Il 10 Ottobre, in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, si è tenuta a Roma una conferenza sul Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) dedicata alla cittadinanza, organizzata dalla Scuola di Psicoterapia Cognitiva di Roma (SPC) e patrocinato dalla SITCC Lazio.
Massimi esperti sul disturbo, della Scuola di Psicoterapia Cognitiva, ne hanno chiarito i meccanismi di funzionamento, i fattori di vulnerabilità e sviluppo, i cicli interpersonali di mantenimento e le linee di trattamento cognitivo comportamentale.
L’intervento introduttivo del Dott. Francesco Mancini ha approfondito i meccanismi di funzionamento della mente ossessiva, le caratteristiche dei pensieri ossessivi e delle compulsioni per arrivare alla tesi secondo cui i rituali del DOC avrebbero lo scopo di prevenire o annullare una colpa associata ad un elevato senso di responsabilità. Da parte del pubblico si manifesta l’interesse sul ruolo dell’ansia nel DOC, sulla comorbilità con disturbi psicotici, sul trattamento farmacologico.
La Dott.ssa Stefania Fadda ha poi delucidato i bias e le caratteristiche delle funzioni esecutive nel DOC, ad esempio specificando come i tanto temuti deficit di memoria in chi soffre di questo disturbo non siano realistici ma piuttosto sarebbero l’esito di un’eccessiva ripetizione di un’azione. Ancora, le sensazioni di disorientamento e offuscamento percettivo sarebbero determinate da una fissazione attentiva prolungata nel tempo, questo meccanismo spiegherebbe ad esempio anche l’effetto della fissazione sui pensieri ossessivi che può generare un senso di distacco dalla realtà.
Il Dott. Giuseppe Romano ha specificato lo stato mentale che spiega i comportamenti compulsivi e i cicli di mantenimento del disturbo. Ha spiegato il modello di funzionamento del DOC secondo cui a partire da uno stimolo considerato minaccioso si genera un pensiero intrusivo (“Oddio saró contaminato?”) che determina l’attivazione di una serie di tentativi di soluzione (compulsioni); oltre a ciò vi sarebbero una serie di valutazioni negative che il DOC compie riguardo al proprio disturbo, che motivano i tentativi di soluzione secondari (rassicurazioni, ruminazione, ulteriori controlli) che non fanno che esacerbare la sintomatologia.
Il Dott. Marco Saettoni ha ben descritto le teorie neurobiologiche secondo cui nei DOC vi sarebbe un’alterazione del sistema di trasmissione serotoninergico. Sulla base di tale teoria ha motivato l’utilizzo di alcuni farmaci che agiscono su questo specifico sistema. È stato ben descritto come l’efficacia dei farmaci nell’agire sui sintomi sarebbe del 10%, diversamente la loro efficacia quando associati alla psicoterapia cognitiva comportamentale sarebbe del 60%. Alcuni farmaci agirebbero nello specifico riducendo il significato e l’importanza attribuita ai pensieri intrusivi consentendo un distanziamento da tali pensieri e favorendo il lavoro psicoterapeutico. Il pubblico ha mostrato interesse rispetto all’utilità degli ansiolitici per trattare il DOC, ma il Dott. Saettoni ne ha sconsigliato l’utilizzo sia per gli effetti aspecifici sia per quelli collaterali.
La Dott.ssa Barbara Basile ha poi trattato i fattori di vulnerabilità del DOC, in particolare ha focalizzato l’intervento su alcuni stili genitoriali che caratterizzano i ricordi infantili dei pazienti. Per esempio, da una parte vi sono genitori ipercritici, disprezzanti, o colpevolizzanti e dall’altra parte un bambino che sviluppa una sensibilità alla colpa e/o un eccessivo senso di responsabilità rispetto al minimo errore. L’argomento ha suscitato notevole interesse nella platea che ha partecipato con diverse domande riguardo alle cause che scatenano lo sviluppo del disturbo. Con stupore del pubblico, è stata sottolineata la scarsa incidenza della predisposizione genetica ma è stato sottolineato sia l’effetto dell’ambiente sia degli schemi cognitivi e degli stili attribuzionali che il paziente si forma nel corso delle esperienze di vita. Inoltre è stato specificato come l’insorgenza del disturbo si osservi maggiormente in età infantile, mentre l’esordio tardivo (nei giovani adulti) può essere caratterizzato da eventi critici fortemente responsabilizzanti (come ad esempio diventare genitore). In questi casi comunque il decorso del disturbo sembra essere meno continuo rispetto a quando l’esordio avviene durante l’infanzia, e le manifestazioni sintomatiche possono incrementare in alcuni periodi e ridursi in altri.
La Dott.ssa Teresa Cosentino ha descritto gli obiettivi su cui verte l’intervento cognitivo comportamentale che gli psicoterapeuti della SPC hanno sviluppato per il DOC, che in parte prevede la ristrutturazione cognitiva delle credenze, per esempio riguardo alla probabilità che ciò che teme accada, o sul controllo dei pensieri. Ciò che però sembra essere centrale in questo intervento è l’obiettivo di ridurre il senso di responsabilità portando il paziente ad accettare di più il rischio di sentirsi in colpa.
Riguardo al senso di colpa, la Dott.ssa Katia Tenore ha descritto alcune tecniche per la riduzione della sensibilità alla colpa, alcune delle quali prevedono, attraverso l’immaginazione, la riscrittura di episodi passati in cui il paziente ha sperimentato il senso di colpa in modo da consentirgli di dare interpretazioni alternative meno colpevolizzanti. Tali tecniche sono state studiate sperimentalmente e risultano efficaci nel ridurre la sintomatologia del DOC.
Infine, il Dott. Angelo Saliani ha descritto i cicli interpersonali che si innescano tra il Doc e i suoi familiari. Ciò che accade è che i comportamenti che il paziente mette in atto possono suscitare diverse reazioni nei cari che gli vivono accanto. Per esempio rabbia e tentativi di opposizione ai rituali che tuttavia alimentano l’ansia e il disagio del DOC, oppure possono passivamente o attivamente mantenere i rituali aiutandolo e favorendo le compulsioni o i comportamenti di evitamento. In linea con ciò il trattamento del disturbo prevede anche il sostegno ai familiari, che si focalizza su un addestramento sui comportamenti da adottare e quelli da evitare quando si ha a che fare con un familiare che soffre si questo disturbo.
Il grande interesse riscontrato da parte del pubblico denota l’importanza di tale iniziativa nel sensibilizzare sul tema e nell’accogliere i bisogni di persone che soffrono di questo invalidante disturbo.
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