di Elisabetta Lombardo
Il modello metacognitivo del disturbo da stress post-traumatico
Il modello metacognitivo del Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD) si basa sull’assunto che, in seguito a un trauma, l’istinto di sopravvivenza porti alla formazione di un piano metacognitivo che sia in grado di guidare i pensieri e le azioni future nel caso si presentino potenziali minacce. La formazione di questi piani è influenzata dalle reazioni di allarme e di “arousal” (attivazione e reattività del sistema nervoso in risposta a stimoli interni o esterni) eccessive e dalla simulazione mentale di possibili alternative nello svolgimento degli eventi. Questo processo di adattamento si attiva in modo automatico a causa delle intrusioni e, quando si completa effettivamente, i sintomi si placano. Il processo, però, può essere perturbato dagli stili di pensiero e dalle strategie di “coping” (meccanismi psicologici adattivi) disfunzionali che possono mantenere il disturbo. La Sindrome Cognitiva-Attentiva (Cognitive Attentional Syndrome o CAS), vale a dire lo stile di pensiero “dannoso” per cui emozioni e valutazioni negative – come tristezza, ansia, paura, sensazione di essere un fallimento, ecc. – non hanno carattere isolato e limitato nel tempo ma hanno un effetto tale per cui le persone rimangono “incastrate” nella spirale del disturbo in modo durevole, interferisce con il ripristino dei normali processi di elaborazione cognitiva, in base ai quali l’ambiente viene percepito come privo di minacce. Le credenze metacognitive che attivano la CAS portano a interpretare negativamente i sintomi, influenzando gli stili attentivi e accrescendo la percezione di pericoli e comportamenti di coping maladattivi: questo non permette ai processi cognitivi di tornare a uno stato di normalità. La CAS determina una fissazione dell’elaborazione cognitiva su temi di pericolo, denominata “blocco traumatico”, i pensieri si soffermano sull’evento traumatico, sulla prevenzione di situazioni percepite come pericolose e sull’interpretazione negativa dei sintomi. Si sviluppa un’ipersensibilità agli eventuali pericoli, si accentuano le manifestazioni ansiose e si rafforzano i piani metacognitivi volti a individuare le minacce. La Sindrome Cognitiva-Attentiva è composta da metacredenze positive e negative. Un esempio di credenza positiva è che sia necessario preoccuparsi per essere preparati al futuro, uno di credenza negativa è che i pensieri intrusivi siano il segno di un danno psicologico irreparabile: le credenze, da sole o in combinazione tra loro, influenzano lo stile di elaborazione cognitivo. Il trauma provoca una reazione di stress, che include iperarousal, pensieri intrusivi, reazioni di allarme esagerate e di orientamento attentivo. Questo porta a selezionare e rafforzare le metacognizioni riguardo al controllo del pensiero e all’uso di strategie di coping. Quando le intrusioni si presentano sotto forma di immagini, la persona fantastica di gestire l’evento in maniera diversa, anche tale simulazione ha probabilmente un valore adattivo che aiuta a costruire degli schemi che possono rivelarsi utili nel futuro in caso si ripresenti una minaccia. Quando le credenze metacognitive incoraggiano l’uso della ruminazione, rimuginio, monitoraggio della minaccia, soppressione del pensiero, evitamento o continua lettura allarmistica dei sintomi, la percezione di minaccia diventa stabile mantenendo l’ansia. Nel rimuginio e ruminazione vengono impegnate preziose risorse attentive che potrebbero essere impiegate in modo più funzionale. Il contenuto negativo del rimuginio e della ruminazione contribuisce a mantenere l’ansia e le emozioni negative, aumentando la probabilità di comparsa di pensieri intrusivi legati ad esse. Il monitoraggio della minaccia fa sì che la persona si concentri sulla selezione di eventuali pericoli nell’ambiente, accrescendo il senso di minaccia incombente. Altre strategie di coping, come l’evitamento e la dissociazione, non consentono una visione realistica dell’ambiente, cosicché la persona continua a sovrastimare il pericolo.
Per approfondimenti:
Adrian Wells: Terapia Metacognitiva dei Disturbi d’Ansia e della Depressione. Eclipsi 2012