“Ho perso una persona cara, come mi sento?”

di Emanuela Pidri

Psicoterapia del lutto come trauma che comporta psicopatologia

Nei decenni successivi a Freud, è stato osservato come il lutto presenti delle fasi fisiologiche In tutte le persone. Bowlby ne ha identificato quattro: fase di disperazione acuta, caratterizzata da stordimento e protesta; fase d’intenso desiderio e di ricerca della persona deceduta; fase di disorganizzazione e di disperazione, nella quale la realtà della perdita comincia a essere accettata; fase di riorganizzazione, durante la quale gli aspetti acuti del dolore cominciano a ridursi e la persona ritorna alla vita. Le ricerche di Bowlby hanno permesso di rilevare come molte persone rimangano bloccate in un lutto per anni, sviluppando disturbi psicologici. Non è assolutamente facile predire quali lutti saranno complicati e quali no. I fattori predisponenti possono essere: caratteristiche del soggetto (sesso, attaccamento insicuro, traumi infantili come abusi o abbandoni, storia di depressione o di altri disturbi psichiatrici); scarsa resilienza e mancanza di supporto sociale; relazione col defunto (rapporto molto stretto o dipendenza emotiva, assistenza al defunto prima della morte); circostanze della morte (improvvise, inattese, violente, premature o dovute a suicidio/omicidio o a seguito di malattie protratte, complicate, sofferte); conseguenze della morte (venir meno di un sostentamento economico, problematiche testamentarie). Prima di poter parlare di lutto complicato o patologico, dovrebbero essere trascorsi almeno sei mesi, se non un anno, dalla morte della persona cara, sperimentando: nostalgia del defunto e sofferenza nel desiderio insoddisfatto di rivederlo; sconcerto, turbamento o sgomento; amarezza o rabbia al pensiero della perdita; insensibilità emotiva; sensazione che la propria vita sia ormai priva di significato; incapacità di fidarsi degli altri; difficoltà a riprendere la propria vita; incertezza sul proprio ruolo nella vita o ridotta percezione della propria soggettività. Le persone affette da lutto complicato, tendono a ripetersi spesso pensieri negativi (“non ce la faccio più”, “se mi sento così è perché ho un problema”) e rimuginano a lungo sulle cause della morte o sulla ricerca di un modo nel quale avrebbero potuto evitarla. Al contrario, chi evita di pensare al dolore che sta vivendo può, come per altri traumi, sperimentare: intrusioni che nel disturbo da stress post traumatico (PTSD) si riferiscono al trauma, mentre nel lutto complicato sono essenzialmente ricordi legati alla persona scomparsa, che si presentano alla mente in maniera improvvisa, provocando reazioni di paura; senso di impotenza; evitamento che riguarda situazioni e luoghi ritenuti pericolosi per il PTSD, forti sentimenti di perdita della persona cara per il lutto complicato. Come per il trattamento del PTSD, la terapia cognitiva comportamentale del lutto complicato, prevede la progressiva esposizione a ricordi legati alla persona cara nell’ottica di trasformarli in una risorsa anziché in un carico doloroso da portare. Essa, inoltre, ha l’obiettivo di ristrutturare le convinzioni patogene circa la morte e la propria capacità di affrontarla, comprendere e ridurre emozioni inespresse avvertite come molto forti (rabbia, colpa, impotenza, disperazione, vuoto, inadeguatezza), aiutare le persone a riattivarsi dal punto di vista comportamentale. Il terapeuta dovrà: non relativizzare la perdita con affermazioni del tipo “andrà tutto bene, so come ti senti ” ma riconoscere e accettare il sentimento di inconsolabilità; dare alla persona lo spazio per poter manifestare i propri bisogni, pensieri ed emozioni; offrire assistenza pratica ma lasciare che la persona decida da sé, aumentando il senso di autoefficacia. Aiutare una persona in lutto può essere molto faticoso e spesso si corre il rischio di diventare insofferenti o rabbiosi verso la persona che continua a soffrire. Fondamentale è la consapevolezza e accettazione che la morte è l’unico aspetto della vita che accomuna tutti gli uomini, a cui nessuno può fuggire.

Per approfondimenti:

Bonanno GA, Neria Y, Mancini A, Coifman KG, Litz B, Insel B. Is there more to complicated grief than depression and posttraumaticstress disorder? A test of incremental validity. J Abnorm Psychol 2007; 116: 342-51.
Bowlby J. Costruzione e rottura dei legami affettivi. Milano: Raffaello Cortina Editore, 1982.
Freud S. Trauer und Melancholie. Tr. it. “Lutto e Melanconia”, 1915. In: Opere. Vol. 8. Torino: Bollati Boringhieri, 1989.
Lombardo L, Lai C, Morelli E, Bellizzi F, Ciccolini M, Penco I. Rischio di lutto complicato in familiari di pazienti oncologici in fase terminale: uno studio di screening. Rivista Italiana di Cure Palliative 2007; 4: 28-34.

Mancini AD, Bonanno GA. The persistence of attachment: complicated grief, threat, and reaction times to the deceased’s name. J Affect Disord 2012; 139: 256-63.

Onofrio A.,  La Rosa C. Il lutto. Psicoterapia cognitivo-evoluzionista e EMDR. Roma: Edizioni Giovanni Fioriti Editore, 2015.

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