di Katia Tenore
Dinamica dell’apparenza e dell’aggressività sui social network
La faccia, così come definita dal celebre sociologo Goffman, rappresenta l’immagine di sé delineata in termini di attributi sociali approvati. Durante le interazioni sociali, ogni attore presenta e rivendica una immagine di sé, una linea di condotta. Quando la faccia di un attore sociale è messa in discussione, si avviano “giochi di faccia”, che rappresentano gli sforzi verbali e non verbali che le persone mettono in atto in caso di conflitto e sfida.
Minacce al mantenimento di una “buona faccia”, come critiche e insulti, sfidano il valore relazionale del singolo e il suo desiderio di essere approvato: in caso di offesa, le persone si rivalgono, possono divenire aggressive e agire una ritorsione per ripristinare la propria “faccia”, danneggiando quella dell’offensore.
Uno studio di una giornalista americana ha dimostrato come l’esperienza e il riconoscimento cosciente di un dolore sociale sia la molla che spinge verso la rappresaglia, che è tesa a ristabilire il proprio onore sociale, sia quando la minaccia è rappresentata dalla critica sia dall’esclusione sociale.
Questa dinamica è osservabile anche nelle interazioni sociali che avvengono nei contesti dei social network. Il bisogno di regolamentare le difficili modalità comunicative ha prodotto il neologismo “netiquette”, il galateo di comportamento in rete.
Ma a quali bisogni risponde l’investimento di tempo e energie nei social network? E alla luce dell’ingravescente violenza verbale cui si assiste, perché le persone si espongono al rischio di una virtuale gogna sociale?
Per rispondere a queste domande bisogna osservare i profili (psicologici) degli utenti di Facebook.
Studi rivelano che le persone con alti livelli di estroversione, diversamente da quelle con bassi, utilizzano FB come uno strumento per le attività sociali e non come un’alternativa a esse. Inoltre, persone con elevato livello di nevroticismo giudicano come parte più attraente di FB la bacheca, mentre chi ha bassi livelli di nevroticismo preferisce le fotografie. Gli estroversi hanno più amici degli introversi che probabilmente presentano lo stesso stile comunicativo sia online sia offline. Le persone non timide hanno più amici su Facebook, rispetto ai timidi, anche se questi ultimi passano più tempo online.
In generale, gli utenti Facebook sono più narcisisti di chi non ha un profilo nel social network. Gli individui più narcisisti passano più tempo su Facebook e controllano spesso i loro profili, lo trovano allettante e lo usano con l’intenzione di suscitare attenzione dal pubblico.
Secondo i risultati di uno studio, la responsività degli amici agli aggiornamenti di stato mostra è minore quando il narcisismo si caratterizza per le componenti “sentirsi in diritto” e “manipolazione”. Le componenti “autorità” e “auto-sufficienza”, invece, non scoraggiano gli amici dei narcisisti a interagire con loro. Nel tempo, per le persone con elevati livelli di “sfruttamento”, i like diminuiscono. Il famoso fascino interpersonale dei narcisisti, dunque, non reggerebbe a lungo nel contesto di Facebook.
Alcuni ricercatori della Boston University hanno ipotizzato che l’uso di Facebook sia motivato da due bisogni primari: 1) quello di appartenenza; 2) quello della presentazione di sé. Fattori demografici e culturali contribuirebbero al bisogno di appartenenza, mentre fattori personologici contribuirebbero al bisogno di presentazione di sé.
Ciò che ancora resta da comprendere è se davvero Facebook e gli altri social network assolvano a tali bisogni.
Per approfondimenti:
Chen, G. M. (2015). Losing Face on Social Media: Threats to Positive Face Lead to an Indirect Effect on Retaliatory Aggression Through Negative Affect. Communication Research, 42(6), 819–838. http://doi.org/10.1177/0093650213510937
Choi, M., Panek, E. T., Nardis, Y., & Toma, C. L. (2015). When social media isn’t social: Friends’ responsiveness to narcissists on Facebook. Personality and Individual Differences, 77, 209–214. http://doi.org/10.1016/j.paid.2014.12.056
Hofmann, S. G., & Nadkarni, A. (2013). Who Do People Use Facebook? NIH Public Access, 52(3), 243–249. http://doi.org/10.1016/j.paid.2011.11.007.Why