Esperti della mente ossessiva si sono ritrovati a Grosseto per confrontarsi su esempi clinici, diagnosi e trattamento del DOC
Una giornata dedicata alla comprensione del disturbo ossessivo, organizzata dalle scuole di specializzazione dell’Associazione Italiana di Psicoterapia Cognitiva (AIPC), dell’Associazione di Psicologia Cognitiva (APC) e della Scuola di Psicoterapia Cognitiva (SPC): il convegno dal titolo “Comprendere e curare la mente ossessiva” si è tenuto a Grosseto il 17 febbraio scorso e ha visto la partecipazione di numerosi relatori esperti nel trattamento del Disturbo Ossessivo Compulsivo. Il titolo dell’evento è stato tratto dal volume “La mente ossessiva. Curare il disturbo ossessivo-compulsivo”, pubblicato di recente per Cortina editore e curato dal neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta Francesco Mancini.
Al tavolo dei relatori era presente Giuseppe Cardamone, direttore dell’Unità Operativa (UO) di Psichiatria e delle Unità Funzionali Salute Mentali Adulti (UFSMA) di area grossetana, che ha presentato e introdotto la giornata insieme a Andrea Gragnani, psicoterapeuta dell’APC. A fare da chair, Paolo Iazzetta, che è riuscito a fare da collante tra i vari interventi, dando utili spunti alla platea per riflettere sui contenuti che progressivamente emergevano dalle varie presentazioni.
Il convegno si è aperto con la relazione di Gragnani sull’identikit di una mente ossessiva: lo psicoterapeuta ha spiegato come si manifesta il disturbo, approfondendo alcune informazioni sull’esordio e il decorso, sui principali tipi di ossessioni e compulsioni, sulle diverse tipologie di DOC, il tutto accompagnato da esempi clinici che hanno reso le enunciazioni teoriche più accessibili, comprensibili e anche più divertenti. È seguito l’intervento di Donatella Marazziti, psichiatra esperta in Disturbo Ossessivo Compulsivo, che ne ha illustrato gli aspetti neurobiologici. La parola è passata, poi, a Francesco Mancini, che sa sempre catturare l’attenzione della platea per l’immediatezza e la semplicità con cui riesce a spiegare aspetti clinici anche molto complessi e argomentazioni teoriche sofisticate. Il focus dell’intervento era sugli scopi e sulle credenze determinanti la sintomatologia ossessiva. A illustrare le relazioni familiari dei pazienti ossessivi è intervenuto Angelo Maria Saliani, psicoterapeuta dell’APC, che ha descritto le tipiche trappole interpersonali in cui cadono individui affetti da DOC e le loro principali figure di riferimento, proponendo una soluzione terapeutica di stampo psicoeducativo.
Durante la seconda parte della giornata, la psicoterapeuta Cecilia Lombardo si è cimentata nel razionale e nella progettazione del piano terapeutico, presentando gli obiettivi del trattamento e le singole fasi dell’intervento in maniera minuziosa e molto tecnica, mantenendo, allo stesso tempo, una chiarezza espositiva che non ha mai fatto annoiare il pubblico presente in sala. A seguire, la psicoterapeuta Antonella Rainone, che con linearità e competenza si è soffermata sugli interventi di accettazione nel DOC, che mirano alla presa in atto, da parte del paziente, dell’inevitabilità della colpa, così da favorire uno stop alle attività preventive e una sorta di dictum interno che recita più o meno così: “La colpa esiste ed è accettabile”. Dell’intervento cognitivo comportamentale in età evolutiva si è occupato Giuseppe Romano, psicoterapeuta dell’APC, che, con padronanza e capacità, ha conferito una nota di leggerezza all’ultima parte della giornata.
Ha concluso l’evento Marco Saettoni, che ha avuto il non semplice compito di illustrare una possibile e auspicabile integrazione tra la terapia cognitivo comportamentale e farmacologica nel DOC. Lo psicoterapeuta ha saputo far appassionare e interessare anche i colleghi non farmacologi, coniugando con precisione ed equilibrio aspetti e significati spesso erroneamente attribuiti a due mondi differenti e separati: quello psicologico e quello psichiatrico.