Genitore = primo regolatore emotivo del bambino

di Ilaria Martelli Venturi

Come gli indici espressivi degli adulti influiscono sulla gestione delle emozioni dei piccoli

Uno dei compiti più difficili per un bambino piccolo è riuscire a gestire gli stati fisici e le emozioni e a controllare e regolare il proprio comportamento. Lo sviluppo di un adeguato livello di autoregolazione è fondamentale per creare le basi per lo sviluppo di un’ampia varietà di funzioni. Infatti, la capacità di autoregolazione, consente di affrontare adeguatamente compiti sociali e cognitivi, di adattarsi positivamente ai cambiamenti e di fronteggiare con padronanza le difficoltà.

Sebbene questo tipo di abilità continui a svilupparsi fino all’età adulta, è nei primi anni di vita che avvengono cambiamenti particolarmente importanti ed è il genitore ad avere un ruolo fondamentale affinché i processi regolatori possano svilupparsi e maturare in modo adeguato, favorendo il passaggio dalla regolazione emotiva diadica all’autoregolazione.

Già a due mesi i bambini sono in grado di discriminare le espressioni facciali prodotte dagli adulti e di attribuirgli uno stato emotivo, sono capaci di imitare le espressioni dell’adulto e, soprattutto, di regolare la propria risposta emotiva sulla base degli indici espressivi forniti dal genitore. Infatti, tali competenze, per potersi sviluppare in maniera compiuta ed equilibrata, necessitano della presenza di un genitore sensibile e responsivo quindi capace di: interpretare i segnali del bambino in maniera corretta e reagire ai suoi bisogni in modo adeguato, modulare prima di tutto le proprie reazioni emotive, avere un atteggiamento fermo ma anche disponibile a livello affettivo, favorire la curiosità e l’esplorazione del bambino verso l’ambiente esterno per il raggiungimento di una piena autonomia.

Diverse ricerche dimostrano come il bambino, a tre-quattro mesi, si dimostri estremamente sensibile ai cambiamenti dell’espressività materna, modificando a sua volta le proprie modalità comunicative. Uno dei primi esperimenti ideati per dimostrare come il bambino regoli il proprio comportamento in base alle reazioni del genitore è l’esperimento del “precipizio visivo”, nel quale un bambino in grado di gattonare viene messo su un pavimento di plexiglas con sotto un dislivello chiaramente visibile, mentre la madre guarda il bambino dal lato opposto del “precipizio”. Per una parte dell’esperimento si chiede alla madre di mostrare un’espressione ansiosa e preoccupata, nell’altra, invece, le si chiede di rimanere allegra e sicura. I risultati mostrano che i bambini guardano sistematicamente la madre prima di decidere se attraversare carponi il plexiglas per raggiungerla e la loro decisione è collegata direttamente all’espressione emotiva mostrata dalla madre. Quando i bambini vedono il volto della madre preoccupato, limitano o bloccano l’esplorazione rimanendo immobili o indietreggiando, mentre quando il volto della madre è allegro e rassicurante, esplorano l’ambiente attraversando il plexiglas per raggiungerla.

Appare evidente che il genitore rappresenta il primo e più importante “regolatore emotivo del bambino”, quindi è di fondamentale importanza che si senta sicuro e capace di regolare le proprie emozioni in modo adeguato. Ogni genitore si porta dietro il bagaglio della propria storia personale, che può influenzare le proprie risposte emotive e il proprio comportamento nei riguardi del figlio. I genitori che interpretano i segnali del figlio in base ai loro “stati interni” generano confusione nel bambino, che avrà difficoltà a differenziare tra ciò che prova veramente e ciò che “gli dicono di provare”: una volta diventato adulto, questo si tradurrà in difficoltà nel gestire le proprie emozioni, i confini tra sé e gli altri e le relazioni interpersonali.

 

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