Con il termine pre-psicosi non si descrive necessariamente un quadro che precede la psicosi
Molti autori hanno descritto sotto il nome di “Bordeline”, casi frontiera con sviluppo atipico, una categoria di pazienti che presentano tratti di aspetto nevrotico o psicotico ma difficili da classificare.
I casi più gravi, secondo lo psichiatra danese Birte Høeg Brask, si confondono con le psicosi infantili conclamate. Hanno in comune, infatti, la fenomenologia che riflette una piscopatologia considerata l’espressione di uno sviluppo difettoso, che si manifesta in una fragilità dei rapporti con la realtà, in contatti poveri e “narcisisti” con gli altri, in disordini sottili del pensiero, in una immagine corporea limitata, in discordanza marcata tra capacità e prestazione intellettuale, e nell’affiorare di impulsi primitivi del comportamento o del pensiero.
Il concetto di pre-psicosi è difficile da delimitare. Secondo Lebiovici e Diatkine, il bambino psicotico non organizza o organizza male la realtà, egli sperimenta costanti sentimenti di estraneità e, successivamente, con la comparsa di stati di depersonalizzazione arriva ad una concezione quasi delirante, o del tutto delirante, del mondo esterno.
Nei pre-psicotici si osserva, invece, una scarsa elaborazione dei meccanismi di difesa e un forte investimento nei processi primari di scarica che spesso si traduce in uno squilibro della condotta. In questi bambini si rilevano fobie, manifestazioni di carattere ossessivo e, in quelli più impulsivi, disturbi del comportamento, comunque sempre riconducibili a una forma di ossessivizzazione del comportamento.
Ma come dicono gli autori, numerose schizofrenie dell’adulto sembrano essersi organizzate in condizioni completamente differenti da quelle dell’adolescente e non sempre si evidenziano incidenti pre-psicotici.
Bisognerebbe evitare, quindi, la confusione creata dal termine pre-psicotico, che è usato per evocare sia una organizzazione che precede la psicosi, sia una organizzazione fissa, sotto una forma sintomatologica particolare, in funzione delle sue proprie modalità di organizzazione.
In linea di massima, i casi descritti, benché si presentino come gravemente disturbanti, possono rispondere positivamente alla psicoterapia e talvolta in maniera estremamente rapida, come descritto da Masterson.
Infatti, una ulteriore dimostrazione della possibilità di distinguere in modo netto queste due forme, psicotica e pre-psicotica, è data dagli studi di Masterson che, occupandosi di adolescenti descrive i casi “borderline” dipingendo un quadro polimorfo, nel quale si trovano sintomatologie come ansia, disturbi psicopatici, reazioni antisociali, meccanismi impulsivi, ossessioni, fobie, sintomi che sono presenti in un certo momento o in un altro, associati in maniera varia e non specifica. Masterson ritiene che, pur avendo una compromissione seria alle funzioni dell’io, i pazienti possono adattarsi adeguatamente all’ambiente e che solo in casi di forti stress si possono presentare delle crisi psicotiche che non costituiscono, però, una schizofrenia nascente precoce.
Per approfondimenti:
R. Elestein, S. Kestenberg, M. Katan, B. Rank, M. Putnam, P. Male e A. Green, V. H. Brask, S. Lebovic e R. Dieatkine