Dormire con i genitori è positivo per lo sviluppo psicofisico del bambino? Fino a quale età si può fare?
Le difficoltà di addormentamento e i risvegli notturni dei bambini mettono a dura prova i genitori che, sempre più stanchi, si interrogano sul da farsi e credono sempre meno nelle loro competenze genitoriali.
Il “co-sleeping” (dormire insieme) ha diverse modalità in base alle ore di permanenza per notte, alla stabilità nel tempo, allo spazio condiviso e al periodo di vita.
Nei primi giorni di vita e nei mesi successivi, dormire nel lettone può avere degli effetti benefici sullo sviluppo del bambino: contribuisce alla regolazione delle funzioni biologiche del figlio, regolarizza il battito cardiaco, la respirazione, la temperatura corporea, aumenta le difese immunitarie, migliora il sonno, aumenta il senso di protezione e sicurezza, la produzione di ormoni. Durante il periodo dell’allattamento non è sbagliato farlo poiché il bambino ha bisogno del contatto fisico.
Nel primo anno possono insorgere sia difficoltà nell’addormentamento che risvegli frequenti le cui cause possono essere dovute al sistema nervoso ancora immaturo, al reflusso grastroesofageo, alle coliche o alla dentizione. Questo periodo di sonno disturbato o incostante può durare fino ai quattro anni circa e i genitori riferiscono molto frequentemente che, per evitare di alzarsi in continuazione, ospitano i figli nel lettone. Diventa un problema quando la richiesta di venire nel lettone capita quasi o tutte le notti e dura fino alla preadolescenza, a scapito anche della vita di coppia. Per cambiare questa abitudine è opportuno intervenire subito, valutando con accuratezza la fascia di età e la tipologia di insonnia, che può manifestarsi con difficoltà di addormentamento e rilassamento, resistenza ad andare a letto, incubi ricorrenti, risvegli frequenti ma può anche essere legata ad aspetti psicologici, paure del buio, dei mostri o dei ladri, ansie e preoccupazioni per la scuola o per problemi familiari. È necessaria, quindi, una valutazione medica del pediatra che possa distinguere e rilevare le cause.
Se non esistono cause mediche, come convincere il bambino a dormire nel suo letto? Bisogna assolutamente evitare imposizioni e bruschi rifiuti e, per disinnescare le abitudini, si deve rendere il distacco sicuro e graduale, con pazienza, dolcezza, calma e fermezza. Per far crescere l’autonomia dei figli e far sì che riescano a dormire da soli, è necessario che abbiano il loro spazio: un lettino solo per sé o, meglio ancora, una cameretta. Perché imparino a rilassarsi e autoconsolarsi, va insegnato fin da piccoli il rituale della buonanotte da ripetere ogni sera: rallentare i ritmi magari già prima di cena, fare il bagnetto, non fare giochi stimolanti dopo cena, abbassare le luci e le voci, lavarsi i denti, mettere il pigiamino, leggere una favola o un libro a letto, scambiare qualche chiacchiera che può rilassare i bambini, fare carezze, dare un peluche, una bambola oppure una copertina. Questi oggetti, detti “transazionali”, permetteranno al bambino di imparare ad autoconsolarsi. Finito il rituale, il genitore può uscire dalla stanza, anche prima che il bambino si addormenti: questo facilita l’emergere di gesti autoconsolatori, come la suzione del dito o del ciuccio, che insegneranno al bambino che per dormire non serve la presenza fissa di una figura di riferimento. Se il bambino durante la notte chiama o piange, bisogna attendere un momento per verificare che il bambino riesca a calmarsi e a riaddormentarsi. Si può predisporre una poltrona o un cuscino vicino al lettino così che si possa restare lì accanto comodi aspettando che si tranquillizzi.
Se emergono specifiche ansie e paure, se sono avvenuti cambiamenti particolari nel contesto familiare o di vita, se ci sono malattie o malesseri generali, potete cedere e accoglierlo nel lettone, offrire il vostro conforto e la vostra presenza.
Un teorema valido per tutti, come sempre, non esiste: ogni genitore deve modularsi rispetto alle necessità proprie e di quelle dei figli, ma dormire ognuno nel proprio letto fa bene alla salute fisica e soprattutto psicologica e si raggiungerà un equilibrio di cui potrà godere tutta la famiglia e la coppia genitoriale. Se volete intraprendere questo distacco, fatelo gradualmente, senza imposizioni o secchi rifiuti. E se non riuscite a distaccarvi e persistono le richieste si può chiedere l’aiuto di un terapeuta.
Per approfondimenti
Bortolotti Alessandra E se poi prende il vizio? Il Leone verde editore.
Devoto Alessandra Dormire come un bambino. Come aiutare lo sviluppo naturale del sonno dei vostri bambini, San Paolo.
Letardi Sara Il mio bambino non mi dorme, Bonomi Editore.
Mc kenna James Di notte con tuo figlio , Il Leone verde editore.
Patrizi C., Semeraro V., Bilotta E., Salvi E., Isola L., Relazioni tra abitudini legate al sonno e psicopatologie dello spettro internalizzante in bambini in età scolare: uno studio correlazionale. Quaderni di Psicoterapia Cognitiva, n. 34/2014 . Franco Angeli