Disturbo ossessivo-compulsivo e sogni

di Brunetto De Sanctis

Quale legame intercorre fra il DOC e l’attività onirica

“Oh mio Dio, l’ho sognato! Non pensavo che potesse accadere… Se l’ho sognato allora vuol dire che è vero!”.
L’esempio di affermazione sopra riportato è una ricostruzione di un evento tipico che può accadere di sentire quando si lavora con pazienti ossessivi. Nel comprendere il legame tra attività onirica e Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) e, nello specifico, nell’esaminare cosa può influenzare l’attività del sognare in persone con DOC, è importante fare riferimento a un lavoro di Schredl e Engelhardt pubblicato nel 2001, in cui viene elaborata l’“ipotesi della continuità”. Secondo questa teoria, le esperienze della vita quotidiana (eventi, emozioni, sensazioni, ecc.) tendono a riflettersi nei nostri sogni. Sarà capitato a molti, ad esempio, nel periodo universitario, durante la preparazione di un esame particolarmente impegnativo, di aver sognato durante la notte di ritrovarsi a ripetere argomenti o di essere nella sessione di esame. Ciò viene spiegato dalla teoria della continuità come un passaggio di informazioni mentali elaborate in una certa quantità, ripetitività che avviene dal quotidiano fino al sogno. Gli stessi autori hanno anche analizzato questa teoria in persone che soffrivano di disturbi psichiatrici e hanno messo in evidenza come la gravità della sintomatologia presentata sia un importante fattore nel passaggio tra i pensieri patologici del giorno al sogno di questi durante la notte.
Kuelz e colleghi hanno analizzato i sogni in un gruppo di persone con diagnosi di Disturbo Ossessivo Compulsivo che stavano effettuando una terapia cognitivo-comportamentale, rilevando che all’inizio del trattamento il contenuto dei sogni era corrispondente con il contenuto delle ossessioni e delle compulsioni, in linea con l’ipotesi della continuità di Schredl e Engelhardt. Man mano che si andava avanti con l’esposizione e prevenzione della risposta, però, insieme all’intensità dei sogni diminuivano sia i temi ossessivi sia i temi compulsivi (le linee guida internazionali sul trattamento del DOC sottolineano come quando si è di fronte a una sintomatologia di tipo lieve o moderato la terapia cognitiva debba essere la prima forma di trattamento da utilizzare, soprattutto per l’applicazione della Esposizione con prevenzione della risposta).
È importante, quindi, considerare che le persone con un importante livello di intensità della patologia ossessivo-compulsiva si ritrovino per molto tempo, durante la giornata, a elaborare temi ossessivi e a effettuare azioni che hanno l’obiettivo di gestire tali temi.  Può accadere, inoltre, che, come sostenuto nella teoria dell’ipotesi della continuità, vi sia un passaggio delle tematiche ossessive nei sogni, creando ulteriori sofferenze nella persona. Tuttavia, come messo in luce da Kuelz e colleghi, la terapia cognitivo-comportamentale, con l’esposizione e prevenzione della risposta, riesce non solo a gestire la sintomatologia ossessiva ma anche a diminuire i sogni ad essa correlati, portando a un calo della sofferenza sia nelle attività giornaliere sia nell’attività onirica.

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