di Katia Tenore
Nomofobia o sindrome da disconnessione: quando la ricerca di connessione è un modo per disconnettersi dall’ambiente
La nomofobia è definita come “il disagio o l’ansia causati dall’indisponibilità del cellulare, del personal computer (PC) o di ogni altro dispositivo per comunicazioni virtuali”. L’etimologia deriva da “nomo” che è l’abbreviazione di “no mobile”, a cui i ricercatori anglofoni si riferiscono per definire il timore di non essere raggiungibili al cellulare.
Le caratteristiche di nomofobia sono:
- l’uso regolare e considerevole di uno smartphone, il possedere uno o più dispositivi e portare sempre con sé un caricabatteria;
- sperimentare ansia al pensiero di perdere il cellulare o nelle situazioni in cui non può essere utilizzato perché lontano o per assenza di rete, per batteria scarica, a causa di assenza di traffico dati disponibile per internet;
- evitare i luoghi e le situazioni nelle quali l’uso del dispositivo è vietato, come su alcuni mezzi pubblici, teatri e aeroporti;
- guardare in continuazione lo screen del telefono (“ringxiety”) per controllare se ci sono chiamate o messaggi ricevuti;
- tenere acceso il cellulare 24 ore al giorno, dormire con il cellulare a letto;
- avere poche interazioni faccia a faccia perché causano disagio e preferire la comunicazione tramite le nuove tecnologie;
- incorrere in debiti per l’uso della rete o per l’acquisto dello smartphone.
Sebbene lo stato emotivo e il suffisso “fobia” rimandino a una condizione di paura, la nomofobia non presenta i criteri per soddisfare la definizione di fobia specifica. Si tratta, infatti, di una condizione caratterizzata dall’assenza di un elemento (cellulare o PC) e non dalla presenza di un oggetto o di situazioni specifiche, elemento caratteristico della fobia.
Secondo alcuni studiosi, il fenomeno sarebbe meglio inquadrabile in termini di dipendenza, quadro cinico con il quale la nomofobia condivide alcuni sintomi quali il ritiro, l’irritabilità, l’ansia. La dipendenza da internet correla con diversi disturbi, come abuso di sostanze, disturbo dell’umore, disturbi d’ansia, disturbi di personalità.
Una ricerca del 2015 ha mostrato che gli adolescenti utilizzano in media il telefono per 300 minuti al giorno e un’altra afferma che gli utenti inviano circa 109.5 messaggi di testo e che controllano il cellulare circa 60 volte al giorno.
Uno studio, in particolare, ha osservato cosa accade, in termini di ansia, heart rate e pressione sanguigna, quando le persone sono separate dal proprio cellulare. Dalla ricerca, che fa riferimento all’Extended Self Theory di Belk, emerge che le persone che posseggono uno smartphone e ne vengono allontanate presentano un abbassamento del senso di sé. In termini di performance, inoltre, se durante lo svolgimento di un compito si sente squillare il proprio telefono e si è impossibilitati a rispondere, si attiva il sistema aversivo (aumento dell’heart rate e della valutazione di spiacevolezza) e vi è un declino della performance cognitiva. Ciò che è interessante è che l’ansia che deriva dal non essere in grado di rispondere predice la scarsa performance, a differenza dell’urgenza di rispondere.
In definitiva, la nomofobia potrebbe essere una reazione ad altri fattori stressanti e lo smartphone potrebbe costituire un elemento di regolazione emotiva, cioè un modo per trovare sollievo dallo stress. Quindi, non è tanto lo smartphone, a essere la causa della dipendenza, ma lo sono il social reward e la distrazione che essi forniscono dai fattori che generano sofferenza.
I sintomi si manifestano quando la distrazione viene rimossa e i fattori stressanti ricompaiono. Ciò calza con la definizione di strategia di “evitamento”, che rappresenta una negazione o un ritiro in risposta a un evento, generalmente associato con un distress psicologico. Sembrerebbe, dunque, che l’uso dello smartphone rappresenti un modo per fronteggiare i fattori stressanti dell’esistenza.
Per approfondimenti:
Bragazzi, N. L., & Del Puente, G. (2014). A proposal for including nomophobia in the new DSM-V. Psychology Research and Behavior Management, 7, 155–160.
Clayton, R. B., Leshner, G., & Almond, A. (2015). The extended iSelf: the impact of iPhone separation on cognition, emotion, and physiology. Journal of Computer‐ Mediated Communication, 20(2), 119-135.
King, A. L. S., Valença, A. M., Silva, A. C., Sancassiani, F., Machado, S., & Nardi, A. E. (2014). “Nomophobia”: Impact of cell phone use interfering with symptoms and emotions of individuals with panic disorder compared with a control group . Clinical Practice and Epidemiology in Mental Health : CP & EMH, 10, 28–35.
Tran, D (2016). NOMOPHOBIA AND SMART-PHONE ADDICTION Classifying Nomophobia as Smart-Phone Addiction Disorder University of California. UC Merced Undergraduate Research Journal, 9(1) :http://escholarship.org/uc/item/0pq332g4