“Ansia o Paura? Non me ne parlare!”

di Rocco Luca Cimmino

Somiglianze e differenze tra le due emozioni di allarme: l’importanza di conoscerle per imparare a gestirle

Seppur sorelle, in quanto emozioni di allarme, l’ansia e la paura non sono sempre distinguibili e, nell’esperienza comune, sono ritenute temute e temibili. “Dottore, per stare bene non devo più provare ansia né paura!”, “Provare ansia è da deboli”: non è insolito, imbattersi in queste aspettative e considerazioni che la dicono lunga su ciò che gravita intorno alla conoscenza di esperienze emozionali che caratterizzano e accompagnano l’esistenza di ogni individuo. Paura e ansia, infatti, tenderebbero a porsi come qualcosa da evitare poiché collassate, dal senso comune, all’interno della categoria di emozioni negative e cattive, come demoni da tenere lontani. Eppure, in quanto emozioni, entrambe rivestono un importante ruolo funzionale e adattivo. Non a caso la paura, ad esempio, accomuna la specie umana a quella animale, segnalando ad entrambe un pericolo e preparandole a mettersi in salvo. Se non fosse per la paura, le gazzelle finirebbero in pasto ai leoni in un attimo senza neppur provare a reagire, ma fortunatamente, per animali e uomini, la paura agisce da sentinella sorvegliando gli scopi più importanti, come quelli legati alla sopravvivenza fisica. La paura è una sorta di bodyguard che ispeziona e perlustra l’ambiente e attiva l’organismo in risposta a una minaccia percepita, così da determinare una reazione di attacco o di fuga che veste  l’organismo di allerta. È esperienza comune, infatti, l’aumentato tono muscolare atto a garantire risposte comportamentali scattanti e ben funzionanti, il cuore che pompa più rapidamente insieme alla frequenza respiratoria accelerata, per garantire un maggior apporto di ossigeno ai tessuti, e l’attenzione dirottata verso la fonte di minaccia e pericolo. Tutto il resto, infatti, passa in secondo piano se a farne le spese è la propria pelle.

E l’ansia? È la sorella più evoluta della paura. Le due, infatti, si somigliano. Innanzitutto, sono accomunate dal fatto di essere attivate dallo stesso scopo. Nel caso della paura, le reazioni sono più intense, l’attivazione si innalza repentinamente  ma è episodica e termina all’allontanamento del pericolo; l’ansia, invece, ha un inizio e una fine meno netti, è meno intensa e si caratterizza da un aumentato stato di vigilanza. Le due “sorelle” assumono caratteristiche differenti più marcate in relazione alla consistenza della minaccia. Dinanzi a una minaccia più definita scende in campo la paura; a minaccia più indefinita con conseguente incertezza e attesa, invece, risponde l’ansia. Per intenderci, dinanzi al ruggito di un leone si avrà paura; all’avvicinarsi dell’esame universitario si prova ansia. Nel primo caso, si è spaventati da qualcosa di reale. L’ansia, invece, si scatena quando si effettuano previsioni negative e catastrofiche su eventi percepiti come importanti o pericolosi: l’ansia è generata spesso dalle valutazioni che si effettuano su un determinato evento, dalle previsioni su quello che potrà accadere in futuro, al prossimo esame, ad esempio. Nell’ansia, il carattere indefinito della minaccia, inteso come compromissione di uno scopo, è tale per una serie di motivi tra cui: 1) l’ambiguità degli eventi; 2) il carattere astratto e simbolico degli scopi. Rispetto al primo punto, infatti, basti pensare che il raggiungimento degli scopi è tutt’altro che chiaro e distinto e, cambiando in complessità e rapidità, rende difficile la definizione di minacce chiare e definite. Un altro motivo che tiene conto dell’indefinitezza della minaccia nell’ansia si rifà al carattere simbolico e astratto degli scopi che vanno oltre la sopravvivenza e la riproduzione. Si consideri, ad esempio, quanto è vaga e oscura la minaccia all’autostima.
Tirando le somme, se la paura affronta un pericolo immediato, l’ansia ha a che fare con la preoccupazione sulla verificabilità di un evento futuro.
Nell’ansia, lo scopo minacciato è meno evidente, non immediato, tanto che può capitare di sentirsi ansiosi senza comprenderne il motivo. Questo è uno dei motivi per cui l’ansia contraddistingue la specie umana differenziandola da quella animale.
Se si contempla un lungo lasso di tempo futuro, le minacce da poter immaginare saranno copiose. La situazione cambia, invece, nel caso di un animale. Può essere la gazzella preoccupata all’idea di invecchiare?
Quando le emozioni trascendono e travalicano la propria funzione adattiva, tanto da divenire difficili da gestire in maniera autonoma e appropriata, ci si rivolge a un psicoterapeuta che fornisce gli strumenti adeguati per affrontarla nel modo più funzionale possibile.

Per approfondimenti:

Lorenzini, R. “Cos’è l’ansia, a cosa serve e dove si trova nella normalità nei disturbi d’ansia e negli altri disturbi” in (a cura di S. Sassaroli, R. Lorenzini, G.M. Ruggiero) “Psicoterapia cognitiva dell’ansia Rimuginio, controllo ed evitamento” Milano, Raffaello Cortina Editore, 2006, 3-20.

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