di Giulia Panarelli
Come insegnare ai figli che nelle relazioni si può litigare ma che è possibile farlo in maniera costruttiva e rispettando l’altro
È convinzione comune e frequente che sia sbagliato litigare davanti ai figli. Film e pubblicità la rafforzano, rappresentando mondi felici in cui papà e mamma sorridono sempre, mangiano mentre chiacchierano allegramente e tutti insieme sono seduti a tavole imbandite. Non si deve piangere, non ci si deve arrabbiare, altrimenti chissà quali traumi vivono i figli.
In questo articolo si vuole parlare di tutte quelle situazioni in cui avvengono litigi “normali”, sporadici, che avvengono in ogni coppia e che sono scaturiti da incomprensioni, provocazioni, critiche, routine e stress. Situazioni che, invece, non riguardano (è importante sottolinearlo) quelle famiglie dove regna la paura a causa di aggressioni fisiche o verbali: in questi casi, l’esperienza è sicuramente traumatica per i figli con conseguenze psicologiche serie.
Tornando ai contesti familiari in cui non avvengono atti violenti, è sicuramente preferibile che i genitori non litighino davanti ai figli. Ma se succede, non è un dramma irreparabile!
Come si può pensare di non litigare mai? Di non farsi mai vedere arrabbiati o tristi?
La maggior parte delle volte, i genitori si colpevolizzano, ma la lite va vista come qualcosa che può succedere: le persone litigano e quindi anche mamma e papà.
Ma se accade, cosa fare?
L’importante è non minimizzare quanto accaduto facendo finta che non sia successo o che non sia importante. Inoltre, se non è possibile evitare la lite, rassicurare i figli e insegnare la riparazione ossia che si litiga ma poi “si fa la pace”. Si insegna ai bambini la famosa filastrocca “Mannaggia al diavoletto che ci ha fatto litigare!”, ma bisogna far vedere ai figli che anche i genitori sanno fare la pace, chiarendo i rispettivi punti di vista. Un grande insegnamento spesso sottovalutato e che, invece, può aiutare i figli quando saranno adulti nelle relazioni sentimentali: si litiga, si ripara, ci si ama ancora; si comunica che esiste la rabbia, che la si può gestire ed esprimere, superando l’eventuale paura dell’abbandono o del giudizio negativo dell’altro. Si comunica ai figli che nelle relazioni si può litigare ma che è possibile farlo in maniera costruttiva e rispettando l’altro.
Discussioni accese davanti ai figli andrebbero evitate, ma anche conflitti irrisolti, musi lunghi, silenzi, battute sarcastiche, porte che sbattono, movimenti scattosi. Questi comportamenti non passano inosservati dai figli e minano in egual modo la loro serenità.
Il problema è che in queste situazioni emerge la diffusa incapacità di esprimere e gestire la propria rabbia. Lo si insegna ai bambini ma spesso si ha molta difficoltà a contenere gli scatti d’ira derivati da frustrazioni, insoddisfazioni e inesperienza o inefficacia nell’affermare i propri bisogni all’interno della coppia.
Se ha toni alti, il litigio va evitato e se riguarda problemi di coppia o di educazione dei figli, va gestito altrove, fuori di casa o comunque in modo che i figli non sentano: spesso i bambini non comprendono cosa stia accadendo e in loro può sorgere la paura che i genitori si possano separare o che possa essere colpa loro.
È importante rassicurarli rispetto al fatto che incomprensioni o divergenze siano normali nelle relazioni, fornire loro spiegazioni di quanto accaduto, chiedere “scusa” al partner e anche ai figli.
Non è corretto, invece, entrare nei dettagli, cercare alleati, parlare male dell’altro, anche se si è convinti di aver ragione: sentire un giudizio negativo su un genitore è molto doloroso.
Litigare davanti ai figli pensando che “tanto è piccolo, non capisce!” è un errore, perché sin dall’età prescolare il bambino può non capire bene i contenuti e i motivi del litigio, ma percepisce che c’è qualcosa che non va tra mamma e papà: se dovesse assistere, quindi, va confortato e rassicurato anche se è molto piccolo.
Non bisogna, dunque, né reprimere la rabbia né farsi travolgere da essa: se si litiga davanti ai figli si può insegnare che si può arrivare a un chiarimento e volersi bene come prima.
Per approfondimenti:
Coppola De Vanna A., Senti che urla! Quando i genitori litigano, La Meridiana