Cosa c’è di peggio di un mondo controllato da nemici potenti e malvagi? Un mondo fuori controllo. Ecco perché
Vi siete mai chiesti cosa siano quelle strane scie che gli aerei lasciano nel cielo? Sapete se esiste davvero un brevetto per alimentare le automobili con l’acqua e, se esiste, perché si continuano a usare carburanti costosi e inquinanti derivati dal petrolio? I vaccini o i farmaci antitumorali sono utili o dannosi per la salute?
Non è difficile riconoscere in queste domande il riferimento ad alcuni esempi di teorie attualmente piuttosto diffuse, accomunate dalla tesi che alcuni eventi siano il risultato di un disegno segreto e malevolo perpetrato da un’entità oscura e potente. Un’altra caratteristica comune è la resistenza di queste teorie alla falsificazione, vale a dire che, sebbene gli indizi a favore siano minori e più deboli di quelli contrari, le teorie stesse tendono a sopravvivere e a prosperare (in barba alle regole della conoscenza scientifica).
Uno degli aspetti più affascinanti di questo fenomeno è che mostra come il funzionamento della mente sia fondamentalmente lo stesso nelle persone “normali” e nelle persone con disturbi mentali più gravi.
Ma cosa rende queste teorie così seducenti anche per le persone “normali”?
Esiste una vasta letteratura scientifica a sostegno dell’idea che gli esseri umani siano motivati ad avere la percezione di poter controllare gli eventi. Di conseguenza, quando le circostanze ci pongono dinanzi a una riduzione di tale sensazione, la nostra mente pone in atto delle strategie (spesso automatiche e inconsapevoli) di compensazione: una prima strategia consiste nell’incrementare la percezione (anche illusoria) della propria efficacia e capacità di controllare gli eventi; una seconda strategia consiste nell’aumentare la fiducia nell’intervento di entità superiori benevole (una divinità, un leader carismatico, ecc.).
Esiste una terza strategia, identificata di recente e forse meno intuitiva: di fronte a situazioni che ci fanno sentire di non avere il controllo, tenderemo a rappresentarci il mondo come un posto strutturato secondo regole e principi semplici. Quest’ultima strategia è quella che consente di spiegare il successo delle teorie complottiste. Lo scrittore e fumettista Alan Moore illustra efficacemente in cosa consista il fascino delle teorie complottiste: “La cosa principale che ho capito sulle teorie della cospirazione è che alcune persone ci credono perché è più rassicurante. La verità è che il mondo è caotico. La verità è che non c’è una cospirazione di banchieri ebrei, né degli alieni grigi, né dei rettiloidi provenienti da un’altra dimensione ad avere il controllo. La verità è assai più spaventosa: nessuno ha il controllo. Il mondo è una nave senza timone”.
La ricerca scientifica conferma proprio questa illuminante intuizione. In un esperimento, è stato sufficiente porre alcuni partecipanti in uno stato mentale di diminuita percezione del proprio controllo (invitandoli a rievocare episodi della loro vita in cui non avevano avuto controllo sugli eventi occorsi loro) per ottenere che valutassero più convincenti alcune teorie del complotto. Al contrario, i partecipanti che rievocavano episodi della loro vita in cui avevano saputo gestire gli eventi, erano meno propensi a dare credito alle medesime teorie. In un altro esperimento, ad alcuni partecipanti venivano illustrati una serie di disastri naturali, mentre ad altri venivano presentati eventi negativi più “controllabili”. Successivamente, veniva chiesto a tutti i partecipanti di individuare un loro nemico e dire quanto fosse potente; ebbene, i partecipanti che avevano assistito agli eventi incontrollabili valutavano in media i loro nemici personali come più potenti.
In sintesi, si può ipotizzare che le numerose teorie complottiste siano così diffuse perché ci rammentano un problema scottante, quello dei limiti umani nella possibilità di mantenere saldo il timone della propria esistenza in un mondo governato dal caos. Ma, allo stesso tempo, ci offre una soluzione, sebbene parziale: quando le cose non vanno come vorremmo, è già qualcosa se il mondo continua ad avere un senso e a bordo di una “nave senza nocchiere in gran tempesta”, è già qualcosa se almeno individuiamo un timoniere, pure se è malevolo e ci porterà fuori rotta.
Per approfondimenti:
Landau MJ, Kay AC, Whitson JA (2015): “Compensatory Control and the Appeal of a Structured World”. Psychological Bullettin, 141(3):694-722. Online First Publication, February 16, 2015. http://dx.doi.org/10.1037/a0038703.
“The mindscape of Alan Moore” – 2003