Noi e gli altri… che fatica!

di Antonella D’Innocenzo

Quando i timori ostacolano le relazioni e il benessere psicologico

Le relazioni con gli altri possono diventare una grande fonte di stress nelle nostre vite. La famiglia, gli amici, l’ambiente di lavoro e, più in generale l’ambiente sociale in cui viviamo, costituiscono un ambito importante della nostra esistenza; se le relazioni sono soddisfacenti, ci riteniamo noi stessi, soddisfatti, appagati, felici. Ci sono situazioni però in cui le relazioni (sociali, affettive, lavorative, familiari) per vari motivi, suscitano ed innescano sentimenti di frustrazione, sottomissione, rabbia, delusione. Ci si può sentire incompresi, non supportati, esclusi, rifiutati, aggrediti, sfruttati, manipolati. Può accadere che si mettano in atto comportamenti volti ad esprimere la propria rabbia per essere riconosciuti, per riacquisire la percezione di controllo, di superiorità o semplicemente per ottenere ciò che si desidera, oppure che i propri bisogni, desideri, motivazioni vengano messi in secondo piano e ci si annulli per soddisfare le esigenze di chi ci circonda, allo scopo di evitare conflitti, essere apprezzati, essere amati.

Così, essere in contatto o comunicare con gli altri può rappresentare uno stato di minaccia e scatenare emozioni e reazioni comportamentali di attacco o di fuga che compromettono il raggiungimento di scopi per noi importanti, come quello di costruire e mantenere relazioni significative, di ottenere quello che si vuole e di cui si ha bisogno, di mantenere il rispetto per se stessi.

Quali possono essere i fattori che impediscono una buona efficacia interpersonale?

La mancanza di abilità necessarie a comunicare in modo efficace: non si sa cosa dire o come comportarsi; la difficoltà a decidere: si possiedono della abilità ma non si riesce a decidere cosa si vuole veramente (chiedere troppo oppure non chiedere nulla; dire “no”a tutto oppure accettare ogni cosa); la presenza nella mente di pensieri negativi durante le interazione ( “non gli piacerò; cercherà di litigare con me”; “sono una persona cattiva”; “non me lo merito”; “non lo farò bene”; “sono un fallito”); lo sperimentare emozioni molto intense ( collera, paura, vergogna, tristezza) che ostacolano la capacità di compiere azioni efficaci; le caratteristiche del contesto ambientale: le altre persone sono troppo percepite troppo forti (nonostante gli sforzi), oppure possono avere qualche motivo per non gradire che si ottenga quello che si desidera, o ancora non vogliono dare ciò di cui si ha bisogno a patto che non venga sacrificato il rispetto per se stessi.

Molto spesso esiste una reciproca responsabilità, tra noi e gli altri (affinchè gli eventi si sviluppino in queste direzioni), nel colludere con determinate dinamiche o addirittura nell’innescarle.

Cosa si può fare per fronteggiare e migliorare queste modalità comportamentali?

Un primo passo può essere rappresentato dal coltivare la consapevolezza, al fine di aiutarci a notare l’origine dello stress interpersonale e a modificare le risposte abituali poco utili al nostro benessere.

Essa, applicata all’osservazione della natura delle nostre relazioni, può diventare una lente d’ingrandimento rispetto all’origine, alla durata, all’intensità e alle conseguenze di certe azioni e reazioni, sia nostre che dei nostri interlocutori. Aprirsi all’osservazione può consentire ai meccanismi cristallizzati di iniziare a modificarsi, lasciando spazio all’apertura e all’accoglimento e alla disponibilità di cambiare ciò che è in nostro potere.

Inoltre, un allenamento alle abilità di efficacia interpersonale permette di sviluppare o potenziare quello che manca nel proprio repertorio comportamentale al fine di raggiungere gli obiettivi desiderati.

Per approfondimenti:

Mindfulness insieme. Coltivare la consapevolezza con se stessi, in coppia e sul lavoro, Maria Beatrice Toro, Stefano Serafinelli, Le Comete, Francoangeli, 2017

DBT Skills Training Manual, Second Edition, modulo di efficacia interpersonale, Marcha M. Linehan, Cortina Editore, 2015

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