Predisposizione alla psicopatologia in base al genere
di Sonia Di Munno
curato da Barbara Basile
Diversi studi epidemiologici hanno mostrato che uomini e donne si differenziano nello sviluppo di specifici disturbi mentali. Mentre le donne sono più soggette allo sviluppo di psicopatologie di tipo “internalizzante”, come la depressione, l’ansia, la distimia, la fobia sociale, il disturbo d’ansia generalizzato, il disturbo da attacco di panico e la fobia specifica, gli uomini hanno maggiore rischio di sviluppare disturbi “esternalizzanti”, tra i quali il disturbo di personalità antisociale e la dipendenza da alcol e droghe. Quello che differenzia i due tipi di problematiche riguarda le modalità di attribuzione di causalità di eventi negativi: mentre nei disturbi internalizzanti l’individuo si ritiene di esserne la causa, nei problemi esternalizzanti le cause di tali eventi si attribuiscono agli altri o a fattori esterni.
I motivi della diversa distribuzione dei disturbi psichici non sono ancora noti, ma si ipotizza che alcuni di questi dipendano dalle diverse modalità di interpretazione degli eventi, dalle differenti strategie di fronteggiamento e da differenze biologiche, genetiche, sociali e demografiche.
Recentemente alcuni studiosi hanno cercato di capire se sia possibile spiegare e prevedere tramite un apposito modello queste differenze. Dalle ricerche è emerso che non è il genere specifico a predisporre tout court allo sviluppo di un certo disturbo, ma sarebbe la latente propensione a internalizzare o esternalizzare i problemi che rappresenta, invece, un fattore di rischio più importante. Ovvero, le donne prediligono un ragionamento che tende all’internalizzazione, mentre gli uomini utilizzano più modalità di pensiero esternalizzanti. Inoltre, poiché le donne sono più suscettibili e maggiormente in grado di prevedere l’effetto emotivo di eventuali eventi stressanti, rispetto agli uomini, si può pensare che questa caratteristica, accompagnata da una marcata propensione ad internalizzare, sia un fattore determinante nello sviluppo di queste differenze psicopatologiche tra i sessi. Un’altra differenza tra uomini e donne riguarda l’utilizzo del rimuginio (più alto nelle donne), come fattore predisponente per lo sviluppo di sintomi depressivi e ansiosi.
Sul piano dell’intervento terapeutico questi dati suggeriscono che, rispetto ad alcune problematiche di ansia o di depressione, sarebbe utile intervenire non solo sulle manifestazioni sintomatiche, ma anche sulla propensione personale a internalizzare. In un’ottica preventiva il sesso di appartenenza potrebbe indirizzare, nel caso della donna per esempio, verso il potenziamento della percezione di saper fronteggiare le situazioni avverse e verso la riduzione del rimuginio. Mentre negli uomini il focus si potrebbe incentrare sull’incentivare i comportamenti strutturati e razionali nella risoluzione dei problemi e diminuire i comportamenti distruttivi verso sé e/o gli altri.
Testi di riferimento
Eaton et al., 2012 An Invariant Dimensional Liability Model of Gender Differences in Mental Disorder Prevalence: Evidence From a National Sample. Journal of Abnormal Psychology, 121,1, 282–288.