Imagery rescripting: efficace rispetto a cosa?

di Alessandra Mancini

Il confronto tra interventi di Imagery rescripting e ristrutturazione cognitiva

Le tecniche di immaginazione o Imagery sono state impiegate in terapia cognitivo comportamentale (TCC) principalmente nell’ambito dell’esposizione con prevenzione della risposta. Solo di recente è stato introdotto l’uso sistematico del rescripting, ovvero la possibilità di apportare cambiamenti positivi nel copione del proprio ricordo traumatico o immagine intrusiva. Ad esempio, Anke Ehlers e David Clark, professori di psicopatologia sperimentale e direttori dell’Oxford Centre for Anxiety Disorders and Trauma, hanno integrato l’Imagery rescripting (ImRs) in un protocollo di TCC per il trattamento del disturbo postraumatico da stress, ottenendo risultati molto promettenti. Gli autori fanno riferimento al caso di una donna vittima di stupro. La donna identificava, come momento peggiore del proprio ricordo del trauma, quello in cui il suo assalitore, girandola, le aveva detto che era brutta. Da quel momento in poi, lei aveva cominciato a sentirsi scarsamente attraente e a ricercare rapporti sessuali occasionali per autoconvincersi del contrario. Il protocollo sviluppato ha inizialmente previsto l’utilizzo del dialogo socratico per identificare valutazioni alternative dell’accaduto, ad esempio che lo stupratore l’avesse identificata proprio in virtù del fatto che era attraente e che il suo commento derivava dal fatto che era incapace di eccitarsi sessualmente senza umiliare le sue vittime. In una fase successiva, la paziente ha potuto introdurre la nuova interpretazione all’interno del ricordo traumatico, rispondendo assertivamente allo stupratore.

La brillante sintesi pragmatica del protocollo clinico messo a punto dagli anglosassoni prevede, dunque, a differenza di altri approcci all’ImRs, che il rescripting venga preparato con un intervento di “ristrutturazione cognitiva” (RC). Tale ristrutturazione implica il cambiamento dei significati del ricordo traumatico e della rappresentazione di sé ad esso associata, ovvero gli stessi meccanismi che si ipotizza siano implicati nell’ImRs senza ristrutturazione cognitiva. Pertanto, ImRs e RC potrebbero essere due mezzi diversi per arrivare allo stesso fine.

Un confronto diretto tra ImRs e RC è stato effettuato nel caso della fobia sociale dalle ricercatrici Alice Norton e Maree Abbott, dell’Università di Sidney. In uno studio recente, 60 partecipanti con fobia sociale sono stati casualmente assegnati a tre gruppi con trattamenti diversi: ImRs, RC e un gruppo di controllo senza intervento cognitivo. Il compito dei partecipanti era quello di parlare in pubblico e di rispondere a questionari sui sintomi e sul proprio stato cognitivo e affettivo prima e dopo la sessione dell’intervento clinico assegnato e durante un follow-up. I risultati hanno mostrato una sostanziale equivalenza dei due trattamenti rispetto alla sintomatologia e alla valutazione della minacciosità del compito. Tuttavia, solo la RC ha portato a una riduzione delle credenze negative circa sé stessi, della paura di una valutazione negativa altrui e dei sintomi depressivi, ma non della probabilità stimata di fare una brutta figura; mentre la ImRs ha mostrato una riduzione maggiore del disagio e della pervasività delle immagini negative di sé legate al compito. La scarsa riduzione delle credenze negative circa sé stessi mostrata dai partecipanti trattati con ImRs suggerisce che in atto vi siano meccanismi diversi rispetto a quelli alla base della RC che, osservano gli autori, potrebbero riguardare appunto la “classica” differenza tra pensiero verbale e per immagini.

Come giustamente suggerito da Arnoud Arntz, professore di psicopatologia sperimentale in Olanda, sarebbe interessante comparare direttamente l’efficacia della ImRs da sola con quella della RC e quella di protocolli che integrano le due tecniche in disegni sperimentali con tre gruppi.

Per approfondimenti:

Sulla ristrutturazione cognitiva si può consultare l’articolo al link: /2017/03/21/riscrivere-i-ricordi-reinterpretare-se-stessi/

Arntz A. (2012). Imagery Rescripting as a Therapeutic Technique: Review of Clinical Trials, Basic Studies and Research Agenda. Journal of Experimental Psychopathology 3(2):189-208.

Ehlers, A., Clark, D. M., Hackmann, A., McManus, F., & Fennell, M. (2005). Cognitive therapy for posttraumatic stress disorder: Development and evaluation. Behaviour Research and Therapy, 43, 413–431. http://dx.doi.org/10.1016/j.brat.2004.03.006

Norton, A.R., & Abbott, M.J. (2016). – The efficacy of imagery rescripting compared to cognitive restructuring for social anxiety disorder. Journal of Anxiety Disorders, 40,18–28.

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