di Mauro Giacomantonio
L’esclusione sociale provoca immancabilmente dolore, a prescindere da chi esclude. Se l’esperienza di esclusione è protratta nel tempo può provocare conseguenze molto serie
Troppo frequentemente, soprattutto negli Stati Uniti, si sente la notizia di una persona che, imbracciata un’arma, decide di entrare nella propria università o nel proprio luogo di lavoro per sparare a chiunque capiti a tiro. Cosa hanno in comune le persone che decidono di compiere azioni così gravi? In molti casi si tratta di individui che sono stati marginalizzati, membri periferici di una comunità che viene percepita, a torto o ragione, come escludente, ostracizzante e, infine, ostile.
È chiaro, quindi, che l’ostracismo e l’esclusione sociale sono fenomeni di cui la psicologia non può non occuparsi. La ricerca in questo campo ha prodotto, infatti, interessanti risultati, confermando la potenziale serietà delle conseguenze dell’ostracismo.
Innanzitutto, è stato chiaramente dimostrato che l’ostracismo ferisce in modo diretto e immediato. Con questo si intende che anche solo situazioni che somigliano lontanamente all’ostracismo a cui si può essere sottoposti nella vita vera sono sufficienti a provocare emozioni negative. Non solo: gli effetti negativi dell’ostracismo si riscontrano anche quando si è esclusi da persone che normalmente si detesta. Ad esempio, si è visto che gli afro-americani che venivano esclusi durante un gioco al computer esprimevano emozioni negative, anche quando credevano che ad averli esclusi fossero membri del Ku Klux Klan. Allo stesso modo, le persone si rattristavano anche quando guadagnavano soldi ogni volta che venivano escluse. Insomma, l’ostracismo causa dolore, come una caduta sull’asfalto, non importa che si cada a casa propria o di altri, che sia per gioco o per lavoro, che sia la prima volta o l’ennesima. L’associazione tra ostracismo e dolore non è metaforica ma letterale. Quando si viene esclusi, infatti, si attivano le stesse aree cerebrali associate al dolore fisico, e le medicine che si usano per gestire il dolore (paracetamolo) sono utili anche quando questo dolore deriva dall’esclusione sociale.
Perché fa così male? Cosa compromette l’esclusione sociale? È stato ripetutamente dimostrato che l’esclusione sociale incide negativamente su quattro grandi aree: riduce l’autostima, il senso di appartenenza, la percezione di controllo del mondo e la percezione che la vita abbia un senso. Alcuni ricercatori considerano queste quattro aree dei veri e propri bisogni, perché, quando minacciate, producono danni immediati per il benessere psicofisiologico dell’individuo. Però, come è ovvio, se si considera che almeno una volta tutti sono stati esclusi nella vita, non tutto è necessariamente e definitivamente compromesso dopo un episodio di ostracismo. Infatti, dopo una prima fase in cui inevitabilmente si avverte il “dolore” dell’esclusione, in una fase successiva gli individui sono in grado di organizzare una risposta. A volte semplicemente decidendo che non si ha interesse in chi esclude, altre volte cercando vendetta attraverso l’aggressività, altre volte ancora cercando di riguadagnare l’accettazione degli altri mettendo in atto comportamenti particolarmente desiderabili ai loro occhi. Per quanto alcune di queste strategie siano discutibili, queste aiutano le persone a ridurre le conseguenze negative dell’esclusione.
Va detto, però, che episodi persistenti e duraturi di esclusione come quelli che subiscono persone stigmatizzate e, forse, i protagonisti delle stragi che di tanto in tanto si leggono sui giornali, possono portare a conseguenze gravi, come un generale appiattimento emotivo che si accompagna a un profondo senso di impotenza e a una riduzione dell’autocontrollo. Quello a cui si assiste è una sorta di resa alle circostanze avverse. Quindi, sebbene un singolo episodio di ostracismo sia doloroso ma gestibile, l’ostracismo protratto nel tempo è un nemico pericoloso che non bisogna sottovalutare. Come gli abusi e i maltrattamenti fisici, l’ostracismo ripetuto può lasciare un segno, che però è meno evidente, che non può essere denunciato e che gli altri potrebbero non notare.