Che cos’è il Default Mode Network?

di Simone Migliore

Il metodo di studio innovativo dei neuroscienziati per comprendere la complessità dei processi cognitivi

Sei seduto in poltrona, stanco dopo una lunga giornata di lavoro, vuoi riposarti, inizi a pensare a cosa cucinerai per cena, a quanto lasciato in sospeso a lavoro, alla vacanza da programmare e alla macchina da portare all’autolavaggio.

In questi pochi minuti il tuo cervello continua a lavorare, attivando dei circuiti cerebrali specifici, di default, tipici di questi momenti durante i quali non stiamo compiendo un’azione specifica o non siamo coinvolti in un compito particolare.

Tali circuiti cerebrali attivi di default sono tipici, appunto, dei momenti in cui non si è focalizzati sul mondo esterno e non si sta compiendo un’azione, ma piuttosto caratterizzano circostanze in cui si è svegli e si sta pensando a noi stessi, a eventi del passato o si sta pianificando il futuro.

Ecco che il Default Mode Network (DMN) può corrispondere a un’attività di introspezione o al pensiero autoreferenziale o ancora “al sognare ad occhi aperti”.

Il DMN è un network che coinvolge l’attivazione di numerose regioni corticali e sottocorticali. Tra queste, le principali sono: la corteccia cingolata posteriore, la corteccia prefrontale (mediale e dorso-laterale), la giunzione temporo-parietale, il giro angolare e la corteccia temporale (laterale e anteriore).

Quali sono le sue principali funzioni?

Sembrerebbero essere essenzialmente tre:

funge da base neurobiologica del sé (ad esempio: ricordi di eventi, stati emotivi e comportamentali della propria vita);

consente di rappresentare la mente altrui (ad esempio: comprendere stati emotivi ed entrare in empatia con altre persone, scegliere cosa è giusto e sbagliato);

permette di pensare al futuro (ad esempio: rappresentarsi eventi che accadranno in futuro).

Alterazioni a carico del DMN sono state osservate in numerose patologie, tra le quali l’autismo, la schizofrenia, il disturbo da stress post-traumatico e la demenza di Alzheimer.

Questa metodologia di studio può essere un ulteriore strumento di approfondimento di molteplici processi neurobiologici sottostanti numerosi processi cognitivi e differenti patologie.

Per approfondimenti:

Buckner RL, Andrews-Hanna JR, Schacter DL. The Brain’s Default Network: Anatomy, Function, and Relevance to Disease. 2008; Annals of the New York Academy of Sciences 1124 (1): 1–38.

Zhang S, Li CS; Li. Functional connectivity mapping of the human precuneus by resting state fMRI. 2012; NeuroImage 59 (4): 3548–3562.

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