosa servirebbe? Solo a rinforzare e perpetuare un circolo vizioso di dispetti reciproci, e probabilmente a precipitare in una spirale di astio e sofferenza. 3) Non indugiare troppo a lungo nel ripensare al dispetto subìto, magari ripercorrendo mentalmente più e più volte l’episodio e ruminando incessantemente. 4) Coltivare il proprio benessere con attività “salutari” per noi, e investire le proprie energie nel perseguire obiettivi di vita per noi importanti e significativi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *